“MAI PIÙ” RESTA SOLO NEI TESTI DI UNA VECCHIA CANZONE. DA VICENZA AD AGRIGENTO SI RISCHIANO NUOVI “CASI MODENA” NONOSTANTE SOLO POCHI MESI FA SI GIURASSE E SPERGIURASSE CHE NON SAREBBE PIÙ SUCCESSO. E A PAGARE SONO SEMPRE E SOLO I TIFOSI

15.12.2017 00:00 di  Tommaso Maschio   vedi letture
“MAI PIÙ” RESTA SOLO NEI TESTI DI UNA VECCHIA CANZONE. DA VICENZA AD AGRIGENTO SI RISCHIANO NUOVI “CASI MODENA” NONOSTANTE SOLO POCHI MESI FA SI GIURASSE E SPERGIURASSE CHE NON SAREBBE PIÙ SUCCESSO. E A PAGARE SONO SEMPRE E SOLO I TIFOSI
TMW/TuttoC.com

“Il mio nome è mai più”, così si intitolava una canzone contro la guerra datata 1999 scritta e cantata da tre big della nostra musica come Jovanotti, Ligabue e Piero Pelù. Un titolo che ben si adatta anche alla situazione del calcio italiano e della Lega Pro in particolare. In questi mesi, ma facciamo anche anni, è stato un ripetersi di “Mai più casi Modena”, “Mai più casi Parma”, “Mai più casi X, Y, Z” senza però che effettivamente si facesse qualcosa per evitare il replicarsi di certe situazioni e la sparizione di club e piazze importanti del nostro calcio al di là delle frasi retoriche sul rinnovamento del calcio, sull'inserimento di regole più ferree e stringenti, di maggiori controlli e quant'altro. Da almeno dieci anni questi discorsi tornano ciclicamente a occupare le pagine sportive e non di quotidiani e portali on line, un po' come l'emergenza caldo in estate e l'allerta pioggia (o neve) in inverno, ci si indigna, si strepita e poi si torna a una normalità che di normale non ha proprio nulla, ma è un eterna rincorsa a mettere il dito nelle falle per evitare che si imbarchi troppa acqua e tutta la nave affondi definitivamente. Dopo la scomparsa del Modena, arrivata pochi mesi fa, oggi siamo di fronte ad altre situazioni critiche, due in particolari ai due estremi della nostra penisola: Vicenza nel profondo nord-est e Akragas nel profondo sud. Due club diversi per storia, blasone e tradizione che però rischiano seriamente di sparire, e che quasi sicuramente saranno penalizzate per il mancato pagamento degli stipendi (da saldare entro il 16) che a breve giro di posta potrebbero seguire il medesimo percorso del Modena visto che le varie trattative per la cessione societaria non stanno procedendo in modo lineare.

In Veneto sembrava tutto fatto con la Boreas Capital, tanto che il loro rappresentante Francesco Pioppi era stato nominato nuovo presidente, ma tutto si è poi complicato e ora c'è il serio rischio che tutto salti aprendo a due soluzioni: nuovo acquirente (con Fabio Sanfilippo sempre sullo sfondo) o fallimento più o meno pilotato; in Sicilia si susseguono le voci con personaggi di scarsa credibilità come Alessandro Nuccilli o Alessio Sundas (che ormai fanno la collezione di club a cui si sono accostati o proposti senza cavarne un ragno dal buco) e altri come Roberto Nava che continuano a prendere tempo come se questo non stesse per scadere. E anche qui il fallimento purtroppo non sembra un'ipotesi lontana. Gli unici a pagare in questa situazione sono come al solito i tifosi, visto che nella maggior parte dei casi coloro che contribuiscono a far fallire le squadre restano impuniti e magari pronti a rientrare al prossimo giro di giostra in un mondo dal quale dovrebbero essere espulsi ed eliminati come fossero virus, ma si sa che gli anticorpi del nostro sistema non se la passano al meglio. I tifosi dicevamo, coloro che davvero sentono un legame profondo, intimo con la propria squadra, coloro che spesso pagano in prima persona, e per davvero, l'amore per i colori che alzano al cielo, coloro che per seguire la propria squadra e sostenerla fanno sacrifici enormi (economici, ma non solo) e che alla fine vengono privati anche della cosa più importante che hanno sentendosi impotenti di fronte a quel che succede, ricacciando dentro il fiele che vorrebbero espellere. La Lega Pro, e il calcio italiano in generale, dovrebbero tutelarli maggiormente, evitare che essi siano gli unici a pagare sulla propria pelle gli errori altrui perché senza tifosi non c'è calcio.