INTERVISTA TC Alessandria, Di Masi: “I miei cinque anni, ora la Serie B”

02.04.2018 00:00 di  Francesco Ferrari   vedi letture
Luca Di Masi, Alessandria
TMW/TuttoC.com
Luca Di Masi, Alessandria
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Il rilancio dell’Alessandria, presa quando si trovava in Seconda Divisione Lega Pro (l’ex C2) e con l’intenzione di riportarla ai fasti di un tempo. Luca Di Masi è il presidente del club grigio dal 6 febbraio 2013, quando rilevò il 100% delle quote dall’Alessandria Marketing e Comunication. Un viaggio lungo il quinquennio, con l’esperienza incredibile della Tim Cup del 2016 e la stagione scorsa, dove per due volte i grigi arrivarono a un passo dalla Serie B ma a chiudere le porte della cadetteria furono Cremonese e Parma. Più gioie o dolori con l’Alessandria? Lo racconta lui stesso, in esclusiva, ai microfoni di Tuttoc.com.

Presidente Di Masi, è tornata l’Alessandria?

“Eh si. Eravamo troppo brutti per essere veri… La squadra dell’anno scorso non era stata smantellata, ma rinforzata. Qualche errore c’è stato nelle scelte, sicuramente anche mio, ma siamo rimasti in corsa. Adesso i punti arrivano e siamo contenti, ma restiamo con i piedi per terra”.

Dica la verità, a inizio stagione cos’è successo?

“Le scorie dell’anno scorso c’erano ed erano rimaste. Non sono arrivati i risultati e questo non ha aiutato”.

Un inizio che è costato il posto a Stellini (allenatore, ndr) e Sensibile (direttore sportivo, ndr).
“A ottobre-novembre ho deciso di interrompere il rapporto con loro e, da lì in poi, le cose sono andate meglio. I risultati sono arrivati. Secondo me era molto una cosa molto mentale: ci sentivamo un po’ oppressi”.

I meriti sono di Marcolini?

“Assolutamente. E del nostro direttore sportivo Cerri. Il nostro mercato non è stato semplice: otto entrate e otto uscite, dove ha preso gli interpreti giusti. E i giocatori sono stati bravi: adesso il mister riesce a fare un buon turnover ma riusciamo a mantenere alta la qualità della squadra. Marcolini ha dato normalità: i giocatori sembra che si divertano giocando”.

Tutti parlano delle possibili vincitrici dei playoff, l’Alessandria non sembra a volte essere presa in considerazione…

“A noi va benissimo! Da noi c’è linearità di pensiero: si guarda una partita alla volta, poi ai playoff ci penseremo. Non ci crediamo superiori a nessuno, però pensiamo di potercela giocare con tutti”.

A breve c'è un altro importante appuntamento per la vostra società: la finale di Coppa Italia di Lega Pro contro la Viterbese.
"Speriamo innanzitutto che sia una bella festa. Sarebbe importante vincere il trofeo, anche per il fatto che ci consentirebbe di partire dagli ottavi dei playoff".

Sono passati cinque anni dal suo arrivo ad Alessandria. Più le soddisfazioni o le delusioni?

“Sono un’ottimista, vedo grandi soddisfazioni. Ricordo da dove siamo partiti e stiamo costruendo qualcosa di importante. Ci sono tanti spot positivi, non abbiamo mai fatto stagioni banali: la delusione dell’anno scorso dopo sei mesi perfetti, i playoff, la promozione, la Tim Cup. Le emozioni che abbiamo dato, sono uniche: erano anni che Alessandria non le viveva”.

Alla base di tutto, perché ha preso l’Alessandria?

“Io sono nato a Torino: i miei parenti e nonni tifavano il Toro. E io lo tifavo e lo tifo ancora un po’, però girai il Piemonte e vidi il calcio dei grigi, unito a quel legame affettivo che univa i supporters granata a quelli alessandrini. Mi sono innamorato del loro modo di vivere la squadra, del folklore e della curva. Sono diventato un tifosissimo anche io, visto che ero a vedere tutte le partite e andavo anche in trasferta. Quando la società era lì per fallire, non ci ho pensato un attimo ad acquistarla”.

E’ un percorso che rifarebbe?

“Certo. E’ stata costruito qualcosa di importante, anche se la ciliegina sarebbe la categoria superiore. Per come abbiamo lavorato, ce le meriteremmo”.

San Siro e Olimpico di Torino, gremito di persone da Alessandria. Queste le sue più grandi gioie?
“Quel cammino in Tim Cup è stato stupendo, dalle prime partite. Palermo, Genoa, Spezia e poi avere 20mila alessandrini all’Olimpico di Torino, al di là del risultato, è stato inaspettato: pensavamo che potessero venire più di 5mila persone (la capienza del Moccagatta, ndr), ma abbiamo mosso un popolo. Queste cose sono fantastiche. Nel nostro periodo abbiamo quadruplicato il numero di tifosi che viene a vederci”.

La scorsa stagione è stata la vera delusione di questo quinquennio?

“Eh… Sì. Grossa. Mi è dispiaciuto l’anno scorso non aver centrato l’obiettivo”.

E nei prossimi cinque anni dove si vede?

“Mah, chi lo sa. Di certo, sempre qui ad Alessandria. L’obiettivo è togliersi da questa categoria: la C deve essere rivista, non è possibile che ci siano squadre che spendano cifre altissime e altre no. Il sistema calcio deve ragionare in modo diverso: bisogna puntare sui giovani, sulle strutture e cercare di rendere il prodotto appetibile alle tv. Non pensare che prima ti debbano arrivare i soldi delle tv e poi si investa. Oggi c’è disparità e costi insostenibili, perché alla fine non ci sono entrate: tanti club saltano, oppure bravi presidenti che durano poco e si stancano”.

In cosa l’ha stupita la città di Alessandria?
“E’ una piazza difficile, per qualunque cosa. Fare calcio qui è complicato, ma è stato fantastico vedere che qui si è risvegliata la passione: nel periodo della Tim Cup vedevamo i bambini nelle scuole con la maglia dei grigi e non con quelle di Milan, Inter e Juve. E’ bello vedere che tanti imprenditori locali ci tengano molto a collaborare con noi e ci sostengano dal punto di vista economico. Quando uno vede le cose fatte per bene, alla fine le segue”.

Avete rimesso a nuovo il Moccagatta e la Tribuna.

“Abbiamo lavorato bene con il Comune e adesso è un piccolo gioiellino. E' stato rifatto il rettilineo e tolte le barriere, sotto la tribuna ci sono le poltronissime a bordo campo come a Bergamo. Il prato lo curiamo come fanno le società di Serie A e infine sono stati rifatti gli spogliatoi e la nostra sede, che si trova sotto la Curva ospiti, dove al nostro arrivo ci pioveva dentro… La Nazionale, che ha giocato qui con l'Under 20 recentemente, ci ha fatto i complimenti per le strutture”.

Ne avete in programma altri?

“Per ora basta così, nel caso lo riempissimo tutte le domeniche chissà…”.

Un particolare non è sfuggito: uno dei suoi figli era nato da pochi mesi quando lei comprò l’Alessandria, ora?

“E' nato il 20 dicembre 2012, il 21 sono andato ad Alessandria per avviare la trattativa per il club. Adesso ha cinque anni (si chiama Tommaso, ndr), la maglietta grigia e il pantaloncino nero. E con la Lucchese è entrato in campo per la prima volta mano nella mano con i giocatori insieme a sua sorella (Alice, ndr)”.