INTERVISTA TC Ferretti: “Highbury e Ferguson. Feralpi mini Cittadella"

01.04.2018 12:00 di  Francesco Ferrari   vedi letture
INTERVISTA TC Ferretti: “Highbury e Ferguson. Feralpi mini Cittadella"
TMW/TuttoC.com

Da ‘White Hart Lane’, al ‘Turina’. E quella maglia scambiata con Robbie Keane, ex Inter, dopo la sfida che il suo Cardiff perse in FA Cup con il Tottenham. Tutto questo è Andrea Ferretti, punta della Feralpisalò, e uomo di sicuro affidamento in zona-gol. Sono 8 le reti segnate in questa stagione (in 23 presenze) con il sodalizio gardesano, di cui tre nella rimonta contro la Reggiana del 22 dicembre scorso. Guarda caso squadra della provincia in cui è nato (Montecchio Emilia, provincia di Reggio Emilia), anche se è cresciuto calcisticamente nel Parma. Ma il viaggio di Ferretti parte da lontano, da quella Cardiff che gli ha permesso di conoscere il calcio inglese e vivere esperienze magiche negli stadi storici del football d’oltremanica. Momenti che racconta lui stesso, in esclusiva, a Tuttoc.com.

Ferretti, il presente parla della rincorsa al secondo posto con la Feralpisalò. Come procede la sua esperienza?
“Siamo una squadra forte che deve dimostrare molto sul campo. Anche perché dobbiamo centrare i playoff, con la speranza che siano molto lunghi… Per quanto mi riguarda ho altri due anni di contratto (scade nel 2020, ndr), penso di rimanere qui se le cose vanno bene”.

Si aspettava un Padova simile?
“E’ una squadra forte, che ha gente che giocato tanti campionati alle spalle. Però sono stati bravi e hanno lottato subito per il primato”.

E il vostro obiettivo ora qual è?

“Più avanti arriviamo e meglio è: nel nostro girone, dalla seconda alla decima, ci sono nove squadre in circa dieci punti. Diciamo che le avversarie non mancano...”.

Mister Pierpaolo Bisoli (Padova, ndr), la conosce bene.
“Con lui ho vinto un campionato a Cesena nel 2008 (dalla C1 alla B). Lui stravedeva per me: ha sempre detto che sarei dovuto arrivare più in alto. Diceva che ero uno dei più promettenti giovani che avesse incontrato nella sua carriera da allenatore. E’ un suo rammarico non esser riuscito a farmi scattare”.

L’esperienza più bella della sua carriera?
“Gli anni di Pavia. Tutti e quattro, dove ho trovato persone capaci. Sono anni in cui mi sono trovato bene e sono volati, soprattutto il primo di Maspero nel 2015/16 in cui abbiamo perso ai playoff con il Matera”.

La pagina più brutta?
“Non aver centrato la B nella finale persa con la Pro Vercelli, quando giocavo con il Carpi, dove segnai il gol del vantaggio dopo 3’. Eravamo una bella squadra: c’eravamo io, Memushaj, Concas e Di Gaudio. Ora sono tutti tra A e B”.

Perché loro in A e in B e lei no?
“Loro hanno avuto la fortuna di rimanere a Carpi, a me non è riuscito perché sono andato via. Sarei rimasto lì, non mi hanno voluto…”.

Un’esperienza però importante quella di Carpi.
“Direi. C’era una mentalità vincente che aveva portato l’allora diesse Giuntoli. Li ricordo come gli allenamenti più duri che abbia mai fatto, sia sotto l’aspetto psicologico sia fisico. E’ stato tosto: mi sono impegnato per rimanere a ritmi così alti”.

Cardiff e un mese in prestito.
“La mia prima esperienza da professionista. Dalla primavera di Parma passai all’estero: mentalità diversa, bellissima da scoprire. Ad esempio, non ci sono i ritiri pre-partita: si prendeva l’aereo in giornata anche se giocavamo nel nord. Però ho visto stadi bellissimi, tifoserie che non esistono nemmeno in B: Southampton, Stoke City, Wolverhampton…”.

Viveva con i suoi in Galles.
“No. Da solo: venivano ogni tanto i miei e mi portavano da mangiare. Ma il massimo era mia nonna: partiva con una valigia senza vestiti ma piena di Tortelli e Cappelletti. Quando arrivava lei, avevo mezza squadra a cena (ride, ndr)”.

Un compagno a cui era affezionato?
“Glen Loovens, che ha giocato anche nel Celtic. Facevo il natale con lui, sono anche andato al suo matrimonio”.

In Inghilterra ha giocato anche in stadi importanti.
“A White Hart Lane la ricordo bene: c’erano in campo Berbatov e Robbie Keane, con quest’ultimo scambiato la maglia. Poi c’era Robinson, allora portiere nazionale inglese. Ma Highbury è indimenticabile, anche se quella volta ero in panchina: c’era Henry in tribuna, in campo Reyes, Bergkamp e Fabregas. A fine gara però ho scambiato la maglia con Lupoli, mio ex compagno a Parma”.

Non le sono mancati i complimenti di Alex Ferguson.
“Incredibile. Mi ha visto in tournée e fece un’intervista dove mi consigliava a diverse squadre. All’epoca mi contattarono anche il Fulham e il Portsmouth, che a quei tempi giocò in Coppa Uefa contro il Milan”.
 
A sentirla parlare, resta un ragazzo pacato e umile.
“Sempre rimasto con i piedi per terra. Quando vado in giro dico che faccio il parrucchiere, non il calciatore…”.

Prego?
“E’ verissimo. Sa perché? I calciatori li reputano persone non intelligenti, che guadagnano facile e se la tirano. Nel calcio ci sono particolari personaggi, però altre sono veramente una spanna sopra tutti a livello umano”.

Ha un rammarico per la carriera che poteva essere?
“Sì. Soprattutto a Cesena: avevo 20 anni e purtroppo siamo retrocessi, l’anno dopo in C ho avuto un grosso infortunio. Sono dovuto ripartire dalla C2… Sarei voluto tornare prima in B”.

Salò potrebbe essere il suo nuovo trampolino di lancio?
“La Feralpi mi ha stupito. E’ un piccolo Cittadella. Il presidente (Pasini, ndr) è favoloso, affiancato da persone capaci. Può crescere tanto come realtà. Dall’anno scorso hanno voluto puntare a qualcosina in più: spero di esserci quando lo raggiungono…”.