Renate, Anghileri: "Nessuna attenuante, è mancata la cattiveria"

19.11.2018 15:20 di Francesco Moscatelli   vedi letture
Marco Anghileri, Renate
TMW/TuttoC.com
Marco Anghileri, Renate
© foto di Jacopo Duranti/TuttoLegaPro.com

L'ultimo riflettore si spegne. Fuori, un'aria di freddo secco che ti taglia i lobi dell'orecchio. Nel piazzale adiacente il lazzaretto non passa nessuno. Niente, neanche il terzo caffè caldo riesce nel miracolo di regalare un po' di sollievo. Sono le 21.25, in fondo solo le 21.25: ma chi ha voglia di muoversi con questa falce balcanica?  

Poteva essere, doveva essere un primo, vero bivio lungo il sentiero impervio della salvezza. La sensazione, quando anche il cancello di Piazzale Goisis si chiude, è quella di un guidatore che un attimo dopo la scelta ha già capito di aver sbagliato strada. E ora? A quando l'occasione di fare marcia indietro e prendere la direzione giusta? E una volta tornati in carreggiata, ci sarà modo di rientrare nel gruppo?

E' la sera della preoccupazione in casa Renate. Il ritorno alla vittoria dopo tanto tempo aveva radicalizzato gli scenari post-Imolese: vinci ancora e puoi dirti di nuovo pienamente nella bagarre, perdi e cancelli quel piccolo ma incoraggiante passo in avanti. Alla fine dei cinque minuti di recupero, non è solo l'aver perso a riaprire vecchie ferite. E' l'aver perso male: un primo tempo senza cuore e una ripresa che alimenta false speranze di rimonta. Anche perché quel gol di Kouko si innesta proprio nel periodo migliore (o, più corretto, meno peggiore) delle pantere assopite. Una squadra che, in questo che è stato un vero e proprio scontro diretto, ha giocato alla pari solo per una ventina di minuti, che ha perso molti duelli individuali, che è arrivata seconda su molti palloni, che ancora deve trovare un undici più o meno caratterizzante e identificativo. C'è ancora tempo, c'è ancora spazio, c'è ancora potenziale: ma una sera così non può non invocare un'immediata riscossa.

A tentare di spiegare cause e possibili effetti di un pericoloso passo indietro, è il capitano. Già, Marco Anghileri, lo stesso che ci aveva messo la faccia in un'altra serata disgraziata: era tarda primavera, non tardo autunno; erano due scalini prima di un sogno, non due passi verso il disastro. Già, in quella sera di un "Città di Meda" violato dal Bassano nei play-off (forse, a conti fatti, il punto più alto della storia della società nerazzurra) il capitano era lì, in prima linea. In campo e in sala stampa. 190 giorni più tardi, Anghileri gioca ancora a carte scoperte. Ad assumersi la propria parte di responsabilità per una sconfitta a firma della sua ex squadra, un AlbinoLeffe che conosce (meritatamente) per la prima volta in stagione la gioia dei tre punti e che, al contempo, spedisce le pantere all'ultimo posto in graduatoria. Sì: Renate ultimo e con il morale da ricostruire. Perché proprio ora? Perché proprio in questo modo? 

"Non mi spiego questa prestazione così incolore - esordisce il laterale lecchese - in settimana abbiamo lavorato molto bene, ma la condotta qui a Bergamo è stata davvero brutta. Dobbiamo capire che dobbiamo cambiare mentalità, dobbiamo capire che dobbiamo lottare su tutti i palloni: la classifica attualmente non fa sconti, abbiamo le carte per risalire ma senza un cambio di atteggiamento non faremo grossi passi in avanti. Nel primo tempo l'AlbinoLeffe aveva tanta voglia di vincere, noi no. Questa è una delle poche partite dove è mancata la nostra cattiveria, la caratteristica che ci ha contraddistinto in questi anni: lo posso dire io che sono a Renate da diverso tempo (oltre tre stagioni, ndr). Dobbiamo avere un po' più di coraggio e un po' più di personalità: coltello tra i denti dal 1' al 90'. La guida tecnica? Gioacchino Adamo è un ottimo allenatore, durante la settimana ci dice dalla A alla Z come stare in campo e cosa fare in campo: la responsabilità di attuare le indicazioni è di noi giocatori. Questa sera (ieri sera, ndr) con qualsiasi mister e con qualsiasi modulo avremmo perso perché a mancare è stata -lo ripeto- la cattiveria. Io sono molto arrabbiato: da parte mia, unitamente ai compagni più esperti, ce la metterò tutta nel trasmettere la voglia di uscire da questa difficile situazione. A partire dagli allenamenti settimanali".