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Triestina, i numeri che raccontano le ultime difficoltà

Triestina, i numeri che raccontano le ultime difficoltàTMW/TuttoC.com
© foto di Paolo Baratto/Grigionline.com
Oggi alle 22:30Girone A
di Laerte Salvini

Il ritorno di Attilio Tesser sulla panchina della Triestina è stato accolto come un tentativo di raddrizzare una stagione che, già a metà percorso, mostra limiti strutturali a causa della massiva penalizzazione, che di fatto ha cancellato tutte le cose buone fatte in avvio di campionato dal giovane allenatore. L'avvicendamento con Marino è avvenuto alla fine di ottobre, subito prima del trittico di partite che ha messo in evidenza tutte le difficoltà dell’Unione: tre gare, tre sconfitte, un solo gol segnato e cinque subiti. È uno spaccato che fotografa perfettamente l’attuale stato della squadra: produzione offensiva sufficiente, finalizzazione scarsa, fragilità nei momenti chiave e, soprattutto, incapacità di indirizzare le partite nella loro prima metà.

Pur con un ritmo sul campo ampiamente da metà classifica, i numeri sono indicativi di un andamento in ogni caso non idilliaco:  solo 11 gol realizzati, 14 subiti, differenza reti -3, un attacco che produce 10 tiri a partita ma ne converte meno di uno. Gli expected goals sono eloquenti: la squadra genera una media di 1.45 xG, quasi il doppio dei gol realmente segnati. C’è quindi una discreta capacità di arrivare al tiro e costruire situazioni pericolose, ma manca il dettaglio decisivo. La finalizzazione è il punto di caduta: 3.69 tiri nello specchio di media non bastano quando la conversione è bassa e quando la squadra resta a secco nel 46% delle partite.

Le tre giornate giocate sotto Tesser non hanno migliorato questo quadro. Contro Dolomiti Bellunesi e Union Brescia sono arrivati due 0-1 fotocopia, partite nelle quali l’Unione ha prodotto fasi di possesso pulite e un discreto numero di situazioni offensive, ma senza mai dare la sensazione di avere un’arma realmente affilata negli ultimi sedici metri. A Vercelli, la sconfitta per 3-1 è maturata invece in maniera più dolorosa perché, dopo aver pareggiato con Gündüz e aver dimostrato una buona reazione, la Triestina ha ceduto nell’ultimo quarto d’ora, uno dei periodi della gara in cui concede più gol. È un pattern consolidato: la squadra non segna mai nei primi 30 minuti, non indirizza le partite, e tende a soffrire proprio nelle fasi finali, dove perde compattezza e lucidità.

Anche la distribuzione delle prestazioni tra casa e trasferta spiega molto. Al “Nereo Rocco” la Triestina ha un rendimento più solido, con una media di 1.50 punti a partita, 1.33 gol segnati e 0.83 subiti. Fuori casa, invece, i numeri crollano: appena 0.57 punti di media, 0.43 gol segnati e 1.29 subiti. Il problema quindi non è solo qualitativo, ma anche psicologico e legato alla gestione delle pressioni esterne. Le cinque sconfitte lontano da Trieste pesano sul bilancio e condizionano la classifica più delle difficoltà interne, dove comunque la squadra non vince da quattro gare.

Ci sono però alcuni segnali che permettono a Tesser di avere una base da cui ripartire. Il possesso palla medio è del 54%, un dato che indica un’identità di gioco non casuale e un controllo delle partite spesso superiore a quello degli avversari. Anche gli xG concessi, pari a 1.53, sono in linea con le reti effettivamente subite, segno che la difesa, pur non essendo impermeabile, non è il principale fattore critico. In realtà il problema si colloca più avanti, nella distanza tra ciò che la squadra costruisce e ciò che riesce a capitalizzare.

La recente produzione offensiva è affidata soprattutto a Vertainen e Gündüz, autori insieme di sei delle undici reti totali. A loro si aggiunge Ioniță, unico centrocampista ad aver già inciso più volte in zona gol. Il resto del gruppo è ancora fermo o quasi: Faggioli non ha ancora trovato la via del gol, D’Urso ha siglato la sua prima rete solo di recente, Kljajic ha alternato buone prestazioni a momenti di scarsa incisività. Tesser dovrà lavorare molto sulla distribuzione delle responsabilità offensive, perché una squadra che segna così poco non può permettersi di dipendere da due soli giocatori.

Il vero banco di prova, nelle prossime settimane, sarà la capacità di rompere la sequenza di gare in cui la Triestina non riesce a portarsi in vantaggio all’intervallo. In 13 partite è successo una sola volta: significa che ogni partita è una salita, spesso complicata ulteriormente dalla difficoltà di segnare nella prima mezz’ora. Tesser dovrà intervenire proprio su questo: intensità iniziale, verticalità, aggressione degli spazi e maggiore coraggio nei pressi dell’area avversaria.

In un girone equilibrato, dove otto squadre sono racchiuse in quattro punti, il margine per raddrizzare la stagione esiste ancora. Tuttavia la Triestina deve trasformare ciò che i numeri suggeriscono – una squadra che crea più di quanto sembri – in una realtà tangibile. Per farlo servirà aumentare l’efficienza realizzativa, reggere meglio gli ultimi venti minuti, ridurre gli errori in trasferta e trovare un riferimento chiaro in grado di guidare l’intero reparto offensivo.

L’effetto Tesser, oggi, non è ancora quantificabile perché il tecnico ha ereditato una squadra ferma, fragile e in difficoltà. Ma è proprio questa tipologia di contesto che in passato lo ha reso un allenatore di rimonta. La Triestina ha bisogno che la storia si ripeta: i numeri non sono un destino, ma una fotografia. Per cambiare l’immagine, ora, servono gol. E continuità.