INTERVISTA TC Sudtirol, Pfeifer: “Un nuovo stadio per sognare la B"

04.01.2018 07:30 di Francesco Ferrari   vedi letture
Dietmar Pfeifer
TMW/TuttoC.com
Dietmar Pfeifer

L’occhio rivolto al futuro è quello di Dietmar Pfeifer, amministratore delegato del Sudtirol. In un girone, il B, dove non mancano le squadre in difficoltà economiche (addirittura radiate come il Modena), c’è una mosca bianca: nuovo stadio, i cui lavori partiranno a breve, centro sportivo che sarà inaugurato ad aprile (e che ospiterà la Nazionale tedesca prima dei mondiali in Russia) e organizzazione societaria sono il credo della formazione altoatesina e del suo dirigente, che dal 2006 lavora per il club e dal 2009 ne ricopre l’attuale carica. Un lavoro che sta dando sempre più credibilità al Sudtirol, già a partire da questa stagione dove il sodalizio biancorosso è al settimo posto (alla pari di Bassano, Triestina e Pordenone) in piena zona playoff. Un’evoluzione che il dirigente spiega, in esclusiva, ai microfoni di Tuttoc.com.

Pfeifer, dica la verità, dove volete arrivare quest’anno?

“Noi vediamo la società come un'azienda, con varie parti: organizzazione, marketing, infrastrutture. Nel discorso sportivo, si vuole crescere ma grado per grado. Quando saremo maturi, arriverà il momento di fare il salto di qualità”.

Se l’aspettava a inizio anno? Diciotto giocatori nuovi rispetto all’ultima stagione, un allenatore alla prima esperienza da pro…
“Lo sport è sempre un’incognita. Non si sa mai a inizio stagione dove si possa arrivare. Abbiamo cercato di creare entusiasmo, con staff tecnico giovane e giocatori che hanno grande voglia. Dopo una qualche difficoltà iniziale, il gruppo è cresciuto bene e siamo contenti. Abbiamo ancora margini di crescita, da gennaio si può fare di più”.

Non vi accontentate.
“La mia mentalità è che si possa sempre far meglio. La differenza la fa il dettaglio”.

Zanetti è stata una sua scommessa vinta?
“Per me non lo era. E’ stato un grande calciatore, è una brava persona e ha dimostrato competenza nel colloquio. Perché non dovrebbe funzionare? Ho visto un fuoco vero in lui, non finto come in tanti altri. Ero convinto. Ci ho parlato mezz’ora e la situazione per me era già chiara. In Germania e Austria ci sono tanti giovani allenatori nei massimi campionati. Non è mai un errore puntare su gente giovane e competente”.

Lo stesso tecnico, in una nostra recente intervista (LEGGI QUI), ha fatto un grande paragone per la vostra società: “Sudtirol come il Chievo: strutture da A”, non male se queste parole arrivano direttamente da un vostro tesserato…
“Significa che la persona sta bene e facciamo di tutto per farlo rendere al meglio. E ci fa molto piacere essere collegati a una squadra come il Chievo. Non abbiamo risorse illimitate, non abbiamo grandi investitori alle spalle, ma è tutto perfettamente equilibrato”.

Ci può dare qualche numero sulla vostra organizzazione societaria?
“Ci sono 30 soci, 140 sponsor, e un’associazione dilettantistica che conta 420 soci”.

In che cosa consiste l’associazione dilettantistica?
“Spieghiamo bene. Noi abbiamo una srl (Società a Responsabilità Limitata, si riferisce all'Fc Sudtirol, ndr) che si occupa di tutto il calcio professionistico, dalle prima squadra a quelle che disputano campionati nazionali. E poi c’è una squadra, che si chiama FCD Alto Adige, che si occupa del lavoro a livello giovanile, l’attività di base e ogni estate organizziamo 25 camp estivi per far crescere il calcio nella zona. Un’associazione che è stata fondata dai soci dell’Fc Sudtirol”.

Il primo tassello riguarda i giovani. Il secondo è dove farli allenare. E qui nasce il centro sportivo.
“Si chiama FCS centre. Ne parliamo da anni. All’inizio giravamo sempre in provincia per allenarci e prima o poi dovevamo trovare una casa: abbiamo scelto Appiano, dove c’era già una base. Ora abbiamo 2 campi in erba naturale, 2 in sintetico, un campo piccolo. Sono finiti i lavori della sede amministrativa con uffici, lavanderia, magazzini, sala video, palestra e centro medico con ambulatori e tutti i macchinari che servono per trattare gli infortuni: vogliamo che questo centro medico sia un punto di riferimento per tutti gli sportivi dell’Alto Adige. Non solo per il calcio, anche per gli altri sport: Dominik Paris (recente vincitore della tappa di Coppa del Mondo di sci a Bormio, ndr) e Andreas Seppi (tennista, numero 81 al mondo, ndr) vengono qui a farsi trattare”.

