Quanto sarà utile quel fair play “esasperato” nei play off? E intanto Tommasi boccia l’idea di ridurre il numero degli “over” e le situazioni kafkiane…

04.05.2017 08:30 di  Vittorio Galigani   vedi letture
V. GALIGANI
TMW/TuttoC.com
V. GALIGANI
© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

I play off “extra large” saranno la grande attrazione del finale di stagione nei campionati di Lega Pro. Un posto al sole, il quarto di tutta la categoria, conteso tra 28 squadre. Una kermesse ineguagliabile. Chi vince ottiene il lascia passare per accedere alla serie B. Sarà coinvolto il fior fiore della categoria. Frutto, per taluni, di una stagione esaltante. Impensabile ad inizio campionato. Vedi per esempio Siracusa e Virtus Francavilla (due eccellenze esordienti)  nel girone meridionale. Il Santarcangelo (probabilmente) che dovrà guadagnarsi quell’accesso nelle battute finali del torneo. Piacenza, (anche questo club all’esordio) Pro Piacenza o Renate il cui duello a distanza dovrà concludersi nel corso degli ultimi novanta minuti della stagione regolare.

Gli spareggi promozione hanno sempre un “sapore” particolare. Non vi è mai nulla di scontato. Non conta la tradizione sportiva e l’importanza della piazza. Chiamarsi Arezzo o Livorno, come Parma, Alessandria o Lecce (il Catania, attualmente in ritardo, potrebbe raggiungerli solo sul filo di lana) non concede vantaggi sostanziali nei confronti di club così detti “minori”. La Viterbese, come Gubbio e Feralpi, per esempio, che, al di là di una posizione di classifica finale intermedia, se la giocheranno alla pari con tutte. I play off sono da considerare come una roulette russa. Può accadere l’impossibile, l’imponderabile. Li vince chi ci arriva con la “testa” più libera e con la condizione fisica migliore. Un “pizzico” di fortuna non guasta mai.

Negli ultimi giorni si sono registrate alcune “scosse” di assestamento sul regolamento che andrà a disciplinare la competizione. Si è cercato di favorire, in alcune situazioni, le squadre che al termine della stagione regolare si saranno piazzate nelle posizioni migliori. Un accorgimento/riconoscimento certamente dovuto, ma che in ogni caso andava comunicato prima. Non a stagione quasi ultimata. 

In clima di fair play, apprezzabile l’introduzione di un protocollo per il terzo tempo. Emerge il desiderio istituzionale di stemperare tensioni e probabili/inevitabili amarezze all’esito delle gare. Iniziative tutte valide sino al fischio finale ed alla stretta di mani a centro campo. Un po’ meno il “ringraziamento” al pubblico con un giro di campo generale. Alla “volemose bene”. Il dubbio è lecito. Tutta da valutare poi la decisione di schierare i calciatori della squadra perdente in doppia fila, fuori degli spogliatoi, ad applaudire il passaggio dei vincitori. Esistono, in categoria, cultura ed educazione sportiva per quel gesto? Non è tutto alquanto prematuro?  Avrei voluto vederla, questa scena, lo scorso anno allo Zaccheria, quando il Pisa scippò la promozione, inopinatamente e dopo disordini avvenuti in campo e sugli spalti, ai padroni di casa.

Evidenziando altresì una carenza, curiosa, nel regolamento, che non prevede sanzioni… se ci saranno inadempienti. 

Come era prevedibile Damiano Tommasi, in rappresentanza della Associazione Calciatori, si è espresso negativamente sulla eventualità di ridurre il numero dei calciatori “over 23” da tesserare in Lega Pro dalla prossima stagione. Ha in bella sostanza bocciato la soluzione prospettata da Gabriele Gravina.

Tommasi ha argomentato la posizione del sindacato calciatori richiamandosi al meccanismo di riconoscibilità e del senso di appartenenza, riscontrato con l’introduzione delle maglie personalizzate. Impostandolo, prevalentemente, su un valore attribuibile al marketing. Favorito dal fatto che anche in Lega Pro stanno giocando calciatori di alto livello, magari scesi di categoria, in grado di dare un senso concreto all’iniziativa.  

E’ apparsa a tutti una considerazione più di opportunità che di concretezza. Una pillola addolcita. Nella realtà Tommasi ha l’obbligo di tutelare tutti i suoi associati. Che abbiano appena compiuto la maggiore età o siano “over” (attempati) come Alessandro Lucarelli (non me ne voglia) che è ormai prossimo ai quaranta anni, come recita la sua carta d’identità.

Mandare i campo un numero maggiore di giovani per accedere alla contribuzione della Lega Pro rappresenterebbe una costrizione inopportuna. Improduttiva. Si è sempre sostenuto che si deve giocare per meriti, non per  agevolazioni imposte dai regolamenti. Spianare la strada ai mediocri abbasserebbe la qualità del prodotto. L’appeal della categoria risulterebbe svilito. Ne uscirebbe declassata la tattica ed anche il gioco. 

I club possono riparare unicamente investendo nella crescita tecnica dei giovani. Iniziativa che necessita di tempo e strutture. Nuove regole sulla ripartizione dei diritti televisivi lo impongono. La rincorsa alle attuali valorizzazioni (economicamente povere) deve essere contenuta. “Lavorare” sulla formazione, in favore dei club delle categorie superiori, è un esercizio che deve essere finalmente ed adeguatamente retribuito. 

In altre categorie, dove le norme obbligano l’utilizzo costante degli “under” in quantità definita ed in tutte le gare, si è creata una inutile fabbrica di inadeguati. Ragazzi che superata la soglia dell’età minore vengono emarginati e finiscono la “carriera” (se si può così definire) in campionati regionali di Eccellenza e Promozione.

Per carenze strutturali e di formazione i ragazzi che salgono agli onori della prima squadra, provenienti dal settore giovanile dello stesso club, rappresentano una eccezione. La moda degli “zainetti” rimpolpati di denaro sta affermandosi pericolosamente. Recentemente Ancona e Maceratese, due dei club in maggiore difficoltà economica della categoria (entrambe in grave ritardo con il pagamento di stipendi, contributi e fornitori), hanno partecipato al Torneo giovanile di Viareggio. La decantata Coppa di Carnevale. Tassa di iscrizione e  presenza sul territorio, delle comitive, avevano un costo notevole, rilevante per le esigue casse delle Società menzionate. Bene. Le due formazioni si sono imprevedibilmente presentate. Erano imbottite di prestiti. Ragazzi anche di nazionalità straniera. Per la maggior parte sconosciuti. Al limite di quanto previsto dal regolamento. Eliminati dalla competizione si sono dileguati nel nulla.

Situazioni caotiche, kafkiane, come si può rilevare. Che riconducono alle considerazioni di sempre. Sul blocco dei ripescaggi e sul format, ci siamo sbagliati in tanti. 60 squadre, la Lega Pro, non è proprio in grado di reggerle.