Pontedera, Caponi: "Ripresa lontana, difficile prendere decisioni"

27.03.2020 18:30 di  Marco Pieracci   vedi letture
Andrea Caponi
TMW/TuttoC.com
Andrea Caponi

Intervistato da La Nazione il capitano del Pontedera Andrea Caponi spiega come sta vivendo questo periodo particolare: "Sono stati giorni difficili e lo sono tutt’ora. Perché le notizie che senti ogni volta che accendi la televisione o leggi i giornali con la morte di tante persone ti fanno capire che il calcio è passato in secondo piano. Quando ci sono le vite in mezzo il pensiero va a quello che sta accadendo in Italia e nel mondo e le cose più importanti diventano altre che non il calcio. La mia professione è il calciatore e non poterla praticare è una cosa che mi inquieta. Ripeto che in questo momento e fino a quando questa situazione di emergenza non migliora è giusto pensare prima di tutto alla salute, ma in prospettiva posso temere anche per il mio lavoro. Sì, se non lavoriamo ci si può preoccupare, perché non si sa cosa decideranno le società e come riusciranno a pagarci. E’ una situazione che riguarda tutti i lavoratori in genere, ma il calcio, oltretutto, è un lavoro che si gestisce di anno in anno e le poche certezze che ci sono, adesso sono ancora meno. Sulla possibilità di ripartire non ho un’idea positiva. I contagi ci sono sempre, le persone continuano a morire, per cui la ripresa è ancora lontana. Non abbiamo ancora segnali che il 4 aprile si possa iniziare ad allenarci.

Nessuno sa quando ci rimetteremo a correre e quindi viviamo nell’incertezza. Facciamo riferimento a quello che ci dice il nostro direttore Paolo Giovannini e in più siamo spesso in collegamento con Andrea Fiumana, dell’Aic. Ma il problema è che una data certa non ce l’ha nessuno perché siamo nel pieno dell’epidemia. Noi da casa possiamo solo dedicarci a qualche palleggio, qualche addominale, ma gli allenamenti da professionisti sono altri. E anche se si ripartisse per finire a luglio inoltrato, dopo 15 giorni iniziano i ritiri della prossima stagione.... Mah, non sarà facile prendere le decisioni giuste. L'appello che lancio è quello di stare in casa per far finire presto questa epidemia e tornare quanto prima alla normalità. Quando ci diranno che nessuno si può più ammalaarà il giorno più bello per tutti, dal calciatore al meccanico. Ma fino a quando c’è gente che continua a morire non si può pensare a giocare".