C'è chi paga per giocare. Per Tommasi: "Fa del male al nostro calcio"

12.02.2018 01:15 di Sebastian Donzella Twitter:    vedi letture
C'è chi paga per giocare. Per Tommasi: "Fa del male al nostro calcio"
TMW/TuttoC.com
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Pagare per giocare? Nel calcio italiano sembra essere un fenomeno diffuso, compresa anche la Serie C. Almeno stando a sentire l'inchiesta realizzata da Luca Sgarbi su "Non è l'Arena", programma condotto da Massimo Giletti su LA7. Nella puntata di questa sera, un ex giocatore di Lega Pro, Vincenzo Consolo, ha mostrato la trappola tesa a un procuratore e dirigente nostrano per poter giocare con sicurezza. Il risultato? 20-25mila di sponsorizzazione per trovare un ingaggio in Ungheria, Portogallo o in Italia. Più precisamente in terza serie, come ha rivelato Giletti nel corso della puntata. A intervenire anche Damiano Tommasi, presidente dell'Assocalciatori, che ha commentato così l'accaduto: "Il fenomeno fa male al sistema, vanno in campo giocatori che non meritano, a danno del livello del nostro campionato. Inoltre la formazione dei nostri giovani subisce un rallentamento. Il fenomeno non si limita alla Lega Pro e ai professionisti, purtroppo. Anche alcuni genitori lo fanno. Come consigliere federale credo che la FIGC debba stringere i paletti di ingresso di dirigenti e società e far sì che il sistema accolga imprenditori e allenatori seri, il nostro calcio è in difficoltà: il Modena è stata esclusa dal campionato, il Vicenza è fallito a campionato in corso, l'anno scorso con la Maceratese e in altri club ci sono stati altri problemi simili. Non so cosa si imputi al presidente dell'AIC se giocatori e dirigenti pagano e si fanno pagare. Il sistema esiste, dobbiamo fare in modo di combatterlo per far vincere la meritocrazia".

Tommasi ha ricordato poi la sua mancata elezione a presidente della FIGC: "La mia candidatura a presidente? Non volevamo appoggiare nessuno, eventuali accordi erano solo sulla mia presidenza. Non per comandare ma per prendersi le proprie responsabilità".

In chiusura anche un passaggio sul suo inizio di carriera: "Ai miei tempi, da ragazzino, ho avuto la fortuna che l'allora responsabile del settore giovanile mi ha invitato a trovare un procuratore, dandomi un suo consiglio tra chi mi aveva incontrato. Poi la mia carriera è stata abbastanza lineare, non avevo bisogno di qualcuno che mi trovasse squadra fortunatamente. Non è una bella immagine quella odierna, c'è da insistere sulle norme. Bisogna anche rendere merito a chi lavora bene".