INTERVISTA TC - Di Bari: "Reggina, mi sembra di rivedere il mio Foggia"

16.11.2019 21:00 di Redazione TC Twitter:    vedi letture
INTERVISTA TC - Di Bari: "Reggina, mi sembra di rivedere il mio Foggia"
TMW/TuttoC.com

Da Zemanlandia al Foggia che nel 2017 conquistò la promozione in Serie B. Dall'esordio in A nel tempio di San Siro al rapporto complicato con Roberto De Zerbi. Beppe Di Bari domani festeggerà 50 anni, di cui buona parte spesi dietro a un pallone, in campo o dietro una scrivania. Su TMW e TuttoC lo abbiamo raggiunto per farceli raccontare. E anche per farci analizzare un campionato che lui conosce benissimo, quella Serie C vinta due anni fa.

Partiamo dal girone a lei più vicino: al sud domina la Reggina. Se lo aspettava? "Così tanto forse no. Ma ho avuto modo di seguire la Reggina: che il progetto fosse importante si vedeva dall'inizio, già dall'anno scorso quando è arrivato il nuovo patron. In un certo senso mi sembra di rivedere il mio Foggia, e neanche a farlo apposta di quella squadra c’è più di un giocatore a Reggio. Più in generale, mi sembra che ci sia la stessa sinergia".

Possono vincere il campionato? "A oggi sono la squadra più continua e costante, stanno esprimendo anche un buon calcio. Merito di Toscano: in un certo senso aveva bisogno anche lui di riscatto, del contesto giusto. Mi pare l'abbia trovato. Però ci sono tante squadre costruite per vincere che daranno da torcere fino alla fine".

Un po’ deluso dal Bari? “Sì, nel senso che ha iniziato con grandi difficoltà, anche se ora sta risalendo la china. Sicuramente dovranno fare qualche movimento a gennaio e sono convinto che lo faranno. Da lì in poi vedremo cosa succederà, perché il girone di ritorno è un altro campionato".

Le sorprese si possono confermare? "Squadre come Monopoli e Potenza possono essere piacevoli realtà, senza grosse pressioni. E lo stesso discorso può farsi per altre piazze come Teramo e Vibonese. Per essere chiari: senza pressioni vuol dire non doversi confrontare con ambienti come quello di Bari, Ternana, Catania e via dicendo: piazze con un blasone e un passato che non puoi accantonare facilmente".

Dove ogni risultato pesa. "Se hai fatto Serie A o Serie B non te lo dimentichi. Giocare in una grande città è bello perché i tifosi ti spingono, ma può essere un'arma a doppio taglio: se perdi o non fai risultato a Bari, per esempio, ti rompono le scatole. In altri contesti tutto quello che viene è guadagnato, e così può venire fuori la sorpresa. Devo dire che in quest'ottica la squadra che mi ha fatto la migliore impressione è il Monopoli".

Altra delusione, il Catania. Non sempre costruire una grande squadra è garanzia di successo. “Penso che a Catania ne sappiano qualcosa. Ogni anno hanno costruito rose molto competitive, senza poi essere andati fino in fondo. Il decimo posto a questo punto della stagione, però, non vuol dire nulla: magari parti da sotto e vinci i playoff. E poi rispetto al primo posto il ritardo è sicuramente colmabile. Certo, è difficile senza passi falsi da chi ti precede. Però se rimane nei playoff se la può giocare fino alla fine, è un fatto di testa".

Rimaniamo nel girone C. Da calciatore ha giocato a Bisceglie, sta seguendo le vicende dei pugliesi? “Sì, io ho giocato i primi anni da professionista lì: come tutte le squadre per cui ho giocato, mi è rimasta dentro, la stimo. Non so come andrà a finire, dispiacerebbe se andasse male proprio perché è una piazza a cui comunque sono legato. Di più non mi esprimo, perché non so che tipo di problemi ci siano, però mi auguro che li possano risolvere”.

Uno sguardo agli altri raggruppamenti. Nel girone A sembra tutto già scritto. "Il Monza ha costruito una squadra in cui tutti i ruoli sono coperti, e con dei doppioni. Non penso ci siano grandi alternative ai brianzoli, non vedo squadre in grado di metterle in difficoltà".

Nello stesso girone gioca la Juventus Under 23. Cosa pensa del progetto seconde squadre? "È un esperimento che dà la possibilità a dei giovani giocatori di affermarsi tra i professionisti, invece che in Primavera. Può consentire alle squadre di Serie A di far crescere i giocatori che hanno, secondo me può essere utile".

