Gravina dà l’addio alla Serie C? La Corte premia Pippo Caffo. Rinvio inizio campionati, idea per risolvere controversie. Il Coni boccia il Lumezzane

02.09.2017 08:30 di Vittorio Galigani   vedi letture
Vittorio Galigani
Vittorio Galigani
© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

Alla resa dei conti ha avuto ragione Pippo Caffo. Validamente assistito dall’avvocato Cesare Di Cintio. La Corte Federale ha retrocesso il Messina all’ultimo posto della classifica dello scorso campionato. La Vibonese deve ora essere riammessa in Serie C. Nei confronti del Messina pesa anche una ulteriore pessima pregiudiziale. Negativa in assoluto. A gennaio, la dirigenza di allora, avrebbe trasmesso agli Organi di competenza, Lega  Pro inclusa, un numero di cro (codice riferimento operazione) di un bonifico bancario inesistente. Si tratterebbe, in quel caso, di un illecito amministrativo che da solo prevede la retrocessione alla categoria inferiore. Anche se nella recente decisione assunta dalla Corte Federale è stato ritenuto decisivo il mancato deposito della fidejussione, di garanzia al campionato, dopo il 31 gennaio e sino al termine della stagione sportiva.

E’ stata una estate particolarmente calda ed agitata per quanto riguarda il calcio di terza serie. Come purtroppo accade da diverse stagioni. Divergenze ad ogni angolo. Sui ripescaggi. Sul numero degli “over 23” da tenere in rosa. Sulla mancata corresponsione degli emolumenti ai tesserati di Messina, Maceratese, Mantova, ecc. La minaccia dello sciopero dei calciatori. Diligentemente rientrato. La disponibilità della presidenza federale a risolvere i problemi.

In tutto ciò fa riflettere un pensiero espresso, a cielo aperto, da Gabriele Gravina.

Sarebbe forse opportuno far iniziare il campionato di Serie C a cavallo tra fine di settembre e gli inizi di ottobre. Dedicare il periodo estivo alla disputa della sola Coppa Italia. Sarebbe in quel modo possibile dirimere e portare a conclusione tutte le situazioni controverse. Senza dover soccombere alla necessità di sospendere la pubblicazione dei calendari e rinviare partite. Anomalie che lasciano  in sospeso ripescaggi a pioggia. Che interessano le categorie dalla Serie C alla Promozione regionale.

Eclatante il caso del Rende sul cui ripescaggio, per esempio, pende una indagine della Procura Federale tesa ad accertare la validità di quella polizza fideiussoria presentata in prima istanza. Anche in quel caso, ove venisse provato, si tratterebbe di un illecito amministrativo di una gravità assoluta. Fosse stabilito, dagli 007 della Federcalcio, che quel documento era falso ci sarebbero gravi ripercussioni sul club calabrese e sui suoi dirigenti. Sulla vicenda è utile ricordare che anche la presidenza federale aveva espresso le proprie titubanze, nel merito del giudizio espresso dal Coni. Si era anche riservata eventuali impugnazioni della sentenza dinanzi agli Organi competenti.

Il ritardato inizio dei campionati eviterebbe anche altri strascichi come quello riguardante il Lumezzane che solo nella giornata di venerdì scorso ha visto discutere e respingere il proprio ricorso, con il quale chiedeva la riammissione alla Serie C, presso il Collegio di Garanzia del Coni. La difesa prodotta dal club del presidente Cavagna non era supportata da argomenti ritenuti probanti. Certo è che il Lumezzane, il club che a suo tempo valorizzò Balotelli e Pisacane, paga, come già detto in altre occasioni,  una immeritata retrocessione anche e soprattutto per aver perso punti importanti nei  confronti con Maceratese e Mantova. Due dei cinque club inadempienti per gran parte della stagione trascorsa, caduti poi sotto la scure dei regolamenti e radiati.

Intralci e ritardi di varia natura hanno portato oltre l’inizio dei campionati anche la definizione dell’indagine riguardante il probabile illecito tra Catanzaro ed Avellino del 2013. Non sono ancora state concluse le indagini. Più appropriato dire che non è stato possibile giungere alla chiusura indagini. Cavilli procedurali e impossibilità fisiche hanno dilatato i tempi. Le Società rischiano entrambe il deferimento per responsabilità diretta. Si dovesse incardinare un giudizio nel corso della stagione attuale ci si potrebbe trovare dinanzi all’ennesimo papocchio. Scossoni sia tra i cadetti che nella terza serie. Una domanda è lecita. Quei campionati  sarebbero regolari?

Attendibili spifferi di corridoio danno Gabriele Gravina in procinto, magari non nell’immediato, di rinunciare al suo mandato. Il presidente non uscirebbe né rinuncerebbe ad un ruolo nel modo del calcio. Pressanti impegni imprenditoriali potrebbero però convincerlo a consegnare in altre mani il progetto da lui avviato per la Serie C. In questo senso l’arrivo del giovane De Luca sulla poltrona di direttore generale potrebbe essere indicativa. Ove il tempo ne evidenziasse le qualità manageriali e la preparazione specifica potrebbe essere proprio lui il delfino designato dal gradimento dei club associati.

Ciò non esclude però che, subodorando quella decisione, diversi soggetti abbiano già iniziato, a colpi di gomito, la rincorsa a quell’incarico. Nulla è ancora certo, ma la tenzone è già iniziata. Un classico nell’ambiente. Le “sgomitate” dei soliti noti, come accennato, sono all’ordine del giorno.

Da ultimo una digressione sul sistema. Dove la nazionale allenata da Ventura recita un ruolo fondamentale. La qualificazione ai prossimi mondiali, conquistata sul campo di Madrid, renderebbe ancor più merito al buon operato di Carlo Tavecchio. Un segnale forte che contribuirebbe ad allentare tensioni ed a risolvere inevitabili controversie intestine relative alla gestione generale. Gli equilibri della politica sportiva sono, in alcuni casi, sottilissimi. Non solo nella massima serie e tra i cadetti. Un ambiente rasserenato, nel prossimo Consiglio Federale del 4 settembre, rappresenterebbe il miglior viatico per giungere finalmente alla nomina dei responsabili delle due categorie maggiori. Rappresenterebbe anche l’accelerazione di un progetto. L’inizio di un percorso condiviso. La scorciatoia per giungere, finalmente, a quelle riforme delle quali il sistema calcio italiano necessita da tempo l’applicazione.

Una partita che è divenuta delicata sul prato del Santiago Bernabéu e su tanti altri tavoli. C’è proprio da augurarsi che Ventura non rimanga…Immobile!