ULTIMO TANGO A MILANO. LECCE, SI CHIUDE SENZA TREQUARTISTA? CATANIA, ARRIVA LO MONACO: UN ATTACCANTE E NON SOLO. A SAN BENEDETTO TUTTI CONTRO TUTTI, AD AGRIGENTO LA LUCE ALL’IMPROVVISO. FINCHÉ DURA

31.01.2018 00:30 di  Ivan Cardia   vedi letture
ULTIMO TANGO A MILANO. LECCE, SI CHIUDE SENZA TREQUARTISTA? CATANIA, ARRIVA LO MONACO: UN ATTACCANTE E NON SOLO. A SAN BENEDETTO TUTTI CONTRO TUTTI, AD AGRIGENTO LA LUCE ALL’IMPROVVISO. FINCHÉ DURA
TMW/TuttoC.com

Ci siamo, alla fine. Ultime ventiquattro ore di orologio, ultime corse, ultimi approcci, contatti, pochi sondaggi perché da sondare ci è rimasto quasi nient. Ultima occasione per sistemare quello che in trenta giorni non si è sistemato. Nel calciomercato ci si riduce all’ultimo giorno per fare ciò che serve davvero. Impossibile fare la morale: ci riduciamo tutti al pomeriggio del 24 dicembre, per fare i regali di Natale. Proviamo a scoprirli.

Il Lecce potrebbe chiudere senza un nuovo trequartista di ruolo, che pure sembrava la priorità. Arrivano Selasi e Tabaneli: due buoni innesti, un mix di gioventù ed esperienza. Ma nessuno dei due è abituato davvero a giocare dietro le due punte. Sarà l’occasione di rispolverare Costa Ferreira, che ha buoni numeri ma non sembra godere della stima incondizionata di Liverani. I salentini, fra i tanti nomi fatti per il centrocampo, avevano pensato anche a Bruno Vicente, che però si accasa alla Juve Stabia. Contratto biennale per lui, con il club campano che cerca anche l’ultimo colpo in difesa, perché Lisi è a un passo dal Pisa. Occhio alle ultime sirene per Mastalli, anche se sembra complicato un addio last minute. Tornando al Lecce, saluta Pacilli che va al Pordenone. Attenzione al Catania: oggi arriva Pietro Lo Monaco a Milano, può fare la differenza. Nel mirino c’è Montini: il rinforzo con ottime probabilità sarà lui, ma bisogna sempre aspettarsi il classico coniglio dal cilindro. Fermo restando che poi gli etnei lavoreranno in uscita perché una squadra troppo ampia è anche una squadra ingestibile. Il Trapani ha già fatto due per uno: via Reginaldo, dentro Polidori e Campagnacci. Non saranno nomi da far tremare chi sta davanti, ma il secondo la Serie C l’ha già vinta col Benevento, sa benissimo come si fa. 

Due righe a parte per la Sambenedettese. Che prepara un finale scoppiettante (occhio alle squadre in cui ha già allenato Capuano, per quanto siano tante), ma continua a litigare al proprio interno. E da fuori non ci si capisce davvero nulla. Capuano chiede rinforzi per il primo posto, la proprietà gli dice pubblicamente che il primo posto non è un obiettivo. E poi lo attacca, ancora pubblicamente, a pochi giorni dalla partita che in teoria quel primo posto potrebbe. Perché si gioca contro il Padova, e per ora la differenza tra le due squadre non è sembrata così evidente. A San Benedetto devono chiarirsi. Almeno due o tre cose. Va benissimo la passione sportiva, però nel calcio i panni sporchi si lavano in famiglia, di nascosto, al buio. E si lavano se proprio si devono lavare. In più, a San Benedetto hanno già pagato sulla propria pelle cosa vuol dire muoversi troppo in fretta. C’era la ditta Federico-Palladini che stava facendo miracoli con una squadra ben diversa (a Teramo, a proposito, potrebbero scalare posizioni), silurati entrambi (e non solo) dopo una sfuriata. Errare è umano, perseverare è diabolico. Mercato o no, c’è da fare pace. Con sé stessi, col proprio allenatore, con le proprie ambizioni.

Chiuso il mercato, si tornerà in campo, ma si tornerà soprattutto a fare i conti. Le scadenze sono dietro l’angolo: 16 febbraio e 31 marzo, poco più di un mese fra due termini essenziali. È una novità utile, una di diverse cose molto positive che attribuirei alla presidenza Gravina, perché evita che arrivino penalizzazioni nel campionato successivo. Però sarà anche una scure pesante su diversi club, che devono far quadrare i conti e lo devono fare anche in fretta. Peccato che a volte non ci si capisca più nulla. Un esempio su tutti? L’Akragas. Chi legge queste pagine lo sa, ho cercato di seguire il più possibile la vicenda del club siciliano. Però mi arrendo. Prima Nuccilli, poi Nava, ora tocca agli iraniani. Sembrava che si fossero defilati, ora sono tornati alla carica. Nel frattempo si era defilato Alessi, che però è dovuto tornare in prima linea, non so se solo per amore o anche per convinzione. Fatto sta che il mercato dell’Akragas si è all’improvviso aperto e nell’ultimo giorno potrebbero arrivare altri due-tre innesti. Il tutto, su un’accelerata improvvisa nella trattativa con i suddetti iraniani, i quali di fatto hanno promesso che l’acquisizione si chiuderà in tempi brevi. Speriamo che sia vero, perché altrimenti questo 31 gennaio può essere il canto del cigno dell’Akragas. Speriamo che sia vero, però i dubbi restano quelli di qualche tempo fa  

L’altro giorno a Roma il calcio italiano si è arreso. L’ho scritto altrove, non voglio ripetermi. Non so se sia stata la sconfitta di un intero movimento, di sicuri è stata la sconfitta di chi crede che il nostro calcio potesse dare delle risposte. Nel momento più buio della sua storia recente, invece, ha preferito fermarsi. Qualcuno auspicava questo esito. Fermarsi e dirsi che qualcosa non va può essere un modo di affrontare i problemi. Ma un movimento forte come il nostro dovrebbe essere in grado di darsi e darci risposte. Invece ci si nasconde: Tavecchio è stato accolto dagli applausi di chi lo ha silurato, e questo già la dice tutta. Se ci piaceva tanto, perché non ce lo siamo tenuto? È una delle mille domande di chi guarda con occhi disincantati al mondo del pallone. Non sarà stata la sconfitta del calcio, ma un po’ è stata la sconfitta di chi crede ancora che le cose possano essere semplici, lineari, senza accordi sottobanco, senza strategie occulte. Siamo tutti un po’ ingenui, noi amanti del calcio. E forse siamo anche destinati a estinguerci.