Siena, un salto nel buio. Ogni anno a Ottobre c'è un club che non ha pagato gli stipendi: il mistero delle iscrizioni. L'Erba del Seregno non è cattiva: ecco chi può rilevare la società. Il ritorno di Tavecchio
TMW/TuttoC.com
A Siena non la raccontano giusta. A parole sbandierano ambizioni di Serie B, ma nei fatti le scelte sembrano più figlie dell’improvvisazione. All’insegna dell’io speriamo che me la cavo di Villaggiana memoria. La squadra costruita è di buon livello: diciamo da quarto-sesto posto. Nulla di più. Sicuramente non da promozione diretta. Con le rose di Reggiana e Modena non c’è paragone e pure un altro paio di squadre appaiono più attrezzate. Paloschi è stato un colpo mediatico, ma oggi fossimo in un Cesena non lo cambieremmo mai con un Bortolussi di categoria. Perché in C non si vince con i nomi e le vecchie glorie. A pagare - come sempre succede in Italia - è stato l’allenatore. Sicuramente il Siena non stava brillando, ma era in linea con i valori dell’organico. A parte lo scivolone di Viterbo il Siena ha sempre fatto e ottenuto il massimo per le potenzialità a sua disposizione. Ha sbagliato anche il Gila ad assecondare promesse roboanti di una piazza reduce da 2 fallimenti negli ultimi 7 anni e che alza sempre l’asticella. Pericolosamente. Neanche con Antonio Conte (che ai tempi della Robur 11 anni fa i palati fini del Franchi criticavano...) al timone questo Siena vincerebbe il campionato. Lo diciamo chiaro e tondo, a scanso di equivoci. E comunque per tornare al quesito iniziale: qualcuno a Siena forse vende fumo nell’occhio ai tifosi. Se l’ambizione è la B e cacci Gilardino (scelta legittima e che ci può stare), allora devi prendere un top di categoria per la panchina. Un Mimmo Toscano, per intenderci. Uno che ha 4 promozione in bacheca. Oppure gente che ha già vinto e conosce a menadito la categoria come Roberto Boscaglia e Vincenzo Vivarini. Se invece affidi la squadra fino a giugno a Massimiliano Maddaloni non si può non parlare di improvvisazione. Nulla contro il povero Maddaloni che è stato un prezioso collaboratore di Marcello Lippi in Cina e ha lavorato al fianco di Ciro Ferrara alla Juventus (non andò benissimo, ma questa è un’altra storia), ma che conosce poco la Serie C. D’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che non allena a queste latitudini da 10 anni. L’ultima esperienza italiana fu quella di Carpi (deludente con tanto di esonero), dopodiché 9 lunghi anni in Estremo Oriente. Ecco perché la sua nomina appare un salto nel buio. Sicuramente una scelta lontana da chi punta dritto alla B. E non si può neppure parlare di progetto con Maddaloni, visto che ha firmato un contratto fino a giugno. Gli altri tecnici interpellati avevano tutti chiesto di firmare fino al 2023 (non con opzioni varie ed eventuali) per approdare nella città del Palio. E allora si torna al punto di partenza: dove vuole arrivare questo Siena? Quali sono i reali progetti? In ballo ci sarebbe anche la questione legata al progetto stadio, destinata a decollare solo in caso di Serie B. Altrimenti nisba. E senza situazioni appetitose extra campo quanto una proprietà straniera come quella armena avrà voglia di portare avanti il giocattolo? Tanti nodi da sciogliere per un futuro tutto da scoprire e decifrare...
Indipendentemente dalla querelle delle ultime settimane e da qualsiasi parte si possa essere schierati tra Davide Erba e il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli (personalmente i due hanno sproloquiato fin troppo e che i conti della CalcioServizi non tornassero si sa dai tempi di Macalli...), un dato è certo: l’addio del numero uno del Seregno alla Serie C rappresenta una perdita significativa. Lascia o molla il colpo, a seconda dei punti di vista, un giovane imprenditore appassionato e virtuoso. Uno che in questi anni sempre pagato con puntualità gli stipendi (e che stipendi soprattutto in D...) in un sistema decotto e che negli ultimi 2 lustri è stato caratterizzato da numerosi fallimenti. Con parecchie società che addirittura non sono neppure arrivate a fine stagione, lasciando i campionati di appartenenza in numero dispari con le famigerate e ormai note X al loro posto. Un giorno poi faremo un approfondimento sulle iscrizioni visto che ogni anno c’è almeno una società che a ottobre non è in grado di saldare le prime mensilità ai propri tesserati. Tradotto: probabilmente non aveva la solidità per partecipare al campionato (Modena e Trapani docet). Ma non divaghiamo. L’addio di Erba al Seregno rappresenta una occasione persa per una categoria in cui pullulano e hanno trovato terreno fertile banditi, filibustieri e speculatori negli ultimi anni. Dopo i Diquigiovanni e Cucinelli dalla C se ne va un altro imprenditore che di soldi negli ultimi anni ne ha messi (buttati?) tanti. E questa senza dubbio è una sconfitta per tutto il movimento della Lega Pro. Il post Erba a Seregno potrebbe essere una vecchia conoscenza del dg Ninni Corda: quel Roberto Felleca, ex proprietario di Como e Foggia. All'insegna del più classico non c'è due senza tre...
La Serie D è nel caos dopo le dimissioni del presidente Cosimo Sibilia che evitano il commissariamento (sarebbe arrivato Giancarlo Abete...). Il dirigente avellinese non ha mai avuto l’appoggio dei comitati regionali ed é rimasto bruciato: per lui si prospetta il ritorno a tempo pieno in politica come parlamentare. Che futuro per l’LND? Ci sono 180 giorni di tempo per indire nuove elezioni, intanto subentrerà il vice presidente vicario Ettore Pellizzari al timone della Lega al posto di Sibilia. Tra 6 mesi sarà tempo di voti: occhio a Carlo Tavecchio che scalpita per tornare sul suo vecchio trono di deus ex machina del calcio dilettantistico. Un nome da tenere d’occhio. A meno che la riforma che ha in testa Gravina non passi davvero. A quel punto la nuova D Elite (4 gironi) e tutto il calcio dilettantistico passerebbe sotto l'influenza Ghirelliana. La lotta per le poltrone del calcio italiano è appena incominciata...
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IL PUNTO di Nicolò Schira
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