INTERVISTA TC Macalli: "Semiprofessionismo e seconde squadre in C da pelle d'oca"

13.01.2018 15:00 di  Sebastian Donzella  Twitter:    vedi letture
INTERVISTA TC Macalli: "Semiprofessionismo e seconde squadre in C da pelle d'oca"
TMW/TuttoC.com
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

È stato il presidente della terza serie per quasi un ventennio, dal 1998 al 2015. Mario Macalli, pur avendo deciso di rimanere fuori dal calcio, continua a seguirlo con grande interesse. Per questo TuttoC.com lo ha contattato in esclusiva per capire cosa ne pensa dell'attuale Serie C e delle elezioni federali che vedranno protagonista l'attuale presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina.

Iniziamo dalle elezioni in FIGC. Da ex vicepresidente federale come vede la corsa?

"Se va bene siamo rovinati: probabilmente ci saranno quattro candidati, altro che unione. C'è chi si candida per vincere e chi per ottenere qualcosa ritirandosi al momento giusto. Sono contento di esser fuori da tutto perché ora come ora avrei perso solo tempo a star lì. La Lega di A, trainante nel sistema calcio, non ha una governance. Poi ci sono quattro componenti che esprimono tre candidati e potrebbe spuntare anche un altro nome dalla A. E appena si parla di Lotito lo trattano come criminale: eppure ha insegnato a fare calcio, basti guardare dove ha riportato la Lazio. In questo momento le idee sono poche e ben confuse, leggo cose allucinanti. Ma del resto è normale: alcuni presidenti di FIGC, senza il mio appoggio, non sarebbero diventati nemmeno presidenti del proprio condominio. Ma si dimenticano di questo perché non c'è più moralità nel calcio".

Tra i candidati vi è anche Gabriele Gravina, attuale numero uno della Lega Pro. Che ne pensa?

"Gravina fa bene a candidarsi se ha i numeri per farlo. Ma sentir parlare oggi di semiprofessionismo e seconde squadre mi fa venir la pelle d'oca. Il mondo del calcio va raffreddato, non surriscaldato".

Partiamo dal semiprofessionismo: cosa non le piace?

"Che stiamo tornando indietro ai tempi di Artemio Franchi. Un grandissimo dirigente, intendiamoci, ma lui gestiva circa 130 squadre nella sua Lega ed erano tempi diversi. Il problema maggiore, però, non è la quantità ma la qualità: se facciamo i Semipro, la Lega Pro diventa come la Serie D, con meno regole e molti più rischi. Vogliamo far aumentare il nero anche nel professionismo?".

E sulle seconde squadre?

"In questo caso è indubbio che i benefici vanno al calcio superiore. Non è una cosa sbagliata in toto, visto che i club di Serie A sono quelli che muovono l'economia del nostro calcio. Però devono arrivare i giusti soldi alla Serie C. Altrimenti, vale la pena inquinare la categoria? Inoltre vorrei capire se vogliono inserirle dentro o fuori classifica. Se le metti dentro e poi retrocedono, i calciatori diventano dilettanti e possono svincolarsi il giorno dopo. Se le metti fuori è una roba da pazzi: come pensi di far pubblico in questo modo? E che agonismo può esserci da parte degli avversari?".

Chi sarebbe il suo candidato ideale?

"Antonio Gozzi è il mio presidente federale. Presidente dell'Entella, numero uno di Federacciai. È il mio candidato ufficiale. A lui do il mio voto ideale: un grande imprenditore bravo anche nel calcio. Basti vedere cosa è riuscito a creare in una piccola realtà come Chiavari".

Passiamo alla Serie C e alla triste vicenda del Vicenza.

"È una cosa che fa piangere il cuore. Nella loro precedente stagione in Lega Pro (2013-14 NdR) io andai a Vicenza a parlare personalmente col presidente e i dirigenti, dicendo loro che la società mi dava grandi preoccupazioni. Spiegandogli, senza offendere nessuno ma con un'analisi precisa, che se non avessero apportato drastici correttivi sarebbero saltati per aria. Poi riuscirono a essere ripescati, tra mille polemiche, ma hanno solo rinviato il problema che si è ripresentato in tutta la sua gravità in queste settimane. Era solo questione di tempo: sapevo che, tornando in Serie C, avrebbero fatto questa fine ingloriosa. E ricordo anche che, nel rinnovare un Consiglio di Lega, venne fatto un blitz, democratico sia chiaro, per inserire Cassingena del Vicenza. Da consigliere di Lega, dunque, rappresentava il ricco e laborioso Nord Est avendo in mano una società già indebitata. Dispiace per i tifosi e son contento che la Berretti non sia partita per Padova: sarebbe stata l'ennesima vergogna".

È il secondo caso in stagione dopo Modena. Due società che hanno conosciuto il grande calcio.

