Chi è l'Arezzo ce l'ha comunque fatta. Gli altri tacciano pure

16.04.2018 06:00 di Claudia Marrone Twitter:    vedi letture
Chi è l'Arezzo ce l'ha comunque fatta. Gli altri tacciano pure
TMW/TuttoC.com
© foto di Francesco Inzitari/ILoveGiana

Strano il calendario della Serie C, soprattutto nel Girone A, dove, ironia della sorte, i due più sentiti derby, quello tra Pisa e Livorno e quello tra Arezzo e Robur Siena, erano in programma alla 16^ giornata (35^ se si guarda il girone di ritorno) da poco concluso. E per quanto al "Picchi" il Livorno abbia ottenuto la vetta battendo i nerazzurri, quello che più ha dato nell'occhio è stata la vittoria dell'Arezzo sulla Robur, con gli amaranto che alla fine - seppur trasversalmente - hanno contribuito a far conquistare ai "compagni di colore" il primato del raggruppamento.



Peccato, però, che la vittoria dell'Arezzo non contasse tanto come vittoria in un derby, ma contasse più come successo per provare a salvare la società, tanto che anche a margine del confronto mister Pavanel ha dichiarato che "L’Arezzo è un bene che va salvato, basta venire allo stadio per vederlo: il calore del pubblico, il calore che si vive, tutto questo è l'Arezzo ed è un bene che non si può perdere. Noi in campo siamo provando l’all in, spero che si farà anche fuori dal campo. Non dobbiamo abbassare la guardia". Ed ha effettivamente stretto il cuore - come già capitato - l'esultanza sfrenata di tecnico e giocatori sotto la curva, con i piccoli raccattapalle a bordo campo che andavano ad abbracciare i loro beniamini, intanto che tra i tifosi scoppiava l'apoteosi: la rabbia e le lacrime di chi ce l'ha fatta, contro tutti e tutto.
Perchè è ovvio che l'Arezzo ne uscirà da vincitore dalla triste vicenda che lo ha colpito. Chiaro che per Arezzo si intende staff tecnico, sanitario, magazzinieri, segretari, addetti stampa, giocatori, tifosi, giardinieri e tutto coloro che hanno lavorato per il bene societario, per Arezzo non si può certo intendere chi lo ha ridotto ai minimi termini, ovvero i vari personaggi che si sono susseguiti, più o meno veramente, alla presidenza/guida del club. E che tanto hanno parlato quando pensavano di farla franca, anche scagliandosi contro chi li contestava (tesserati, giornalisti o tifosi che fossero), ma che adesso, magicamente, sono spariti, nel silenzio più totale e senza la minima vergogna, nonostante abbiano sulla coscienza (oddio, forse una coscienza non la hanno) famiglie che grazie a quello stipendio andavano avanti e che ora sono in ginocchio grazie alle lungimiranti gestioni - leggasi pure bugie - sentite dall'estate in poi. Questo negli onesti lascia un profondo senso di frustrazione, in altri chissà.

Poi si può dire che il calcio è un gioco. Si e no. Non è certo il male del mondo, ed è ovvio, ma ormai le società sono aziende che come tali vanno trattate, e che possono creare problemi ai dipendenti, cavalcando l'onda di una crisi economica che sta piegando il mondo ma che potrebbe, a esempio proprio in questi casi, essere evitata grazie a piccoli accorgimenti. E comunque, dove c'è passione, difficilmente c'è solo un gioco.