PLAY-OFF ALLARGATI, CHI LO DICE CHE NE VALE PENA? SI È PERSO IL MITO DELLA SALVEZZA TRANQUILLA E SI SMINUISCE CHI ARRIVA IN TESTA

Siciliano, palermitano, tifoso del Palermo. Classe '85, dal giornalino scolastico al giornalismo di professione il passo non è breve, ma a volte lo si fa. Le step successivo è TuttoC.com
30.03.2018 00:00 di Dario Lo Cascio Twitter:    vedi letture
PLAY-OFF ALLARGATI, CHI LO DICE CHE NE VALE PENA? SI È PERSO IL MITO DELLA SALVEZZA TRANQUILLA E SI SMINUISCE CHI ARRIVA IN TESTA
© foto di TC

Il campionato entra nella fase finale. Abituatevi a sentirlo ripetere perchè sarà una frase che verrà detta fino alla nausea nelle prossime settimane. E già si inizia a fare qualche calcolo riguardate i primi posti, i secondi posti, i posti play-off. Posti play-off? Sono davvero un bel po', non c'è che dire. Nove per girone più la vincitrice della Coppa Italia Serie C. E se la vincitrice è già nel play-off la semifinalista. E se entrambe già lo sono si aggiunge un'ulteriore squadra. Così sarà, perché Alessandria e Viterbese, entrambe del Girone A, sono quarta e quinta, quindi si scenderà fino all'undicesimo posto.

L'undicesimo posto su diciannove squadre vale i play-off. Aspettate un attimo. L'undicesimo posto? Ma sarebbe più vicino ai play-out. Che senso ha? Ce lo chiediamo da giornalisti, da appassionati di calcio, da tifosi. Rifletteteci anche voi, anche se siete supporter di quella squadra che conquisterà un posto negli spareggi promozione arrivando sotto la metà della classifica. Questa "riforma", questi play-off allargati, sono stati introdotti nella scorsa stagione. E cosa hanno portato? Una lunghissima fase post campionato, con ben cinque turni da disputarsi. Ed in Final Four - idea apprezzabile, questa sì, quella di concentrare semifinali e finale in un'unica location e in pochi giorni - sono comunque arrivate squadre di vertice. 

I play-off allargati sono viziati da due ipocrisie, una materiale ed una morale. A livello materiale, e per materiale intendiamo economico, diciamoci la verità, quanti dei quasi trenta club che partecipano hanno le possibilità di affrontare un campionato di Serie B? Ci sono società che falliscono, altre che boccheggiano con l'acqua alla gola, provando a non farsi sommergere dalle spese e dai debiti pregressi. Affrontare una Serie B, per quanto possa comportare senza ombra di dubbio introiti maggiori da sponsor, diritti TV, ingressi allo stadio, comunque comporta delle spese. Devi attrezzare una squadra all'altezza, devi investire nell'impianto che magari non è a norma. Tante società non hanno interesse nella Serie B a breve termine, e neanche a lungo termine. È questa la verità, e va detta. E a nostro avviso non c'è davvero niente di male. 

L'altro aspetto, quello morale, è molto semplice. Si sminuisce il valore di una stagione, il percorso di squadre che lottano per arrivare nei primissimi posti. Certo, potreste ribattere che chi arriva dal secondo al quarto posto salta il primo turno. Ma poi si trova ad affrontare una squadra che è arrivata decima, e che ha fatto venti o venticinque punti in meno in campionato. Quindi che senso ha sbattersi per arrivare terzi o quarti? Si risparmiano le energie. In Serie A contano le prime sei posizioni per scudetto ed Europa, e le ultime tre per la retrocessione. In Serie B per la promozione si considerano i primi otto posti (due dirette, le altre ai play-off), per la retrocessione giù le ultime tre e altre due ai play-out. Su ventidue squadre. 

Perché in Serie C bisogna per forza coinvolgere oltre tre quarti della graduatoria? È un premio per cosa? Per nulla. È un contentino. Si vuole evitare che si arrivi ad un punto della stagione in cui alcune squadre sono già salve e non puntano ai play-off ma non rischiano neanche i play-out. Insomma non hanno più nulla da dire. Ma esattamente cosa c'è di male nell'ottenere una salvezza tranquilla e fermarsi lì? In Serie A in mezzo tra retrocessione ed Europa ci sono undici posizioni. In B tra promozione e rischio di C nove. Perché in terza serie tra play-out e play-off possono esserci appena quattro squadre? 

Tutto per lo spettacolo, tutto per dare un'ulteriore coda ad un campionato logorante, gonfiare i numeri per mascherare i problemi. Serie C a 60 squadre e quest'anno neanche ci si è arrivati. Cinque sostituzioni ma i vantaggi effettivi dove sono? Tutti ai play-off e niente retrocessioni dirette. Coinvolgere a tutti i costi, allungare il brodo invece di concentrare lo spettacolo e le energie. Sembra questo l'indirizzo della Serie C ormai. Un indirizzo che sembra sempre più un gigantesco pasticcio.