"Non è affatto un caso che entrambe arrivino dalla Serie B. Si vada a vedere l'indebitamento medio che c'è in cadetteria: si producono debiti a valanga e nessuno dice niente.  Poi è normale che se retrocedono fanno il botto. Il Vicenza, senza retrocessione, nonostante quei debiti avrebbe continuato ancora a giocare. Nel calcio non si va avanti a balle, ma con i soldi. Io ho fatto 29 anni il dirigente della società della mia città e non ho un euro di debito con nessuno. Qua invece tutti che chiedono soldi. E ora leggo dichiarazioni che io faccio da 10 anni, che la Serie B non va. E io di che ho parlato in questi anni?
Si tratta, poi, di squadre che saltano per aria in C e hanno la possibilità di ripartire da una categoria sotto. E chi invece ha sempre fatto le cose in maniera regolare si ritrova certe corazzate che ripartono da zero. Niente più debiti da pagare, fai la grande squadra e vai in categoria superiore. Con Mario Macalli c'era la guerra con l'elmetto per queste cose qua. Davo fastidio, questa è la verità".

Ad abbandonare la terza serie, in questi anni, anche altri club gloriosi, come Pavia, Messina, Mantova, Varese, Latina...

"Dopo la nostra gestione, secondo certe promesse, non ci sarebbero stati più fallimenti. Invece continuano a fallire a frotte. Però con me le fidejussioni erano bancarie a prima richiesta, non tarocche. ed erano di 600mila euro, non di 300. Al posto di mettere più regole per permettere di  fare calcio solo a chi può, si è fatta una deregulation totale creando problemi anche a chi è sempre stato in regola. Nell'ultimo periodo c'è stata pure una grande truffa, l'aver riempito la Serie C con fidejussioni rilascaite da una società fallita. Qualcuno dovrebbe chiedersi chi ha mandato un sacco di squadre, l'anno scorso, a firmare con la stessa società straniera. L'ufficio indagini dovrebbe indagare. O nessuno si fa le domande?".

Però l'Antitrust non permette di poter utilizzare solo fidejussioni bancarie...

"Il problema è a monte: la società dovrebbe presentarsi all'atto dell'iscrizione con una fidejussione bancaria o assicurativa di valore, rilasciata da un grande e onorabile istituto, preferibilmente italiano. Non con robe di dubbia provenienza straniera che ti creano solo guai. I bilanci li voglio preventivi, non consuntivi, senza fideiussione tarocche. Vuoi comprare un calciatore fortissimo? Fammi vedere prima i soldi. Non c'è continuità aziendale, la Covisoc non controlla a dovere".

Che ne pensa di una Serie C a 36 o 40 squadre?

"L'unica riforma del calcio in 30 anni l'ha fatta Mario Macalli con la riduzione delle squadre e la Lega Pro unica. Era una necessità che aveva dei presupposti: abbiam portato a casa anche dei soldi per queste società, con controlli stringenti. E quando hanno capito che davamo fastidio, ci hanno messo i bastoni tra le ruote, togliendoci anche l'onorabilità che non è mai in discussione".

E dei playoff allargati?

"Nemmeno morto avrei fatto una roba del genere. Playoff allargati significa avergli tolto valore. A questo punto non ho capito perché non far partecipare le squadre fino al sedicesimo posto, così diamo una speranza a tutti. Con me le seconde si lamentavano di non salire direttamente in cadetteria avendo sette-otto punti di vantaggio sulle terze, adesso si beccano squadre con 30 punti di distacco".

L'Assocalciatori ha lanciato l'allarme: nel calcio entrano troppo spesso personaggi sempre meno seri.

"Ricordo che nel mio Consiglio Direttivo avevo i rappresentanti di Entella, Cremonese e Feralpisalò: tutti imprenditori di grandissima levatura, gente che potrebbe tranquillamente comprarsi e gestire squadre di Serie A o comprarsi l'Italia, se solo lo volesse. Quando la gente seria guardava il mio Direttivo aveva voglia di entrare nel calcio. Andate invece a vedere il primo consiglio direttivo della Lega Pro di Gravina: Ancona, Maceratese, Pro Patria, Rimini, Melfi, Lupa Roma. Che fine hanno fatto? Per non parlare di alcuni personaggi e delle loro avventure nella gestione di alcune di queste società. C'è gente che veniva a far le pulci a noi ed è sparita dopo tre minuti. Venivo attaccato da uno della Lucchese: che fine ha fatto? Volevano insegnarmi a far bilanci e poi c'è chi non sa fare il suo".

Sempre l'AIC, di anno in anno, lotta per i posti in squadra ai calciatori over. Questione ancora irrisolta. 

