I CANARINI NON VOLANO PIÙ: MODENA ULTIMO ATTO DI UN CALCIO NON SOSTENIBILE MA CHE NON VUOLE FERMARSI E RIPARTIRE. GIRONE C, LECCE AVANTI E DIETRO LE DUE CONTENDENTI: LA DIFFERENZA PUÒ FARLA CHI STA IN PANCHINA
Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
Vogliamo parlare ancora del Modena? Non dovremmo smettere mai di farlo, ma a un certo punto bisogna pure voltare pagina, anche quando sarebbe davvero il caso di fermarsi. Se il calcio fosse una cosa seria, si sarebbe fermato da qualche anno. Basta prendersi in giro, così non si può continuare: fermi tutti, reset. Invece, purtroppo o per fortuna, the show must go on. Del Modena qualcuno si dimenticherà fra un po’ di tempo: i canarini non volano più, ma la palla continua a rotolare. Quella del Modena non è neanche più una storia di calcio, ma di tribunali. Dove, speriamo, chi ha delle responsabilità le pagherà. Come? È l’Italia e finirà tutto sotto il tappeto? Probabile, ma vogliamo illuderci che qualcosa funzioni ancora, altrimenti non parliamo più di professionismo. A Modena si è scherzato, si è giocato, sulla pelle della gente. I calciatori sono a spasso ma quasi tutti troveranno squadra: tirare calci a un pallone in Serie C non sarà un lavoro poi troppo privilegiato, ma andatelo a spiegare ai magazzinieri del Modena. Non è il primo e non sarà l’ultimo caso, ma a un certo punto dovremo renderci conto che così non si può andare avanti. A Modena è finita nel peggiore dei modi una storia centenaria del nostro pallone, ma si rischia di bruciare anche un capitale umano non da poco. A partire dalle giovanili gialloblù, ragazzini che sognavano e sognano di diventare grandi in calzettoni e pantaloncini. Dal 2000 al 2015 in Italia sono scomparse 107 società professionistiche, fallite o non iscritte. Ancora, patrimonio umano, prima che calcistico. Dovremmo avere 102 squadre professionistiche, ma siamo già a corto di quattro. In Serie C non è ancora partito il gran ballo delle penalizzazioni, ma a un certo punto inizieremo a ballare, come ogni anno. Meno del recente passato, perché la gestione Gravina ha avuto il merito di tappare qualche falla. Arginare il mare, però, non si può fare. Ci vorrebbe la bacchetta magica e quella non è roba da esseri umani. È il sistema nel suo complesso a non essere più sostenibile. Lo ha scritto bene Luca Bargellini nei giorni scorsi: la A con 20 squadre non è sostenibile, la B con 22 squadre non è sostenibile, la C con 60 squadre (ehm, come dire, sono 56?) non è sostenibile. A proposito, buona fortuna e lunga vita a TuttoC.com, sperando che possa raccontare la rinascita della nostra terza serie e non qualcos’altro.
Del Modena, alla fine, abbiamo parlato. La luce va tenuta accesa, anche se l’impressione è che di queste vicende importi fino a un certo punto. Il turno infrasettimanale di Serie C, per fortuna, offre però anche l’occasione di parlare di qualcosa di più leggero. Del girone C, ovvio, perché almeno loro hanno già giocato, posso limitarmi alla bieca analisi di chi non sa fare e quindi fa finta di sapere, senza avventurarmi in improbabili pronostici. Il turno infrasettimanale, nell’economia di un campionato, ha un significato: fatte salve alcune eccezioni, mette in mostra le squadre più complete. Reggere tre impegni in 7-8 giorni non è cosa da tutti. E infatti, forse per caso, forse no, le tre grandi del girone hanno vinto tutte. In modo diverso, più convincente nel caso di Catania e Trapani, un po’ meno per il Lecce. Vincere in maniera sporca, però, fa anche la differenza tra una grande squadra e le altre. Il Lecce non meritava di pareggiare ad Andria e ha pareggiato, forse meritava di vincere oggi ma ha comunque vinto senza convincere. Quattro punti che avrebbero potuto essere uno sono un ottimo bottino. A livello di organico, sono tre squadre che viaggiano più o meno sullo stesso livello e penso che si giocheranno la vittoria del campionato fino alla fine. Forse il Lecce ha qualcosa in più, soprattutto lì davanti, ma la differenza potrebbe farla chi siede in panchina. Occhio, da questo punto di vista, al più inesperto dei tre contendenti. Fabio Liverani ha dimostrato a Terni di poter dire la sua anche da allenatore e si gioca una buona parte della propria carriera, come il Lecce che da qualche anno è atteso al grande salto e invece si è visto passare davanti prima il Benevento e poi il Foggia. Alessandro Calori è quello con più esperienza alle spalle: ha avuto alti e bassi, ma per la Serie C è tanta roba e ha una rosa che in B non sfigurerebbe. Cristiano Lucarelli è il terzo tipo: non può vantare gli stessi trascorsi da allenatore dei colleghi, ma ha quella rabbia del vincente che può cambiare la faccia di una squadra. Se riuscirà a incalanarla sempre nella giusta maniera, potrà portare la sua squadra verso l’alto. Chi dei tre vincerà? Punterei i miei due centesimi sul Lecce, ma occhio ai playoff: con un girone A potenzialmente cannibalizzato dal Livorno e un girone B di tasso tecnico inferiore rispetto al passato, i posti in cadetteria per il sud potrebbero, finalmente, anche essere due.
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IL PUNTO di Nicolò Schira
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