C’ERA SCRITTO “FORZA LUCA”. LA BATTAGLIA CONTRO GLI STRISCIONI PARTE DI UNA GUERRA DI INCIVILTÀ. UN VOLTO NON PROVOCA NESSUNO

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
07.02.2018 00:00 di Ivan Cardia   vedi letture
C’ERA SCRITTO “FORZA LUCA”. LA BATTAGLIA CONTRO GLI STRISCIONI PARTE DI UNA GUERRA DI INCIVILTÀ. UN VOLTO NON PROVOCA NESSUNO
TMW/TuttoC.com

C’era scritto “Forza Luca”. Niente di più, eppure quello striscione è stato respinto. Luca, per chi non lo sapesse, è Luca Fanesi, un tifoso della Sambenedettese. Prima di tutto, verrebbe da dire, un cittadino italiano. Finito in coma, poi per fortuna fuori pericolo, dopo Vicenza-Samb del 6 novembre scorso. Per le botte dei poliziotti, assicurano i testimoni. “Per percosse da altra-altre persone”, recita testuale il referto del 118.

Qualche mese fa scrivevo della vicenda legata a Federico Aldrovandi, ma di striscioni rifiutati c’è ancora da trattare. In quel caso, parlavo dell’illogico rifiuto di uno striscione con il volto di un ragazzo morto per responsabilità di alcuni poliziotti. Lì, almeno, ci sono delle sentenze a confermarlo. Qui non sappiamo ancora con certezza cosa sia accaduto, e per certi versi neanche importa. Perché in fin dei conti su quello striscione c’era scritto solo “Forza Luca”. Niente di più. Se la faccia di Aldrovandi è considerata provocatoria, se uno striscione con un messaggio di vicinanza è considerato provocatorio, allora c’è qualcuno troppo suscettibile. E, lo ripeto, forse con un po’ di coda di paglia. 

Per certi versi, mi pare assurdo doverne scrivere ancora. Personalmente, sono molto lontano dall’ideologia ultras. Penso che i tifosi siano indispensabili al calcio, ma non capisco perché debbano organizzarsi in un certo modo e non condivido una purtroppo diffusa attiguità con ambienti criminali. Ma, ancora, non è questo il punto. Perché siamo qui a parlare di uno striscione che, come nel caso Aldrovandi, nel suo contenuto non aveva nulla di straordinario, di offensivo, di inaccettabile. 

La battaglia di qualcuno, invece, continua. È una battaglia sbagliata, e lo è ancora di più per chi pensa che delle soluzioni, contro certi tipi di tifosi, contro un certo tipo di vivere il calcio, siano necessarie. Non sono queste: uno striscione che dice “Forza Luca” non nasconde di per sé alcuna ideologia. Rifiutandolo, si pensa di rifiutare invece un’ideologia. Una provocazione che avverte solo chi ha qualcosa da nascondere. È una battaglia, lo ripeto, stupida e inutile. Perché non calma ma agita gli animi. Perché il risultato sono altri cori, quelli sì offensivi; altri scontri, quelli sì violenti. La nostra guerra, quella di chi vorrebbe vivere un calcio diverso, non è fatta di battaglie contro striscioni pacifici. È fatta di tanti, faticosi, tentativi di raddrizzare le storture del nostro pallone, che è un po’ lo specchio della nostra società. Le storture, però, non sono tutte da una parte. E chi si sente provocato, per una faccia, o due semplici parole, sa di aver qualcosa da farsi perdonare.