Il 16 settembre hanno pagato tutti? L’alba dei deferimenti. La tristezza non abbandona Mantova e Como. Tavecchio, Sibilia e Gravina: occhi puntati sulla riforma

21.09.2017 08:30 di  Vittorio Galigani   vedi letture
Vittorio Galigani
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L’avvio al progetto delle riforme ha subito una accelerazione. Erano idee contenute nel programma elettorale presentato a marzo da Carlo Tavecchio. Lo aveva condiviso Cosimo Sibilia, per la categoria da lui rappresentata. Anche Gabriele Gravina ha elaborato delle ipotesi interessanti sulla rivalutazione dei campionati di serie B e C. Se ne è anche dibattuto nell’ultima riunione della Commissione Profili di Rischio nel calcio. Un tema interessante ed un compito di grande attualità da sviluppare. Per offrire un contributo che condurrà ad una prossima modifica di tutti i campionati. O quasi.

Quel quasi sta per la Serie A. Sarà infatti difficile far “dimagrire” a 18 squadre il format di quella categoria. Per il resto sarà un progetto di ampia portata che potrà condurre a una modifica radicale i tornei di B, di C e di serie D. Una necessità che nasce dalle molteplici carenze, non solo finanziarie, evidenziatesi in quelle categorie.

Le serie B e C potrebbero essere accorpate in un’unica Lega. 18/20 squadre per una ipotetica “B1”, 36/40 squadre per una ipotetica “B2”. Non fossilizziamoci al momento sulle possibili denominazioni. Un unico presidente per 54/60 club. Con criteri e metodi inerenti promozioni e retrocessione da ridefinire. Con un valore “politico” rafforzato/potenziato. Qualcuno con troppa fretta e supponenza ha parlato, in modo negativo, di ipotetica scomparsa della Lega di serie C. Nulla di più sbagliato. Il tempo, i metodi di attuazione e la stesura del programma dimostreranno la bontà di quel progetto. Anche per quanto attiene alla radicale modifica dei campionati dilettantistici. Un lavoro a medio termine, elaborato in sinergia da Carlo Tavecchio, Gabriele Gravina e Cosimo Sibilia, che incontrerà l’approvazione del Consiglio Federale.

Le idee per la Serie D sono rivoluzionarie. Le carenze di natura finanziaria e strutturale riscontrate in tanti club di Serie C ha condotto ad una accurata riflessione. Molte Società non sono in grado di sostenere i costi di gestione. Diverse strutture non sono a norma. La richiesta di deroghe è perenne. L’onorabilità di chi intende avvicinarsi al sistema calcio non sempre risponde ai canoni imposti dai regolamenti. Il pericolo che alcuni club si approccino al professionismo come “meteore”, di nessun futuro e credibilità, è purtroppo certificato dagli eventi.

Cosimo Sibilia è il sostenitore della riforma dei campionati dilettantistici. Per sommi capi se n’è già parlato. Sulle metodologie di attuazione ci sarà uno studio di approfondimento. Sarà costituita una categoria “cuscinetto” che fungerà anche e non solo da “formazione” aziendale. Un campionato di “elìte”, con entità numeriche da stabilire, dove i club di appartenenza potranno usufruire dei benefici della defiscalizzazione. Sarebbe un gran “regalo” per quelle Società. Il costo del lavoro, che si raddoppia nel salire dalla Serie D, è quello che sconquassa le economie e gli equilibri di gestione. Servono, poi, strutture idonee ed a norma. Per arrivare al professionismo (la B2 sopra accennata) non sarà sufficiente, da solo, l’aver vinto il proprio girone. Ci saranno ulteriori “paletti”. La Divisione Dilettanti della Serie D potrà sempre contare sugli otto/nove gironi come nel presente. I criteri di promozione e retrocessione saranno ovviamente rivisitati.

E’ stata, quella che sta terminando, una estate tribolata per la Serie C. Le vicende legate ai ripescaggi. Alle mancate iscrizioni di Messina, Maceratese, Como e Mantova. Le “lotte” intraprese da Vibonese e Lumezzane. Carne al fuoco se n’è bruciata tanta. Riflettendo potrebbe avere ragione quel mio amico (Gabriele Gravina) il quale sostiene che sarebbe più opportuno dedicare i mesi di agosto e settembre alla Coppia Italia e far iniziare il campionate all’inizio di ottobre. Quando tutte le controversie sarebbero andate a giudizio definitivo.

A tal proposito. Che il comportamento del Messina sia condannabile, dal punto regolamentare, è fuor di dubbio. Solo per quel numero di cro “fasullo” doveva essere estromesso dal campionato (fidejussione a parte), il regolamento, nel merito, è estremamente chiaro. La Vibonese meritava la riammissione. Il Collegio di Garanzia del Coni ha rinviato tutto al primo grado di giudizio sportivo per difetto di notifica. Personalmente rimango con un grande dubbio. Non è mio compito entrare nel merito ed ho grande rispetto per il pronunciamento di fior di giuristi. Da uomo della strada sostengo che (forse) tutta la vicenda andava gestita con maggiore avvedutezza. Da parte di tutti. L’amicizia fraterna che mi lega a quella splendida persona che è Pippo Caffo mi induce ad una considerazione. Rimango amareggiato per i contorni che ha assunto quella vicenda, anche a livello pubblico.

Entro il 16 settembre scorso. Ribadisco “entro”. Le Società di Serie C dovevano provvedere al pagamento di emolumenti e contributi relativi all’ultimo bimestre della scorsa stagione. La Lega, ad abundantiam, aveva inviato una circolare. Bisognava “pagare” entro fine settimana scorsa anche se il giorno 16 cadeva di sabato. Sembrerebbe che alcuni per negligenza o per indisponibilità finanziaria (non ci sarebbe di che meravigliarsi) non abbiamo ottemperato (in assoluto) o abbiano rinviato al lunedì successivo. Per loro, con le nuove norme, arriveranno due punti di penalizzazione per ogni eventuale inadempienza di retribuzioni e contributi. Tra i club in carenza ci sarebbe il Modena che avrebbe saldato soltanto i propri tesserati. Lasciando in sospeso il pagamento dei relativi F24. Sarebbe, in quel caso, come far piovere sul bagnato.

Da ultimo, una amara riflessione. La norma, in caso di città declassate per la mancata iscrizione, al campionato di competenza, della squadra che la rappresenta, consegna, ai Sindaci di quei territori, la facoltà di scegliere un soggetto, fisico o giuridico, che risulti essere affidabile e degno di essere positivamente indicato alla Federcalcio. Bene, a Mantova accusano già notevoli difficoltà finanziarie e siamo solo agli inizi della stagione. A Como il responsabile sportivo e tecnico facente funzioni risulterebbe essere un addetto coinvolto nel caso “Dirty soccer”. Che ha patteggiato la pena dal punto di vista giudiziario e sul cui capo pende tuttora una squalifica dal punto di vista sportivo.

Certo che 'sti sindaci! Ma chi glielo fa fare?