Simone Aresti ❤ Aurora Betti
La rubrica di TC, con le interviste alle compagne dei calciatori in Lega Pro: mogli, compagne e fidanzate si raccontano
Simone Aresti, portiere classe 1986 attualmente in forza all’Olbia, dove è approdato nell’estate scorsa, in un periodo nel quale la sua vita stava cambiando. Dopo anni in giro per l’Italia è infatti tornato nella sua amata Sardegna, ma non da solo, bensì con la compagna Aurora Betti, conosciuta nella permanenza calcistica in Abruzzo. Una vita che stava cambiando, quella di Aresti, dicevamo. Il perché, ai lettori di TuttoC.com, lo racconta la bella personal shopper ed ex concorrente di “Temptation Island”, reality prodotto da Maria De Filippi e andato in onda nel 2015.
Partiamo dalle origini. Come è nata la storia d’amore tra te e Simone?
“Io e Simone ci siamo conosciuti a Pescara, la mia città, nell’estate della promozione in Serie A (correva la stagione 2015-2016, ndr). Siamo diventati amici tramite conoscenze in comune, e uscivamo insieme praticamente tutti i giorni, ma lui era fidanzato da ben dodici anni! Quando abbiamo capito che l’interesse nello stare insieme era diventato altro, lui ha deciso di mettere fine alla sua relazione e abbiamo iniziato a frequentarci. Da allora non ci siamo più lasciati neanche per una colazione”.
Storia che è stata coronata anche con la nascita del piccolo Diego…
“Io non volevo figli, non volevo neanche relazioni se per questo. Lui idem. Ma dovevamo ancora incontrarci. E una mattina di metà ottobre, dopo la prima “litigatina”, ci siamo detti di volere un altro tipo di relazione, eravamo incredibilmente pronti per quella di una vita, ma soprattutto per un figlio: da lí ho mandato un messaggio ai miei genitori dove gli comunicavo che presto sarebbero diventati nonni. Erano increduli. Undici mesi dopo è nato nostro figlio Diego”.
Per il tuo lavoro di modella, sei abituata a correre da un posto all’altro, quindi agli spostamenti sei sicuramente abituata. Ma com’è il dover seguire molto più in lungo e in largo per tutta la penisola un uomo che fa il calciatore, soprattutto con un bambino piccolo?
“Prima di conoscere Simone ho vissuto un po’ ovunque per lavoro, Milano, Roma, Napoli: a me piace cambiare e conoscere a fondo ogni caratteristica dei posti in cui vado, sono sempre stata un po’ “zingara”. Tendo ad assorbire e cogliere sempre il meglio. In questo caso Olbia credo sia perfetta per il primo anno di vita di Diego, qui gode di tutta la serenità di cui necessita”.
A proposito del tuo lavoro: quanto è difficile dover combattere contro i pregiudizi di chi ancora storce il naso sul binomio “calciatore-soubrette”?
“Ma fondamentalmente, grazie a Dio, credo non ce ne siano quasi più!”.
Viene anche spontaneo chiederti se, in qualche modo, il calcio ha influito sulla vostra vita di coppia…
“Diciamo che appena partorito avevo bisogno di una mano e per forza di cose non l’ho potuta avere: siamo lontanissimi dai miei genitori e lontani dai suoi. Non che ci sia necessariamente bisogno di terze persone, perché ce la facciamo alla grande, ma beato chi ne gode! Mi piacerebbe molto l’anno prossimo avvicinarmi ai nonni paterni o materni!”.
Parlando di calcio: in una recente conferenza alla quale ero presente, quindi Simone non può negare, è emerso il fatto che in carriera, pur essendo portiere, ha segnato due gol. Ma temo fossero antecedenti alla vostra storia…
“Si, non ci conoscevamo neanche in quel periodo, ma ricordo di averlo visto distrattamente a “Striscia la notizia”. Pensa il destino!”.
A ogni modo avrà compensato con i regali. Qual è il più bello che ti ha fatto?
“Diego. Senza dubbio”.
Siamo state buone finora, ma adesso il tuo compagno sarà un po’ “massacrato”: dicci i suoi pregi e i suoi difetti!?
“Devo dire la verità, di difetti gli se ne può attribuire solo uno, IL DISORDINE…e ti assicuro che sarà confermato da tutti i compagni di squadra che ha, vecchi e nuovi. Per quanto riguarda i pregi parliamo di un uomo con valori, onore e responsabilità, che posso dire di più?”.
Ci puoi dire che padre è! Perché se Simone pensava che fosse finita qui, si sbagliava! (ridiamo, ndr)
“Purtroppo recentemente è morto mio nonno e sono dovuta partire immediatamente. Per tre giorni e due notti ha gestito Diego, casa e impegni lavorativi nel migliore dei modi. L’ha addirittura portato in ritiro il piccolo. Sono fortunata”.
E allora devo mettere da parte tutta la solidarietà femminile, devo un attimo punzecchiare te. Ma prima di tutto dimmi una cosa: il calcio ti piace?
“Sono cresciuta in una famiglia di tifosi iuventini dove mio zio ha un fan club e mio padre è il primo tesserato. Nonostante questo, non ho preferenze per una squadra in particolare e non seguo il calcio. Ne comprendo le dinamiche, ma non strafaccio. Ma seguo da casa Simone e la sua squadra quando Diego me lo permette, questo sì”.
Quindi potrei chiederti la regola del fuorigioco, ma stai con un portiere…evitiamo la domanda? No, ti chiedo cosa è la mano di richiamo!
“La regola del fuorigioco la so, potrei spiegarla con Simone che mi lancia un paio di scarpe oltre l’ultima cassa, io che corro alla porta e l’allarme che fischia. Ma…la mano di richiamo non ne ho idea!” (ridiamo, ndr) .
Torno buona, parliamo della carriera di Simone: qual è stato il momento più bello che ha vissuto a livello professionale?
“Lui ha sempre detto che ne ha nel cuore due situazioni, per ora. La prima riguarda la promozione in Serie A con il Pescara nell’annata 2015-2016, la seconda la salvezza che abbiamo vissuto insieme a Terni nel campionato successivo”.
Ma a proposito di stadi e carriera…l’esordio di Diego al “Nespoli” c’è già stato?
“Purtroppo no, ma al primo caldo saremo in prima fila a guardare papà”.
C’è qualcosa in particolare che vuoi dire a lui attraverso questa intervista?
“Nulla, voglio ringraziare te ed augurarti un buon lavoro!”. (e il ringraziamento va a te Aurora, per la disponibilità!, ndr)
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IL PUNTO di Luca Esposito
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