INTERVISTA TC Capuano: "Con Fedeli era come essere in guerra"

04.05.2018 10:00 di  Luca Esposito  Twitter:    vedi letture
INTERVISTA TC  Capuano: "Con Fedeli era come essere in guerra"
TMW/TuttoC.com
© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com

Ezio Capuano non è più l’allenatore della Sambenedettese. Separazione burrascosa con il patron Franco Fedeli. A far traboccare il vaso è stata la sconfitta casalinga dei marchigiani con l’Albinoleffe. Capuano, intervistato da TuttoC.com difende il suo operato, messo sotto accusa dal presidente dei marchigiani, accusando la società di non aver rinforzato la squadra nel mercato di gennaio.

“Per tanti giorni non ho rilasciato dichiarazioni e non mi va di fare polemica. A questa squadra ho dato il cuore, ho dato il meglio di me stesso, cominciando a lavorare dalle otto di mattina e concludendo alle otto di sera. Sono arrivato con un entusiasmo devastante. Per andare in panchina a Ravenna, al mio debutto, l’unico ad aver perso i soldi del Modena sono stato io. Non ho aspettato il martedì per liberarmi, e sono l’unico a non essere stato ammesso al fallimento del Modena stesso: ho fatto una risoluzione anticipata. Due giorni mi sono costati trentamila euro. Ho lavorato notte e giorno per raggiungere un’impresa. Quando sono arrivato la Sambenedettese era a metà classifica, con sette-otto squadre davanti, la situazione non era delle più belle, anzi, dissi che il mio predecessore - Francesco Moriero, ndr - non avrebbe meritato l’esonero. I numeri comunque non sono tutto in questo sport: il calcio è fatto di altre cose. Ho allenato una squadra di veri uomini. Ho resistito a tutti gli attacchi quotidiani che mi venivano fatti, e nel momento in cui sono arrivato in fondo mi è stato scippato qualcosa che avevo di diritto conquistato. E' stata fatta un'impresa calcistica. Capisco tutte le decisioni, ma questa mi sa che esula dal campo. Il presidente è una bravissima persona, un passionale. Ci sono alcuni suoi amici giornalisti, in particolare uno di cui non faccio il nome per non fargli pubblicità, che l’ha mandato in confusione. Nel mercato di gennaio, dopo che sono stati ceduti ben nove giocatori e ne sono arrivati altri, la società ha avuto comunque una plusvalenza. È stato bravissimo il direttore Panfili e il direttore Gianni. Non ho meriti, ma era per dire che la società ci ha guadagnato con le operazioni di mercato. Non ci ha rimesso. Al presidente, che gode della mia stima e del mio rispetto come persona, auguro tutto il meglio. Capisco che è un passionale, ma nel dopopartita probabilmente si confonde, ha detto delle cattiverie e delle eresie. Anche lo ‘scienziato’ che fa il giornalista dovrebbe ricordare al presidente quello che ho vinto io. Non credo che Fedeli abbia vinto la Champions League, ma ha vinto semplicemente un campionato a San Benedetto, e a Rieti è stato ripescato. Un allenatore deve essere giudicato in base a quello che allena, e in base al materiale umano che ha a disposizione. Bisognerebbe essere più cauti nell’esprimere certi giudizi. Sono più di trenta’anni che alleno e il mio nome non è mai stato associato a cattiverie e a situazioni delicate”.

Forse a Fedeli ha dato fastidio il suo essere troppo passionale?

“Capisco che il presidente è una primadonna, ma può essere che a lui abbia dato fastidio il fatto che la gente sia con me. Quando si dice che io non ho rispettato la società, vorrei capire che cosa ho fatto per non rispettarla. Se non rispettare la società significa chiamare il presidente e chiedergli chi mettere in campo, allora è giusto che non rispetti la società. Se per non rispettare la società si intende che io non ho lavorato, rispondo che ho lavorato dodici ore al giorno per raggiungere uno scopo, un obiettivo. Il rapporto con Fedeli è impossibile, nessun essere umano che abbia dignità riuscirebbe a resistere. Io ho resistito lavorando, e l’ho fatto per la gente di San Benedetto e per il gruppo, a cui per tutta la vita non smetterò mai di dire grazie. Io sarò tifoso della Sambenedettese, lo farò nei play-off, perché c’è molto di mio in questa squadra. E allora vorrei capire che cosa significa non rispettare la società. A farmi esonerare è stato secondo me proprio quello ‘scienziato’ che in conferenza stampa non faceva altro che invocare il mio esonero, nemmeno gli avessi ucciso un figlio”.

Quasi ogni settimana c’era un attacco da parte del presidente.

“Vorrei chiarire anche questo: io ho difeso sempre la squadra. Ogni settimana erano attacchi continui. Io per due volte ho dato le dimissioni, una delle quali il giorno prima della partita di Fano, facendo un telegramma alla società e al Settore Tecnico. Il sabato mattina hanno fatto aprire l’ufficio postale di Porto d’Ascoli affinché io ritirassi le dimissioni. Dopo questa esperienza, potrei allenare anche in Honduras l’anno prossimo, qualunque torneo, perché quando si dice che Capuano è un allenatore con cui è difficile coesistere, dico che non sono mai caduto nelle provocazioni del presidente. Ho continuato ad allenare la Samb perché volevo regalare un sogno a un popolo che mi ha sempre stimato”.