Arriviamo al girone B. I giochi sembrano apertissimi. "È incredibile, ci sono tantissime squadre importanti e attrezzate. In assoluto direi Vicenza e Padova per la vetta. Però la quantità di squadre competitive è tantissima: Sudtirol, Reggiana, Feralpisalò, Sambenedettese, Piacenza. La Triestina sta un po’ deludendo ma col cambio di allenatore può darsi che qualcosa di diverso si vedrà. In generale, questo girone e quello meridionali sono molto combattuti, mentre il Monza dovrebbe vincere a mani basse".

Uno sguardo al passato. Sta seguendo la stagione del Foggia? “Il legame c’è sempre, anche se volessi non potrei non seguirli. Sono secondi in classifica e mi auguro che facciano bene, non potrò mai augurare qualcosa di negativo al Foggia. È un po’ come se fosse la mia seconda pelle, per quello che ho vissuto prima come calciatore e poi come direttore sportivo. Anche se alla fine sono stato esonerato. Io ho scelto Foggia due volte, nel senso che ho scelto di rimanere in rossonero sia da calciatore che da direttore sportivo, rifiutando offerte anche importanti".

Dopo la promozione in Serie B ci furono contatti con altri club? "Non lo nascondo: mi sedetti al tavolo col presidente dell'Empoli, Fabrizio Corsi. Ma avevo una pazza ambizione: volevo portare il Foggia in Serie A. Volevo provare a dare continuità al mio lavoro in rossonero. Fui contattato e fui onorato di questa possibilità, però preferii fare questa scelta".

Restiamo a Foggia. Per molti, e per lei soprattutto, vuol dire Zeman. “Un'esperienza incredibile. Il suo era un calcio nuovo, che passava dal giocare a uomo a giocare a zona. Lo scopo era dare spettacolo, far divertire. Aver avuto un maestro come lui è una cosa che non dimentichi. Anche se mi faceva penare".

In che senso? "Beh, io facevo il difensore. E a Zemanlandia andavano tutti davanti, restavamo io e il mio compagno di reparto lì dietro. Ci toccava affrontare i migliori al mondo: gente come Careca o Batistuta, non so se mi spiego".

Il più difficile da marcare? “Non riesco a scegliere, ne ho affrontati tanti. Ho un ricordo speciale legato a Marco Van Basten, questo sì: ho esordito in Serie A a San Siro, contro il Milan, il 6 settembre 1992. Farlo contro di lui, poter sfidare un giocatore così fenomenale, è stato un regalo incredibile per me. Per fortuna non ha segnato".

Oggi c'è qualche allenatore che le ricorda Zeman? “Ha lasciato un marchio, una traccia, un'impronta. Per come giocava lui, a livello di dinamicità e intensità, ci sono degli allenatori che un po’ possono ricordarlo. Anche se tutti curano di più la fase difensiva. Ci sono delle similitudini con Sarri, certo, ma il tecnico della Juve cura tantissimo la difesa. E in bianconero ha una fase offensiva molto diversa rispetto a quella che aveva al Napoli. Volendo anche Giampaolo ha qualcosa".

De Zerbi? "Ha qualcosa di Zeman, sì. Anche se è normale che ogni allenatore provi a dare una sua identità. Zeman ha insegnato ad affrontare l'avversario con una certa apertura. Poi, certo, i gol arrivano, in tutti i sensi".

A proposito, avete ricucito il rapporto? “Non ci siamo lasciati in buoni termini, penso che ne dovrà passare di tempo perché possa accadere. Una cosa però voglio che sia chiara: io gli auguro il meglio, su questo non ho alcun dubbio. E poi è comunque un allenatore su cui ho scommesso. Forse un po’ di occhio ce l'ho".

Poi ha scelto Stroppa. “Guardate il Crotone. Gioca bene, mi auguro possa ritrovare nel tempo il grande salto che non ha fatto e che secondo me avrebbe già meritato. A proposito di allenatori, se posso ne vorrei citare uno che per me farà strada".

Prego. "Vasco Faisca. In Italia qualcuno lo ricorderà come difensore del Padova o dell'Ascoli. L'anno scorso faceva il collaboratore al Vilafranquense, io l'ho portato all'Olhanense. Ora è primo nella Serie C portoghese".

Domani festeggerà 50 anni. Per gli auguri aspettiamo, ma cosa aspetta dal futuro? "Un progetto serio. Dove si possa lavorare in maniera seria. Vorrei provare a ripetere quello che sono riuscito a costruire a Foggia. Lo vorrei costruire da qualche altra parte".