INTERVISTA TC Arezzo, Ferrario: "Chiediamo un incontro con Gravina"

19.02.2018 14:20 di Raffaella Bon   vedi letture
Stefano Ferrario
TMW/TuttoC.com
Stefano Ferrario
© foto di Federico Gaetano

Gli stipendi non pagati, la scadenza federale disattesa nonostante le tante belle parole del presidente Matteoni, il derby di Pontedera affrontato presentandosi al 'Mannucci' con le proprie auto. La situazione in casa Arezzo è incandescente e ai microfoni di TuttoC.com l'ha commentata il difensore Stefano Ferrario.

E' stato un fulmine a ciel sereno?
"Sì, per le modalità che ci hanno portato al 16 febbraio. Con i modi presuntuosi del presidente. Non ultima la storia del fondo londinese che la mattina c'era e poi è sparito. Non ci meritiamo di essere presi in giro".

Al fondo ci avevate creduto?
"Noi siamo polli e crediamo nella buona fede. Ad ora però pensiamo sia stata una bufala. A noi il presidente disse che sarebbe andato avanti fino a giugno a prescindere dal fondo. Ma non solo a noi, anche a tutti quanti gli altri: dai magazzinieri ai dipendenti al settore giovanile. Lo aveva promesso a prescindere dagli aiuti".

Dopo avete avuto altri contatti con lui?
"Ad Arezzo non vuole venire: è scomparso. Lui parla con i giornalisti e non con noi. Non ci risponde più al telefono. È sparito. Non c'è più nessuno in sede: sono rimasti solo la segretaria, il team manager e l'addetto stampa. Il sindaco ha voluto incontrarci, ma noi non vogliamo più parole ma fatti. Abbiamo il cervello pieno di cagate e non ci sta dentro più niente".

La partita di ieri (il derby di Pontedera terminato 0-0) è stata un segnale?
"La partita di ieri l'avevamo preparata e ci siamo detti ormai giochiamola. Abbiamo un ristorante dentro lo stadio che ci ha offerto la colazione e poi abbiamo pranzato a Pontedera, anche se non ho idea di come sia stato pagato questo pranzo. Ci sta che sia stato pagata con i soldi della partita precedente, non di tasca da Matteoni".



Il rapporto con le istituzioni calcistiche?
"Per quanto riguarda il presidente Gravina, vogliamo che venga ad Arezzo e abbia un confronto con noi. E' la terza piazza importante che subisce tutto questo, dopo Modena e Vicenza. Non si può pensare ad un'ulteriore esclusione. Si deve assumere responsabilità di quello che sta succedendo ad Arezzo".

Cosa chiederete a Gravina?
"Di venire qui e vogliamo capire come mai questi personaggi sono entrati nel calcio ad Arezzo. Il problema non è l'Arezzo calcio nello specifico, ma la situazione generale di questa categoria. Non possiamo più stare fermi. Noi vogliamo sensibilizzare il più possibile".

La situazione è stata drammatica sin dall'inizio?
"Da giugno, quando ci fu il primo ritardo. Probabilmente sarebbe stato meglio non iscrivere la squadra. È stata una lenta agonia".

Le prossime partite pensate di garantirle?
"In questo momento prepareremo stato di agitazione con la squadra. Se non abbiamo le garanzie, la squadra sceglierà la strada più opportuna su come comportarsi".

Come si può giocare con questi problemi?
"Ti toglie le energie ogni giorno perché sposti l'attenzione sul quotidiano e su come andare avanti. La partita è importantissima per un giocatore, ma come andare avanti nella vita quotidiana è più importante. Abbiamo sempre detto che bisognava scendere in campo ed andare avanti ed eravamo convinti di questo. Scendere per noi stessi e per la città: questo fino all'ultima presa in giro. Ora serve dare un segnale diverso, dove non scendi più in campo ed apri gli occhi su una situazione imbarazzante. Senza avere il peso mentale di questa situazione ieri la palla sarebbe entrata dentro e non andata fuori".