SCIOPERO GENERALE

23.02.2018 00:00 di Tommaso Maschio   vedi letture
SCIOPERO GENERALE
TMW/TuttoC.com

Modena, Vicenza, Arezzo: una è sparita, l'altra in curatela fallimentare e la terza che non sa a che santo votarsi. Senza contare le piccole-grandi difficoltà economiche che da nord a sud coinvolgono la quasi totalità delle squadre di Serie C. Ce n'è quanto basta, soprattutto perché certe situazioni sono reiterate nel tempo, per prendere una decisione tanto estrema quanto necessaria per fare in modo che al di là delle dichiarazioni fine a se stesse si aprano davvero gli occhi di fronte alla disastrosa situazione che vive il calcio italiano e non solo quello della terza serie professionista. So che a molti quel che dirò sembrerà un'eresia, forse anche un'utopia, ma l'unico provvedimento da prendere in questo momento è quello di uno sciopero. Non lo sciopero di una singola squadra in difficoltà che viene tirata per la giacchetta da più parti – la Lega Pro che vuole che si giochi, l'AIC che appare incerta, ma propende più per lo sciopero, l'amministrazione comunale che cerca di mediare e i tifosi, giustamente, incazzati – ma uno sciopero generale che veda tutte le squadre non scendere in campo finché le problematiche non vengano affrontate, e risolte, in maniera concreta e definitiva perché continuando così, con buona pace della anime belle, sarà solo un continuo aggiornamento delle società che spariranno dal panorama italiano sia a causa di proprietari, o sedicenti tali, truffaldini sia a causa di un problema di sistema che, come nel resto della società capitalista (dove non per nulla l'1% della popolazione detiene la gran parte delle ricchezze), porta ad allargare il divario fra una piccola parte di squadre sempre più ricche e il resto che deve invece provare a sopravvivere con serio rischio di scivolare e non rialzarsi più. Solo una decisione così dura, e difficile da prendere per le conseguenze che comporta, può dare quella scossa che serve per rianimare un movimento morente prima che sia troppo tardi, prima che squadre e piazze storiche vengano rimpiazzate dai cloni di quelle squadre ricche che pensano che non debba esserci altro spazio fra i professionisti se non quello da loro occupato. Uno sciopero generale che blocchi il calcio e lo metta di fronte alle sue storture, ai suoi errori per provare a correggere la rotta prima di finire come il Titanic (e non ci manca poi molto).

Perché nessuno è esente da colpe in questo momento: non le varie proprietà, non la Lega Pro, non l'AIC, non guardando più in alto la FIGC. Come detto sopra una risposta così forte e unitaria è però un'utopia che non troverà consensi o sponde perché alla fine ognuno terrà lo sguardo fisso per terra, si occuperà del proprio orticello imperterrito anche se tutto attorno a lui sta crollando, senza pensare che quello che oggi capita a un Modena, a un Vicenza, a un Arezzo (e la lista potrebbe essere ancora più lunga), un giorno potrebbe capitare a lui. Ora più che mai sarebbe però necessario rompere gli indugi e fare l'unica cosa che va fatta.