ESCLUSIVA TLP - Nobile Capuani: "In Serie C spagnola meno tasse che in Italia. Nei settori giovanili si paga? Sì, vitto e alloggio per sopravvivere"

30.10.2017 20:00 di Sebastian DONZELLA   vedi letture
ESCLUSIVA TLP - Nobile Capuani: "In Serie C spagnola meno tasse che in Italia. Nei settori giovanili si paga? Sì, vitto e alloggio per sopravvivere"
TMW/TuttoC.com
© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com

Dalla Lega Pro ai giornali di tutto il mondo. Non per un gol spettacolare o un'azione curiosa. Ma per una storia di partite truccate, dirigenti corretti e giocatori disonesti. Così Nobile Capuani, ex responsabile in terza serie dei settori giovanili di L'Aquila e Giulianova, sei mesi fa è diventato per alcuni giorni il "protagonista" della stampa sportiva mondiale, con articoli apparsi in tutto il mondo sulle sue presunte manipolazioni portate avanti per truccare partite come Barcellona B-Eldense, sfida terminata 12-0 e che ha avuto grande risalto anche in Italia. TuttoLegaPro.com lo ha intervistato per capire come si sia evoluta la situazione, analizzando anche i problemi dei settori giovanili dei club della Serie C.

Partiamo dal principio e da quel 4 aprile...

"Mi è caduto addosso il mondo, sono stato dipinto come un mafioso che organizza scommesse clandestine in squadre spagnole. Ora non riesco nemmeno a ripartire, sono rovinato: basta cercare il mio nome su Internet per capire quante cose gravi sono state scritte sul mio conto. Sono stato accostato a Dirty Soccer semplicemente perché ero tesserato con L'Aquila. Lasciando perdere il fatto che le indagini sono ancora aperte, in pochi hanno scritto che ero responsabile del settore giovanile, non avevo alcun ruolo attivo in prima squadra".

Come mai è finito in Spagna?

"Mi sono trasferito a inizio 2016 per gestire un piccolo club di terza serie, il Jumilla. Il club era già in mano a un presidente italiano che cercava acquirenti. Io, tramite piccoli imprenditori, ho raccolto la cifra necessaria per comprare la squadra. Il tutto in maniera regolare e pulita, tramite un business plan, senza alcun traffico illecito. L'idea di investire in Spagna era dovuto al fatto che lì, in Serie C, si gioca contro le squadre B dei grandi club e quindi ci sono maggiori opportunità che le big vedano i tuoi giovani e li acquistino. E poi, nelle serie minori spagnole, non si pagano le stesse tasse della nostra Lega Pro. Ho preso il Jumilla ultimo e siamo riusciti a salvarci". 

Non tutto, però, è andato per il verso giusto...

"I problemi sono nati, subito dopo l'accordo, dal contratto molto sospetto di un allenatore locale con una cifra addirittura di 200mila euro. Non mi ritornavano alcune date e alcune firme, avevo preparato tutta la documentazione per denunciare l'accaduto. L'avvocato a cui mi appoggio, incredibilmente, dopo pochi giorni diventa a mia insaputa il presidente della squadra. Non ci volevo credere: tramite una doppia perizia calligrafica italo-spagnola, scopro che la firma della presunta vendita non è la mia. Denuncio la cosa e guarda caso, pochi giorni dopo, accade il caos del 12-0 contro il Barcelona B con l'Eldense". 

Proprio con quest'ultima squadra è diventato, suo malgrado, famoso in tutto il mondo.

"Stavo gestendo l'Eldense mentre aspettavo notizie sulla Jumilla. Avevo notato che qualcosa in squadra non andavo: troppe voci, troppe chiacchiere strane. Allora decido che mi vengano consegnati i cellulari prima della partita: durante le gare qualcuno, all'intervallo, si attaccava al telefono. Non si poteva continuare così. E infatti, subito dopo, viene fuori la storia di Barcellona B-Eldense, finita 12-0. Io sono dell'idea che proprio quello sia il match più sicuro di tutti: se uno vuole truccare una partita, cerca di non fare insospettire nessuno. Non mi pare logico farsi fare 12 gol di proposito, sai già che finirai a prescindere su tutti i giornali. Invece è scoppiato il caos, con la presunta combine sbattuta sulle prime pagine di siti e giornali di tutti il mondo. Per me resta una ferita aperta, soprattutto per come siamo stati trattati: tra i calciatori indagati per le presunte combine contro il Barcellona nessuno è italiano. Però in Italia i nostri connazionali li abbiamo ghettizzati tutti, me compreso. È stato vergognoso perché proprio noi italiani, dopo esser stati chiamati mafiosi all'estero, siamo stati anche derisi nel nostro Paese. Addirittura i miei capi d'accusa da 5 sono diventati 2. Il primo per contratti falsi, guarda caso dei due calciatori italiani sui 26 totali, il secondo per la presunta partita truccata col Barcellona. È uscito di tutto sul mio conto: che facevo affari sporchi in Italia e in Romania, che ero un mafioso della peggior specie. La realtà è che in Italia io ho avuto una sola squalifica e non per motivi legati al calcioscommesse: è dovuta, infatti, all'aver inserito lo scudetto de L'Aquila nella locandina di un raduno di una squadra giovanile che non era risultata affiliata al club rossoblù. Era una concessione fatta senza pensarci troppo e con troppa leggerezza. Direi che da questo all'esser considerato un 'mafioso truccapartite' in Italia ce ne passa. In tutto questo, io sono ancora in tribunale per riavere la Jumilla oltre ad aver denunciato tutti i dirigenti dell'Eldense. Come capita spesso in questi casi, la questione è finita nell'oblio ed è rimasta solo la patina degli italiani che vanno all'estero per truccare le partite. Mentre io, da tempo, denunciavo che qualcosa nelle serie minori spagnoli non andavano affatto. Ma a breve avrò, seppur in parte, la mia rivincita: nei prossimi giorni dovrei riavere indietro lo Jumilla, dal momento che si sono finalmente accorti dei problemi delle firme non regolari, in un primo momento ritenute valide".

Tornando in Italia, da ex responsabile dei settori giovanili di Giulianova e L'Aquila, cosa pensa delle "cantere" di Serie C? La situazione non pare affatto florida...

"Si dice che tutti pagano per giocare, soprattutto nelle giovanili: io domando invece quali soldi arrivano ai settori giovanili. Come fai a gestire un vivaio di una squadra di Serie C? Ci sono molti più allenatori e trasferte da effettuare e, ovviamente, da pagare, rispetto a una prima squadra. Quindi costi altissimi e niente entrate, visto che biglietti per le partite delle giovanili non se ne staccano. Dove li trovi i soldi? Per risparmiare chiedi alle famiglie dei giocatori i soldi per vitto e alloggio, soldi che comunque i genitori spenderebbero comunque per far stare il figlio in città. Ci tengo a dire che io sceglievo i calciatori per merito, non per raccomandazione. Ovviamente se arrivava un talento noi ci investivamo sopra, questo era chiaro. Però non potevi farlo per tutti. Poi c'è chi abusa di questo e si fa pagare per far avere minutaggio a dei ragazzini che non lo meritano. Cosa che con me, ripeto, non è mai successa. Però non possiamo demonizzare chi prova a portare avanti, senza un euro, dei settori giovanili. Ci lamentiamo che non arrivano ragazzi di valore in Nazionale: mi pare ovvio, con una situazione del genere".