UNA SQUADRA SU OTTO NON GIOCA NEL SUO STADIO. ALTRO CHE "DODICESIMO UOMO": TIFOSI VAGABONDI SENZA CASA

Siciliano classe ‘90, non ho mai visto un match di Serie A dal vivo. Preferisco le favole di provincia, ovviamente in Serie C
16.11.2017 00:00 di  Sebastian Donzella  Twitter:    vedi letture
UNA SQUADRA SU OTTO NON GIOCA NEL SUO STADIO. ALTRO CHE "DODICESIMO UOMO": TIFOSI VAGABONDI SENZA CASA
TMW/TuttoC.com
© foto di TC

Si fa un gran parlare, ogni anno, del numero di squadre che dovrebbero prender parte alla Serie C e di quanti giovani dovrebbero essere impiegati. In pochi, però, si rendono conto che c'è un problema, alla base, ancor più grave: la mancanza di impianti sportivi

I freddi numeri, in questo caso, ci aiutano a capire la portata del problema: una squadra su otto, in Lega Pro, non gioca nel suo stadio. Numeri assurdi di una condizione assurda: si fa un gran parlare dell'importanza dei tifosi e che, senza di loro, il calcio non ha senso di esistere. Nei fatti, però, alcuni supporters, ogni domenica, diventano dei vagabondi, dal momento che sono costretti a giocare sempre in trasferta, sempre fuori dalla propria città. E le società a rimetterci soldi per gli abbonamenti da restituire e altri soldi per biglietti che non verranno mai staccati. 

La situazione peggiore in Sicilia, con l'Akragas che gioca le gare interne a Siracusa. I biancazzurri, in tre anni di professionismo, non si sono ancora dotati dell'impianto di illuminazione necessario per rendere l'Esseneto a norma per la Serie C. E fa ridere (ai tifosi agrigentini, in realtà, fa piangere) il fatto che fino a poco fa sulle magliette del Gigante campeggiava il glorioso sponsor dell'ENEL. Situazione immensamente più tranquilla per la Sicula Leonzio, società nettamente più solida dal punto di vista finanziario, che sta provvedendo ai lavori di adeguamento entro gennaio dell'Angelino Nobile ai dettami del professionismo. Al momento, però, è il Massimino di Catania ad ospitare i bianconeri. 

La situazione del club di Lentini è similare a quella di altre neopromosse che pagano, col salto dalla D alla C, delle norme infrastrutturali nettamente più rigide. Come l'Arzachena, ospitata a Olbia, il Mestre, di casa a Portogruaro, e il Gavorrano, che gioca le gare interne a Grosseto. Una situazione che riguarda anche, in parte, la Virtus Francavilla che neopromossa non è. I pugliesi, che il professionismo lo hanno conquistato nel 2016, sono costretti a giocare a Brindisi per i lavori di ammodernamento del Giovanni Paolo II, stadio di Francavilla Fontana utilizzato in deroga nella passata stagione.

Anche la società con più longevità in Lega Pro, il Prato, ha dovuto abbandonare il glorioso Lungobisenzio bisognoso di un pesante restyling e fino ai primi mesi del 2018 dovrà spostarsi continuamente a Pontedera. La storia del Renate, invece, è più particolare: i lombardi, visto che provengono da un piccolo comune di 4mila abitanti, hanno deciso di appoggiarsi a Meda, a 10 kilometri di distanza, in uno stadio che aveva già ospitato la Serie C a inizio 2000 e che le Pantere hanno reso agibile per la nuova Serie C. Per loro i problemi sorgerebbero in caso di retrocessione in Serie D (alquanto improbabile in stagione) e conseguente richiesta di ripescaggio o nuova promozione tra i professionisti. In questo caso estremo, però, sarebbe veramente folle chiedere a un comune così piccolo di creare uno stadio professionistico che potrebbe contenere tutti i propri abitanti.

Ah, se questo editoriale fosse stato scritto diverse settimane fa, avremmo dovuto inserire nel conto anche l'Alessandria, che ha iniziato la stagione a Vercelli e la Juve Stabia, ospite della Casertana. In questo caso ci chiediamo se sia garantita al massimo la regolarità del campionato, visto che alcune squadre hanno affrontato grigi e vespe in campo neutro e le prossime invece andranno a far visita nei loro "catini". Un discorso che vale per le squadre nominate sopra che a gennaio cambieranno casa e che l'amministratore delegato del Catania, Pietro Lo Monaco, aveva già fatto in relazione al Siracusa con gli aretusei, paradosso dei paradossi, ad aver giocato in trasferta contro l'Akragas a...Siracusa.

In chiusura, nominiamo anche uno stadio "omicida". Il "Braglia" di Modena che è costato la Serie C ai canarini. In questo caso, però, è sembrata più un'eutanasia visto che il club emiliano, prima o poi, sarebbe scoppiato lo stesso.