DI SCADENZA IN SCADENZA, LA SERIE C ALLA PROVA DEL 16 FEBBRAIO. DA VICENZA AD AGRIGENTO, CHI PAGA E CHI NO

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
16.02.2018 00:30 di  Ivan Cardia   vedi letture
DI SCADENZA IN SCADENZA, LA SERIE C ALLA PROVA DEL 16 FEBBRAIO. DA VICENZA AD AGRIGENTO, CHI PAGA E CHI NO
TMW/TuttoC.com

Avanti di scadenza in scadenza. Quello che nella vita di tutti i giorni è (quasi) normale, in Serie C diventa un optional. Lo stipendio, baby. Il 16 febbraio, per le società di terza serie, è una di quelle date cerchiate in rosso: scade il termine per il pagamento di emolumenti ai calciatori e relativi contributi. Quelli di novembre e dicembre, nello specifico. Poi sui contributi potremmo aprire un capitolo a parte (lo faremo, nelle prossime puntate), perché chi ha capito come funziona il meccanismo riesce a guadagnare qualche giorno in più, ma sugli stipendi non puoi sgarrare. Altrimenti, ecco la penalizzazione. 

Sarà un bagno di sangue e di relativi punti in meno? In generale, no. Per quello, la data davvero cruciale diventerà 16 marzo, quando è fissato il termine per gli stipendi di febbraio: una novità, rispetto al passato, per evitare che le penalizzazioni di cui sopra vadano a incidere sul prossimo campionato, falsandolo. Una novità apprezzabile e apprezzata, peccato che non tutte le società siano davvero pronte a riaprire il portafogli in un così breve lasso di tempo. Ci siamo abituati a standard bassi, migliorarsi è complicato, e infatti in tante faranno fatica.

Le criticità? Alcune, le conosciamo tutti. A Vicenza arrivano gli stipendi di settembre e ottobre, di quelli dei due mesi successivi per ora è difficile parlare. Sarà ritardo, sarà penalizzazione, ma lì siamo ormai alla sopravvivenza. C’è un club già fallito, ci sono alcune garanzie, c’è la Lega Pro che si è impegnata in maniera concreta, e anche di questo parleremo. Da nord a sud, da Vicenza ad Agrigento. All’Akragas, ve lo racconto da mesi, la situazione oscilla fra il tragico e il comico. Tragiche sono le casse della società, con un patron, Alessi, che ci mette passione e tanto impegno, ma non può reggere ancora per molto e lo sa benissimo. Comico è l’avvicendarsi di personaggi più o meno evanescenti. C’è stato il dottor Nuccili (o Monzi?), figura mitologica del nostro calcio. Poi è arrivato Nava, probabilmente con buone intenzioni ma scarsa possibilità di farvi fronte. Ora tocca agli iraniani. Sono venuti e si sono ritirati. Poi hanno promesso soldi, e la società ha fatto mercato in due giorni, con risultati non soddisfacenti nelle prime uscite sul campo (occhio a Di Napoli: è l’ultimo dei colpevoli, ma la contestazione è già partita). I soldi, come per magia, non ci sono di nuovo e la luce rischia di spegnersi. Un’altra volta, visto che all’Esseneto non si è mai accesa. Non avverrà domani, una penalizzazione (se arriverà, a dicembre ci avremmo messo la firma e poi Alessi è riuscito nell’impresa) quando sei ultimissimo non ti affossa neanche: ci sei già in fondo. Però è dietro l’angolo. 

Andiamo avanti, su e giù per lo Stivale. In Toscana ci sono almeno un paio di club in grossa difficoltà: ad Arezzo non è chiaro chi comandi, chi decida, chi paghi. Per ora c’è Matteoni, che sugli stipendi ha dato garanzie e non si può fare altro che fidarsi. Alla Lucchese, Moriconi punta alla maggioranza assoluta delle quote, ma ci sono problemi con i creditori e non è detto che il termine venga rispettato. Scendiamo? Della Paganese non si è capito cosa succederà: il presidente Trapani è stato abbastanza chiaro, non ce la fa ad andare avanti. Risposta del territorio: quasi inesistente. Dovrebbe rispettare le tempistiche, finché possibile. Tra Calabria e Sicilia ci sono tanti mormorii, ma non sempre colgono nel segno. Il Siracusa, questa volta, ha già risolto e pagato. Stesso discorso per la Fidelis Andria, che è già stata penalizzata per alcune indampienze, ma al momento ha i pagamenti in regola. Come la Reggina, che ha pochi soldi ma ha già pagato gli stipendi anche di gennaio (dimenticavo, fra 16 febbraio e 16 marzo c’è il 28 febbraio, ma chi può sta già pagando gennaio per togliersi almeno questo pensiero). 

Non sarà, almeno per ora, un bagno di sangue, di penalizzazioni e di ritardi. Quasi tutte le società di cui sopra, alla fine, pagheranno gli stipendi di novembre e dicembre. Il rischio che succeda fra un mese, però, è dietro l’angolo. Finirà sotto accusa anche la Lega Pro, che però ha fatto quanto poteva, anche ricorrendo a misure straordinarie. Per esempio, anticipando a chi ne avesse necessità i contributi relativi al minutaglie per i giovani. Una mossa giusta, ma anche un tampone, per coprire un buco che c’è e si allargherà. La FIGC, commissariata, per ora ha altro a cui pensare, ma dopo oltre due settimane dalla mancata elezione di un presidente si attendono ancora quelle riforme drastiche che tutti invocano e nessuno ha il coraggio di mettere in atto. A Roma, ripeto quanto scrissi, si è persa un’occasione. Ora dobbiamo muoverci, perché stiamo perdendo il nostro calcio.