Picerno, Greco: “Sostenibilità, identità e coraggio sui giovani”
In un momento delicato della stagione, il direttore generale del Picerno Vincenzo Greco analizza presente e futuro del club lucano. Tra cambio tecnico, filosofia gestionale, sviluppo dei giovani e prospettive di mercato, il DG dei lucani offre una lettura chiara delle scelte della società, rivendicando il modello Picerno come esempio di sostenibilità e organizzazione.
Direttore, come giudica finora il percorso del Picerno in questa stagione?
“Sicuramente non un percorso positivo rispetto agli anni precedenti. Sapevamo però fin dall’inizio che sarebbe stata una stagione in salita: abbiamo cambiato molti calciatori perché era necessario chiudere un ciclo, abbiamo affidato la squadra a un allenatore esordiente in categoria e abbiamo ringiovanito molto la rosa. Tutto questo ci aveva resi consapevoli delle difficoltà, anche se non ci aspettavamo un avvio così complicato. Considerando il valore di alcuni giocatori, ci attendevamo qualche risultato positivo in più.”
Il cambio del mister cosa ha portato?
“Abbiamo cambiato guida tecnica da circa un mese, affidandoci a mister Bertotto, allenatore esperto e tra i migliori della categoria. La squadra sta assimilando gradualmente i suoi principi: nelle ultime due gare si è visto un buon gioco, anche se c’è ancora tanto da lavorare. Quotidianamente ci impegniamo affinché la squadra possa esprimersi al massimo.”
Tornando indietro, sceglierebbe di nuovo un allenatore esordiente?
“Noi ci basiamo sul nostro percorso. Anche mister Longo, quando arrivò, era un allenatore inesperto: veniva dalla Folgore Caratese e non aveva mai guidato una squadra tra i professionisti. Gli abbiamo dato fiducia e l’ha meritata, anche nei momenti difficili. Con mister De Luca non abbiamo visto lo stesso percorso né le stesse capacità. La squadra sembrava confusa e non seguiva le sue indicazioni. Avendo iniziato un nuovo ciclo, abbiamo ritenuto necessario un tecnico più esperto che potesse guidare un gruppo giovane, con molti ragazzi alla prima esperienza tra i professionisti. Abbiamo azzardato un po’, ma siamo intervenuti subito. Ora vediamo una risposta positiva.”
Cosa ha portato Bertotto nello specifico?
“Ha portato esperienza e valori molto alti, soprattutto a livello caratteriale. Si è adattato alle caratteristiche dei nostri giocatori e ha lavorato in quella direzione. Prima alcuni calciatori giocavano fuori ruolo, ora c’è maggiore coerenza tecnica e tattica.”
Cosa serve per trovare continuità di risultati?
“Serve lavorare duro e correggere gli errori commessi. La squadra sta migliorando: lo abbiamo visto contro la Cavese, quando siamo andati avanti di due gol prima di essere raggiunti, e lo abbiamo visto ancora di più a Trapani. Lì abbiamo affrontato una squadra che senza penalizzazione sarebbe terza, con giocatori di altissimo livello. Abbiamo dominato per 80 minuti, siamo andati in vantaggio e abbiamo imposto il nostro gioco: un singolo episodio negativo ha compromesso tutto. Dobbiamo lavorare proprio su questi episodi e sporcarci di più: nel nostro girone spesso conta l’agonismo, serve essere meno belli e più concreti.”
Picerno è spesso citato come società modello. Qual è la vostra filosofia gestionale?
“Picerno è considerata una piccola realtà, un gioiellino, un modello da seguire soprattutto a livello gestionale. Abbiamo dimostrato di poter stare in questa categoria e di poterlo fare bene. La nostra linea è quella della sostenibilità: pur avendo una proprietà molto forte economicamente, non facciamo il passo più lungo della gamba. Puntiamo su equilibrio, organizzazione e solidità. Siamo una delle società più strutturate della categoria e abbiamo investito tanto nelle infrastrutture e nel miglioramento dell’ambiente di lavoro. Non lo dico io: lo riconoscono anche i vertici federali. In cinque anni di Lega Pro, con il monte ingaggi più basso del girone C, ci siamo qualificati sempre ai playoff e abbiamo battuto club storici come Catania, Palermo, Avellino. Dispiace vedere società che spendono milioni senza rispettare gli impegni: poi arrivano le penalizzazioni, ma intanto il campionato è falsato. Chiedo alle istituzioni di far rispettare le regole: noi le rispettiamo sempre, facendo sacrifici.”
In una piazza piccola ma passionale come Picerno, quanto contano i tifosi?
“Sono fantastici. Non abbiamo una tifoseria numerosa, perché siamo la realtà più piccola del girone C, con soli 5.000 abitanti e una popolazione molto anziana. Ma in proporzione al numero di residenti, la percentuale di presenza allo stadio è tra le più alte. Sono calorosi, presenti e accoglienti. La società esiste per regalare gioie ai propri tifosi: quest’anno lotteremo fino all’ultimo per uscire da questa situazione.”
Il mercato di gennaio è alle porte: cosa dobbiamo aspettarci?
“Interverremo, soprattutto sugli over. Abbiamo tanti giovani di valore sui quali abbiamo investito e ai quali dobbiamo dare tempo. Per farli crescere serve affiancarli a calciatori più esperti, che con il loro vissuto possano trasmettere sicurezza. Agiremo in ogni reparto, inserendo elementi di esperienza.”
Ci sono giovani che possono fare il salto di categoria?
“Assolutamente sì. In Italia manca il coraggio di puntare sui giovani: noi lo abbiamo. Le nostre plusvalenze degli ultimi anni lo dimostrano. Cito un esempio: Kouda, preso dai dilettanti, oggi è del Parma e sta giocando in Serie B allo Spezia, dimostrando il suo valore. Sono convinto che arriverà in Serie A. E non è l’unico: tanti giocatori passati da noi oggi sono in contesti più importanti. In rosa abbiamo diversi giovani che oggi vivono difficoltà dovute ai risultati, ma in futuro sentiremo parlare di loro. Non faccio nomi: tutti hanno potenzialità per crescere e spiccare il salto, qui o altrove.”
Il Picerno funge anche da volano per il territorio lucano. Continuerete su questa linea?
“I risultati sportivi hanno portato Picerno alla ribalta nazionale e internazionale. Siamo una piccola favola del calcio italiano. Facciamo calcio grazie al nostro presidente, che investe senza alcun interesse personale, solo per amore della comunità. È un mecenate nel senso più autentico. Continueremo a promuovere il territorio attraverso il nostro lavoro: non è facile in realtà piccole, dove mancano alcune dinamiche organizzative, ma abbiamo dimostrato di poter stare in categoria e di poter ambire anche a qualcosa in più.”
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