"L'obbligo dei giovani è un'invenzione dell'AIC. Semplicemente se non li schieri non prendi i soldi. Ci sono società che con me prendevano un sacco di soldi giocando con i ragazzi e chi non prendeva un euro. Adesso, con le nuove disposizioni, a livello economico è cambiato tutto: i soldi che prendi devono andare in investimenti e non per pagare i calciatori. Giocano gli elefanti del Circo Togni: ci sono tanti giovani bravi che non giocano e poi ci sono calciatori più grandi che vanno in campo perché se li portano sempre dietro gli allenatori".

Che futuro vede per la Lega Pro?

"Io auguro alla Lega Pro un grande futuro ma purtroppo non credo ce l'avrà. Ma se alle società certe idee vanno bene, allora bisogna metterle in atto. Però ho la certezza che non vadano bene per il calcio italiano. Non ci sono mezzi finanziari e col semipro, diminuendo le regole, non si farà altro che far saltare le squadre come i birilli. La moneta cattiva, purtroppo, ha scacciato la moneta buona: servono imprenditori seri, sia per le grandi che per le piccole. Di me i giornali hanno detto di tutti, a momenti passavo per assassino. Però certe cose da banditi non sono mai state messe in mostra.
Io ho tanti nemici per aver difeso sempre i miei presidenti. Sotto Abete, ci avevano offerto l'1% dei soldi complessivi della Legge Melandri, giusto qualche milioncino. E invece, in media, ne ho conquistati 25 all'anno. Alle società di Lega, tra Melandri e mutualità, ho distributo 30 milioni di euro l'anno. Hanno detto in giro che il matto ero io, però alla fine Mario Macalli, negli ultimi 3-4 anni di presidenza, ha portato alle società di Serie C oltre 100 milioni di euro. Chiedete quanti ne prendono ora.
A proposito: lo sa che l'accordo televisivo mio con la RAI era di migliaia e migliaia di euro migliore di quello complessivo attuale? E parlo carte in mano, non a vanvera. Però se tutti sono contenti va bene così".

Pensa che gli investimenti stranieri possano essere la soluzione?

"Preferisco un Ambrogio Brambilla qualsiasi perché posso scoprire facilmente tutto di lui. Non come i cinesi del Milan che fanno una campagna acquisti faraonica senza un euro. Chissà perché questi stranieri vogliono tutti buttare i soldi nel calcio italiano. L'Inter non spende un euro e ha emesso obbligazioni. A Prato ora trattano con i cinesi: anche Parma, che è rinata con capitali e imprenditori locali, ora è passata ai cinesi. Vedremo come andrà. Il calcio dei gentleman e degli imprenditori italiani di un certo livello, purtroppo, è finito".

Passando al calcio giocato: chi vede favorite per la promozione?

"Nel Girone A per me ci va il Livorno, certo che deve stare attento a non fare come l'Alessandria l'anno scorso. I grigi hanno combinato una cosa che provandoci di proposito non ci riesci, ma il calcio è anche questo. Mi spiace per loro ma sono contento che ci sia andato la Cremonese perché è un'altra squadra che può stare benissimo non solo in B ma anche in A. Tornando al Livorno, qualcuno è sorpreso che sia davanti, non io: per me è abbastanza normale perché a guidarla c'è Spinelli, imprenditore vero.
Nel Girone B è messo molto bene il Padova che ha tradizione e ha indovinato tante cose sul mercato. Vorrei fare un plauso al Renate per il grandissimo campionato: hanno una dirigenza di grandissimo livello che conta gli euro per la spesa e raggiunge sempre ottimi risultati. 
Nel Girone C vedo un Lecce che tiene botta e un Catania che perde colpi ma tutte e due lotteranno a lungo per la Serie B. Inoltre ci sono anche altre squadre di non grande caratura che stanno facendo bene".

Tornando indietro, cosa cambierebbe?

"Non mi fiderei più di persone che avevo fatto ritornare in questo mondo e che si sono dimostrati dei Giuda. Ci tengo a dire che non ho mai messo un amico all'interno della Lega, perché non ho nessun cerchio magico. Mi son fidato completamente di persone sbagliate. Ho addirittura denunce in corso: ho fatto cinque mandati, tutti con grande orgoglio. Inoltre, nel 2012, avevo deciso che non mi sarei più interessato del mondo calcistico, per motivi familiari e personali. Ma ho seguito i consigli di alcune persone che mi hanno chiesto di ricandidarmi perché c'erano delle spinte all'interno della Lega poco chiare. Invece non avrei dovuto ricandidarmi. Questi sono stati i miei due errori".

Macalli ritornerà a far calcio?

"No, ho chiuso. Adesso devo chiudere tutte le vicende anche spiacevoli che il calcio mi ha portato dietro. Ci metterò tanti anni e questa è una garanzia che starò ancora per un po' in vita. Ho un patto con l'aldilà per questo (ride NdR). Ringrazio i miei detrattori: mi hanno allungato la vita. La vicenda del Pergocrema? Lasciamo stare, sono questioni della giustizia ordinaria. Io non ho paura di nulla perché non ho mai fatto nulla di male".