Calcioscommesse e tesseramenti irregolari: nuovi guai per L'Aquila Calcio

29.01.2019 10:50 di Claudia Marrone Twitter:    vedi letture
Calcioscommesse e tesseramenti irregolari: nuovi guai per L'Aquila Calcio
TMW/TuttoC.com
© foto di Antonio Abbate/TuttoLegaPro.com

Non si fermano le polemiche circa la vecchia società Aquila Calcio, sparita dal professionismo dopo la vicenda del calcioscommesse denominata Dirty Soccer. Nuovi capitoli emergono dalle colonne de Il Messaggero, che parla di una nuova condanna dell'allora direttore del club Ercole Di Nicola e dell'agente Domenico Falanga, "condannati a 9 mesi di reclusione ciascuno per truffa in concorso e 1.200 euro complessivi di multa. Inoltre, gli imputati e il responsabile civile L'Aquila Calcio sono stati condannati in solido tra loro al risarcimento delle parti civili e ad una provvisionale di 60mila euro".
Come prosegue poi il quotidiano, la faccenda è relativa "al mancato tesseramento al club aquilano, all'epoca in Lega Pro, del giovane calciatore albanese Ruis Zenuni, per cui i genitori avrebbero versato dei soldi intascati da Di Nicola e mai finiti nelle casse della società. A proporre al ragazzino e ai genitori di giocare con L'Aquila calcio all'epoca fu il procuratore sportivo, nonché amico di famiglia, Falanga, il quale riferì che la società era in gravi difficoltà economiche per cui avrebbero dovuto versare una somma annua comprensiva di vitto, alloggio, stipendio mensile e trasferte di 35mila euro. Una proposta allettante per la madre, che sognava un futuro migliore per il figlio.

E così a prendere gli 8 assegni per un importo complessivo di 28mila euro, fu proprio Falanga, il quale si incaricò di effettuare il versamento della restante somma, 7mila euro, che il giovane calciatore gli avrebbe ridato nel momento in cui avrebbe iniziato a giocare". Allora, Zenuni "si recò presso L'Aquila Calcio, iniziò gli allenamenti e durante gli stessi, unitamente ad altri ragazzini, circa una cinquantina, l'allenatore, il responsabile di prima squadra, lo valutava», ma veniva fuori che non era affatto talentuoso, però «sapeva che era stato finanziato dai genitori affinché entrasse in squadra».
I fatti contestati risalgono al 2011 e la competenza territoriale è passata a Teramo perché l'ultimo versamento di denaro sarebbe avvenuto a Giulianova. Ad un certo punto quindi succede che Ruis lascia il campo, nessuno lo vede più agli allenamenti, è ottobre del 2011. Ha saputo, infatti, che la Lega Pro non accetta il suo tesseramento perché non ha la cittadinanza comunitaria. Una circostanza che Falanga sapeva benissimo, così come lo stesso Di Nicola, scrive il giudice
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