L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA. VALE DAVVERO LA PENA SALVARE AREZZO E VICENZA?

Nato a Firenze nell'anno del Mundial spagnolo. Giornalista di TuttoMercatoWeb.com, direttore di TuttoC.com
28.02.2018 00:00 di  Luca Bargellini  Twitter:    vedi letture
L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA. VALE DAVVERO LA PENA SALVARE AREZZO E VICENZA?

Ogni medaglia ha due facce. Queste non devono essere per forza opposte in tutto e per tutto, ma sicuramente diverse. In maniera profonda. Ecco allora che se da una parte gli sforzi della Lega Pro per permettere a Vicenza, prima, e Arezzo, poi, di terminare il campionato sono stati apprezzate da una parte degli addetti ai lavori e dell’opinione pubblica, gli stessi sforzi hanno creato un certo malcontento fra alcuni club di Serie C.

Questo non perché le altre società della terza serie siano “cattive” o che godano nel vedere altre piazze in crisi, bensì per la voglia, legittima, di giocarsela ad armi pari.
In molti si sono schierati dalla parte del presidente Gabriele Gravina di evitare un altro “caso Modena”, ma in pochi probabilmente hanno riflettuto sul fatto che mantenere in vita società moribonde avrebbe comunque falsato il campionato. Questo perché biancorossi e amaranto sono compagini con un livello tecnico molto alto che, se supportate a dovere, possono tornare a competere alla pari con le altre società. Competere per la salvezza, i playoff, anche la promozione.
Questo è il punto. Gran parte delle altre società di Serie C (non tutte viste alcune situazioni ancora di difficile lettura), infatti, sta lottando e lotterà fino alla fine per i medesimi obiettivi di Arezzo e Vicenza senza però aver mai smesso di onorare i pagamenti, sia nei confronti dei tesserati che dei normali dipendenti, di rispettare le regole e lavorare alla luce del sole. 
Quale messaggio, dunque, potrebbe passare se in un ipotetico testa a testa per un obiettivo di classifica dovesse avere la meglio la squadra “salvata” dalla Lega per tutelare la regolarità del campionato anziché un club pulito, trasparente e che ha sempre rispettato le regole?
Non vi è il rischio che anche i club e i dirigenti più onesti possano pensare, seppur per un momento, che il gioco non vale la candela? Perché fare tanti sacrifici per poi trovarsi sconfitti ed eliminati dai giochi da club che hanno operato al di fuori della regole e che sono rimasti in piedi solo per esplicito volere del sistema? 
In sintesi: ha senso salvare pochi per rischiare di compromettere l’anima stessa della categoria? Una domanda a cui Gravina dovrà dare al più presto una risposta.