Quando sarà realtà?
“L’inaugurazione del centro sarà il 7 aprile. Tra pochi mesi aprirà anche bar e ristorante. E il 23 di maggio arriverà la Nazionale tedesca per fare il ritiro del 2018 prima di Russia 2018. Resterà qui fino al 7 giugno”.

I campioni del mondo in carica.
“Esatto. Loro potrebbero scegliere fra tutti i centri del mondo. Se hanno optato per il nostro, significa che ha qualcosa in più”.

Chi sarà il proprietario del centro sportivo?
“Il comune di Appiano (provincia di Bolzano, ndr), mentre tutti gli arredi del centro sportivo saranno di proprietà del Sudtirol. Per utilizzare il centro, c'é una convenzione d’uso che ci permetterà di restare fin quando la società farà attività di crescita nel calcio della regione. Che è da sempre la nostra missione, noi non puntiamo solo sulla prima squadra”.

Terzo tassello, il nuovo stadio.
“Tutta la progettazione è ultimata e approvata. Nei primi mesi del 2018 partirà la gara d’appalto e i lavori inizieranno in estate. Sarà un piccolo gioiello a livello nazionale: il ‘Druso’ sarà completamente rinnovato secondo modello inglese con le persone vicine ai bordi del campo con sky-box e zone business. Vogliamo fare dello stadio un punto di riferimento per la regione”.

Qualche numero?
“Partiamo dalla capienza: ora è 3.300 posti, passerà a 5.500, il limite per giocare in B, nel primo lotto. In un secondo momento toccherà quota 10mila. Nel primo lotto si costruiranno le tribune dei lati lunghi, attaccati al campo. Poi ci saranno anche le curve, senza barriere e tutto attaccato al campo. Un progetto molto bello. Ci sarà anche una zona business per 350 persone e sky box per altri 120. Dove le persone possono stare insieme oppure nel loro box con i loro clienti. Ci saranno spazi per i tifosi, non ci siamo dimenticati di loro”.

Di chi sarà?

“Del comune di Bolzano, ma in comodato d’uso all'FC Sudtirol. E’ il concetto delle tre P: Private, public, partnership. Sono cose vincenti. Soldi pubblici che vengono spesi bene, il privato investe e le strutture sono mantenute sempre al meglio”.

Se dovessimo paragonare il nuovo Druso ad un altro impianto?
“All’Audi Arena di Ingolstadt (Germania, ndr), al ‘Tivoli’ di Innsburck (Austria, ndr) e in Italia ad un piccolo Juventus Stadium”.

Sarete costretti ad emigrare?

“No. I lavori saranno fatti a lotti, potremmo sempre giocare qui. E’ chiaro che ci vuole buonsenso della Lega, credo che non ci siano problemi. Anche per la Serie C è un vantaggio vedere squadre che investono in infrastrutture”.

Stadio, centro sportivo. Obiettivi e realtà da club ambiziosi. Come mai, secondo lei, in Italia non si riesce a comprendere l’importanza di investire nelle infrastrutture?
“Perché in tante società ci sono troppi cambiamenti. Quando i vertici cambiano ogni 2-3 anni, non si può mai sviluppare un progetto. Bisogna che le società lavorino. Io sono al Sudtirol dal 2006, è la 13ma stagione che sono qui. I nostri soci sono gli stessi da 15 anni”.

La B è solo un sogno, oppure ci credete davvero?
“Ci crediamo assolutamente. Se facciamo tutto questo, è perché crediamo nella cadetteria. Non so quando sarà il momento di fare il salto, non mi piace fare proclami. So che diamo il massimo, lavorando anche 15 ore al giorno. Prima o poi il salto ci sarà”.

Volevate già raggiungerla nel 2015, come da lei stesso dichiarato. E’ stato un insuccesso non arrivarci?
“Lo dissi nel 2009. Nel 2014 eravamo in finale playoff, l’anno prima in semifinale. Ci siamo andati vicino, poi ci sono state le riforme dei campionati, dove è più difficile il salto. Noi però non facciamo debiti per salire in B, noi spendiamo ciò che abbiamo non un euro di più. Se non ci riusciamo, ci proveremo l’anno successivo”.

Il non andarci non vi ha scosso più di tanto.
“Ne siamo usciti più forti di prima. Quando non fai il salto c’è delusione, ma non molli. La società non dipende dal risultato della prima squadra: in Italia spesso vale troppo questo discorso ed è un concetto che non condivido. La società non è forte o scarsa se la prima squadra vince la domenica. Non c’entra nulla: devi avere un concetto di crescita e, come in ogni azienda, cercare di aumentare il fatturato di una certa percentuale all’anno. Questa è la nostra mentalità”.