BENE, BRAVO, BIS. ENNESIMO PLEBISCITO PER GRAVINA. RIVOLUZIONE, RIFORME, INNOVAZIONI LE PAROLE D'ORDINE. MA ORA SERVONO FATTI CONCRETI O SI RISCHIA DI NAUFRAGARE. I NODI DA SCIOGLIERE RESTANO TANTI E IL TEMPO È TIRANNO

01.12.2017 00:00 di  Tommaso Maschio   vedi letture
BENE, BRAVO, BIS. ENNESIMO PLEBISCITO PER GRAVINA. RIVOLUZIONE, RIFORME, INNOVAZIONI LE PAROLE D'ORDINE. MA ORA SERVONO FATTI CONCRETI O SI RISCHIA DI NAUFRAGARE. I NODI DA SCIOGLIERE RESTANO TANTI E IL TEMPO È TIRANNO
TMW/TuttoC.com

Premetto di sapere che l'argomento non è dei più interessanti, anzi probabilmente per i non addetti ai lavori, per i semplici tifosi e appassionati di calcio, ciò che riguarda la “politica del calcio” è una noia mortale, forse anche una “cagata pazzesca” di fantozziana memoria. Ma, volente o nolente, è da questa che dipende il gioco del pallone e in certe circostanze non se ne può fare a meno di parlarne. Detto questo, andiamo a cominciare:

Nella giornata appena trascorsa la Lega Pro (o Serie C che dir si voglia) ha confermato all'unanimità il mandato al presidente Gabriele Gravina che aveva rimesso il proprio mandato dopo aver tracciato il bilancio del 2017. Un attestato di stima, un plebiscito che permetterà a Gravina di andare avanti coi progetti di rinnovamento e innovazione presentandosi in Consiglio Federale con ancora più forza e credibilità per portare avanti quella rivoluzione che tutti chiedono dopo le ultime vicende che hanno travolto la Federcalcio, ma che al momento sono in stand by a causa dell'impasse in cui si trova la Lega A e, fino a poco tempo addietro, si trovava la Lega B. Tutti i dirigenti della terza serie professionistica del nostro calcio hanno ribadito che solo Gravina può portare avanti quel processo necessario affinché il calcio italiano rinasca e la Serie C torni a essere centrale nello sviluppo di calciatori e progetti, testimoniando come in questi due anni l'attuale presidente abbia portato avanti con serietà questo tentativo di rivoluzione, culturale e non solo, trovando però poche sponde nelle Leghe delle serie superiori.

Verrebbe da dire: “Bene, Bravo, Bis”. Dico verrebbe se non fosse che ora è il momento di premere sull'acceleratore, approfittare del momento e dare concretezza all'azione riformatrice perché come si dice il tempo è tiranno e ci sono molte situazioni da sistemare, molti nodi da sciogliere affinché la Serie C non sprofondi ulteriormente diventando ancor più marginale nel sistema. A partire dal risolvere il problema venutosi a creare nel Girone B con la radiazione del Modena che ha lasciato un campionato ancora più monco di come non fosse nato, visto che non si sono trovate le 60 squadre previste dal regolamento e ci si è accontentati di 57 senza la forza (per colpe non esclusivamente da attribuire alla governance della Lega Pro) di operare quel taglio al numero del club che sembra essere sempre più impellente, di cui si discute ormai da anni senza mai arrivare al dunque. Tornando al Girone B c'è un calendario che prevede due squadre che riposano a ogni turno (anziché una) e che in tanti vorrebbero riscrivere, ma che probabilmente resterà invariato scontentando alcuni più degli altri, c'è da decidere una nuova formula per i play out e se saranno comunque due le retrocesse, per un totale di sei, oppure una sola, per un totale di cinque. C'è poi da ripensare ai criteri di iscrizione visto che sempre più squadre sembrano camminare sul filo del rasoio fra difficoltà e cambi di proprietà in corso. Un altro caso Modena non sarebbe sopportabile per una serie che ha visto negli ultimi anni sparire molte società incapaci di far fronte a spese ingenti a fronte di introiti non all'altezza dell'importanza del torneo. C'è poi da capire come favorire la crescita dei giovani, possibilmente senza regolamenti che rischiano di tagliare fuori, perché considerati troppo vecchi, giocatori di 23-24 anni e come gestire, un domani, l'avvento delle squadre B delle grandi che toglieranno, giocoforza, spazio a molte compagni che attualmente militano in Serie C. Questi sono solo alcuni dei temi su cui bisognerà discutere e trovare soluzioni perché la carne al fuoco è tanta, davvero tanta, e non bisogna correre il rischio di bruciarla.

Per questo il giudizio sull'operato di Gravina, nonostante le lodi che arrivano da dirigenti e addetti ai lavorato, va quindi tenuto in sospeso in attesa che tutti, o quantomeno la maggior parte, dei progetti esposti in questo biennio vengano realizzati, che dalla Serie C parta concretamente un moto di rivoluzione del calcio italiano che possa riportarlo ai fasti di un tempo. Se Gravina riuscirà in tutto ciò sarà giusto tributargli tutti gli onori del caso, congratularsi con lui e lodarlo, altrimenti bisognerà fare un'analisi precisa, neutrale e obiettiva di meriti e demeriti della sua presidenza ed essere capaci di criticarlo anche duramente se necessario.