Pres AlbinoLeffe: "Rivedere Melandri per investire su giovani e futuro"

08.04.2020 19:45 di Valeria Debbia Twitter:    vedi letture
Gianfranco Andreoletti
TMW/TuttoC.com
Gianfranco Andreoletti
© foto di Michele Maraviglia/UC AlbinoLeffe

Gianfranco Andreoletti, presidente dell'AlbinoLeffe, è intervenuto dalle colonne del sito ufficiale sull'argomento "Troppi club pro nel calcio. Ora la riforma è inevitabile" suggerito nell'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport proponendo il proprio approfondito punto di vista: "Condivido che "le toppe messe a casaccio per coprire i buchi del presente non saranno comunque sufficienti ad evitare gli strappi che si prefigurano nel futuro", ma non credo che la criticità da risolvere sia connessa al numero dei club pro.

Vero è che nel prossimo futuro "i piccoli imprenditori avranno ben altro da fare che correre dietro a un pallone", ma proprio per questo dobbiamo domandarci quale sia nell'interesse del calcio italiano la soluzione al problema.
Senza aspettare gli effetti futuri della crisi in corso, già ieri i conti economici della Lega Pro evidenziavano la non sostenibilità della categoria, che sopravviveva solo grazie al contributo di imprenditori che in futuro avranno maggiori difficoltà non tanto a "correre dietro al pallone" ma ad apportare le stesse risorse che hanno finora dedicato al mondo del calcio italiano.
Con la mancanza di questi contributi verrà meno non solo l'attività sociale che le nostre società hanno svolto nel proprio ambito territoriale, ma anche e soprattutto, ed è questo il punto su cui mi vorrei confrontare, l'attività sportiva a favore del calcio italiano
".

Andreoletti evidenzia la mission sportiva della Lega Pro, già più volte esplicatata dal presidente Ghirelli: "Presidiare il territorio per individuare e poi formare, al meglio, i talenti locali.

Oggi il mondo della Lega Pro lavora, annualmente, sulla formazione di un bacino di 12-15.000 ragazzi italiani suddivisi nelle classi di età che vanno dai 6 ai 18 anni. La domanda da porsi è se ridurre di due terzi il numero di società e/o ragazzi impegnati in questa attività sportiva "professionistica" sia davvero una soluzione che sposi gli interessi del calcio italiano, tenuto anche conto che nelle categorie superiori (Lega A e B) i settori giovanili si caratterizzano per la presenza di percentuali molto alte di giovani stranieri.



Mi si risponderà che se non ci sono le risorse si deve fare "di necessità virtù". Vero, facciamo così da sempre. Ma se il "sistema calcio italiano" fattura 1.300 milioni di diritti televisivi non si può dire che manchino le risorse, piuttosto il problema è come queste vengano impiegate.

Per il calcio italiano, che è quello delle Nazionali e non quello delle singole società, è più conveniente investire 100 milioni sui giovani italiani o sulla stella straniera?

Il Ministro Spadafora, il Governo e la politica in generale, tenendo anche conto della funzione sociale della nostra categoria, deve dare una risposta a questa domanda.

Rivedere la Legge Melandri, riconoscendo un ruolo primario alla Federazione rispetto alla Lega A e rivedendo le percentuali di distribuzione delle risorse televisive, dimostrerebbe la "voglia di investire" sui nostri giovani cioè sul nostro futuro
".