QUARANTASEI PUNTI DI PENALIZZAZIONE, PRATICAMENTE UNA SQUADRA DA PLAYOFF. SERVE IL PUGNO DI FERRO: ESCLUDERE CHI È RECIDIVO

Siciliano classe '90, non ho mai visto un match di Serie A dal vivo. Preferisco le favole di provincia, ovviamente in Serie C
19.04.2018 00:00 di Sebastian Donzella Twitter:    vedi letture
QUARANTASEI PUNTI DI PENALIZZAZIONE, PRATICAMENTE UNA SQUADRA DA PLAYOFF. SERVE IL PUGNO DI FERRO: ESCLUDERE CHI È RECIDIVO
© foto di TC

Se insieme formassero una squadra, la troveremmo tranquillamente nelle zone playoff di tutti e tre i gironi. Parliamo dei 46 punti di penalizzazione comminati in questa stagione di Serie C. Un'enormità, frutto delle nuove norme che finalmente iniziano a stangare i club che non pagano e che, soprattutto, si ostinano a non pagare. 

È indubbio, però, che anche il finale di stagione regala una nuova occasione per falsare un campionato già di per sé ai limiti della regolarità: la querelle ripescaggi in estate, con le questioni tanto simili ma dall'effetto opposto di Rende e Vibonese, gli scioperi e l'esclusione del Modena a campionato in corso, lo smantellamento dell'Akragas cammin facendo, i fallimenti di Vicenza e Arezzo, i mille deferimenti e le mille penalizzazioni da inizio campionato fino a ora. E che forse non sono ancora finite, visti i nuovi deferimenti e le difficoltà alla luce del sole di numerosi club di terza serie.

Tutta roba che invade pesantemente l'ambito del calcio giocato, modificando da un giorno all'altro le classifiche della Serie C.

Cominciando nel Girone A dall'Arezzo, che sul campo ha conquistato quota 45 eppure si trova in piena zona playout a causa della maxi-penalizzazione di 15 punti. Una situazione doppiamente vergognosa: intanto perché un club non può proseguire il proprio cammino senza pagare per mesi e mesi, inutile girarci intorno. E poi perché non è giusto per nessun'altra compagine del Girone A incontrare ai playout gli amaranto, molto più forti di chiunque nelle zone basse come la classifica sul campo ha ben dimostrato. Non ce ne vogliano i tifosi aretini che, giustamente, sperano sempre il meglio per i propri colori: però un Cuneo o un Gavorrano, piccole ma con i conti in regola, non possono finire tra i dilettanti per lasciare spazio a una compagine costantemente inadempiente.

Situazione se possibile ancora peggio nel Girone C, con ben quattro squadre penalizzate. Fa riflettere per la sua gravità la posizione dell'Akragas che ha più punti di penalità che in classifica: nove i primi, solamente sei i secondi. Tanta simpatia verso i calciatori siciliani ma non per chi ha permesso che una situazione del genere si potesse protrarre fino al termine della stagione.
Stessa sanzione per il Matera che dal quinto posto si ritrova nei fatti a metà classifica: qua i problemi societari sono arrivati a campionato in corso ma la gestione non ha affatto aiutato. Nel mercato di gennaio la cessione di pezzi pregiati avrebbe potuto permettere di dare ossigeno alle casse lucane, tra cartellini venduti e ingaggi risparmiati: valga per tutte la questione Strambelli.
Non ci siamo nemmeno a Siracusa dove si è conquistato nelle ultime ore il quinto punto di penalizzazione. Troppe leggerezze e diversi chiari di luna in una piazza che a giorni alterni passa dall'esaltazione per i playoff all'apprensione per la situazione societaria. Non è peccato sognare un po' meno in grande, soprattutto se i mezzi attuali al momento non lo permettono. Anche perché gli aretusei, sei anni fa, per non rimanere con i piedi per terra passarono in un amen dalla Serie C alla Terza categoria.
"Solo" tre punti in meno, ma già da tempo, per la Fidelis Andria, che a breve dovrebbe chiudere positivamente il discorso salvezza dopo un paio di mesi di paura per un futuro ancora tutto da decifrare, con una proprietà che non nasconde le difficoltà di portar avanti un club di Serie C.

Nel Girone B, invece, due dei casi più discussi dell'anno: Modena e Vicenza. Se n'è parlato per il blasone dei due club ma anche perché si è trattato di due delle situazioni più gravi. I canarini sono out, i biancorossi ancora non hanno un nuovo proprietario e sono ancora in lotta per la salvezza insieme a club, e valga anche qui il discorso fatto per il Girone A, come Fano, Gubbio e Teramo che le scadenze, tra mille difficoltà, le rispettano. Un punticino, infine, se l'è "conquistato" il Santarcangelo per oggettivi problemi di cui non ha mai fatto mistero la vecchia gestione, a base locale e che si è defilata dopo anni di miracoli.

Tornando però ai casi più gravi e ai club che in maniera recidiva non rispettano le regole: perché, come accade in alcuni campionati esteri, non si escludono in automatico quei club che saltano un paio di scadenze? Basta essere accomodanti, serve il pugno di ferro. Una situazione che allontanerebbe mele marce dal calcio, che tutelerebbe le carriere dei calciatori, pronti a ripartire in un altro club più sano, e permetterebbe ai campionati di non essere falsati in lungo e in largo. Del resto nessun dottore ha ordinato ad alcuna squadra di dover disputare il professionismo.