Come viveva le partite sapendo che non aveva la fiducia del presidente?

“Non so. Un giorno il presidente diceva che ero l’allenatore più bravo del mondo, un altro diceva che la mia squadra non riusciva a fare due passaggi di fila. Il presidente, ripeto, è una bravissima persona ma a una certa età non si ha più lucidità, quindi lui è in una fase confusionale, e qualcuno che lo doveva aiutare l’ha mandato più in confusione. Ho lottato, ho fatto scudo alla mia squadra ogni giorno. Ho scalato una montagna, e soffrivo mentre la scalavo. Questa squadra se fosse stata in qualsiasi altra città avrebbe fatto quello che sarebbe stato definito un miracolo sportivo. Spero che la Sambenedettese vinca sempre di più, perché sarebbe una vittoria anche mia. Ma chi ha deciso per il mio esonero a una giornata dalla fine se ne assume la responsabilità”.

E’ dura accettare l’esonero dopo aver raggiunto i play-off…

“Ho lottato ogni giorno. Un allenatore non può resistere se non è forte e non ha un’esperienza illimitata. Con il presidente ho litigato dopo una partita col Ravenna per difendere Miracoli perché aveva sbagliato un gol. Resistere a Fedeli è come resistere all’Afghanistan quando ti bombardano…”

Mister, forse non è piaciuto il fatto che lei si presentasse in sala stampa con il sigaro e gli occhiali da sole?

“Ma lo fa anche Lippi. Io sono un uomo vero, questo è un mondo di falsi, pieno di ipocriti. Qual è il problema? L’allenatore andrebbe giudicato secondo me per il campo, non se si mette la cravatta o un bel vestito. Perché non posso essere me stesso in una conferenza stampa?”.

Perchè  Capuano non ha mai fatto il salto di qualità?

La domanda è ‘Perché Capuano viene cacciato da secondo in classifica a una giornata dalla fine, dopo aver preso una squadra che era a metà classifica?’ La risposta è che Capuano non ha mai barattato la dignità. Mi sono sempre messo davanti alle mie squadre per proteggerle. Sono andato via dalla Serie A in Belgio perché mi veniva chiesto perché giocasse Espinal piuttosto che Vanderbergh… Questa è la seconda volta in carriera che mi succede di venire esonerato a una giornata dalla fine, era accaduto già in C2 alla Puteolana, nel 2001, dopo che avevamo già raggiunto la qualificazione facendo un grande lavoro. Vi assicuro che l’esonero dalla Samb mi ha fatto male più di quel vecchio esonero di Pozzuoli: ‘Capuano esonerato, uguale reato!’ Posso anche non allenare, ma nel calcio ci rimango, gli altri sono delle meteore”.

In quale modo Fedeli le ha comunicato l’esonero?

“E’ stato il direttore Gianni a telefonarmi, e in lui ho conosciuto una grande persona, forse quello che regge l’equilibrio in un manicomio. Lo dico per scherzare, ma è per dire che lui è una persona che regge grande equilibrio. Mi ha comunicato lui l’esonero perché nessuno aveva il coraggio di dirmelo”.

Ma quando ha avuto il sentore che qualche cosa si stesse rompendo tra lei e il presidente?

“Dopo la partita vinta in casa con la Fermana. Iniziò il mercato di riparazione, feci delle richieste, ma quei calciatori non sono arrivati. La società ha preferito cambiare politica puntando sulla valorizzazione dei giovani, quindi forse è proprio lì che ha iniziato a rompersi qualcosa”.

Se potesse tornare indietro sceglierebbe la Sambenedettese?

“Ho sempre sperato di allenare a San Benedetto, ogni volta che ci andavo da avversario speravo di poterci lavorare”.

Conclusioni…

“In primis vorrei ringraziare la mia squadra e salutare il ‘mio’ popolo, la ‘mia’ Curva. Ho riguardato le immagini quando facevo il giro del campo dopo le vittorie, e lo dico con commozione. Ho solo un problema, che non so gestire le sconfitte. Non sono mai rientrato a casa e lavoravo, dopo una sconfitta, preparandomi sulla squadra successiva. Non so chi abbia messo in testa al presidente che la Samb doveva lottare per forza per i vertici. Qui dopo una sconfitta la squadra è stata mandata in ritiro, sono stati annullati dei permessi, e se potessi consiglierei ai direttori sportivi di altre squadre di prendere i giocatori della Sambenedettese: non ho mai visto un gruppo come questo”.

Se un giorno dovesse rincontrare Fedeli, andrebbe a cena con lui?

“Sì, ci andrei tranquillamente perché per me resta una persona perbene. Ma se Fedeli dovesse comprare il Real Madrid e farmi venti milioni di euro di contratto, dico che quello che ho visto a San Benedetto non è calcio, ma è anticalcio. Non potrei mai più lavorare con lui”.