“Non so parlare sottovoce”: il nuovo libro di Aldo Agroppi

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12.02.2018 17:18 di Chiara Biondini Twitter:    vedi letture
Fonte: Recesione del TMWmagazine N. 74
“Non so parlare sottovoce”: il nuovo libro di Aldo Agroppi
TMW/TuttoC.com

Non so parlare sottovoce” è il nuovo libro di Aldo Agroppi uscito a Dicembre del 2017. Dodici anni dopo aver pubblicato “A gamba tesa” è tornato nelle librerie con una nuova opera, in cui non parla solo di calcio, ma anche di fatti di politica, costume, e anche aspetti della società che lui non condivide. In queste pagine ritroviamo tutto il modo di essere naturale di Agroppi, quella sua spontaneità e verve nell'esprimere i concetti, incurante se questo poi lo porta ad inimicarsi quelli che contano. L'ex allenatore del Toro non manca di dare il suo schietto punto di vista, anche quando parla di Sacchi, Capello, Mancini e altri, mantenendo un unto di visita provocatorio a volte e uno stile espressivo tagliente e spregiudicato. D'altronde lui è sempre stato pronto a pagare il prezzo delle sue opinioni, così come è sempre stato pronto a denunciare pubblicamente le sue fragilità, una sensibilità che traspare molto, nelle pagine in cui si fa prendere un po' dalla nostalgia nel raccontare alcune leggende del calcio come Ferruccio Valcareggi e Gaetano Scirea.

Lo conoscono tutti Aldo Agroppi. Centrocampista, bandiera del Torino, poi allenatore, poi commentatore sportivo. In campo era un lottatore, uno che non mollava mai, fuori dal campo si è costruito la fama di non avere peli sulla lingua, di non avere paura di dire la sua. Anche contro i potenti. Ora torna con una sorta di autobiografia che entra a gamba tesa nel mondo del calcio moderno. Frammenti un po' personali e un po' (tanto) provocatori, dove Agroppi rievoca con nostalgia gli anni da giocatore e da allenatore, e ricorda campioni e uomini veri dello stampo di Lido Vieri, Scirea, Valcareggi, Edmondo Fabbri. In un accostamento a volte polemico con i divi del football di oggi. Ma non solo. Agroppi con la sua penna al vetriolo, senza censura e senza nascondere le fragilità che lo hanno costretto a lasciare anzitempo i campi da gioco, spazia su temi caldi della società odierna, dalla politica alla cultura al costume, regalandoci squarci empatici della sua vita di uomo e di professionista del pallone. E, soprattutto, non perde occasione per fare dichiarazioni d'amore alla sua squadra del cuore, il Toro, di cui ha indossato con orgoglio la maglia e pure la fascia di capitano. Parole vere, sincere, spesso fuori dal coro, di un uomo che ha fatto della schiettezza il suo grido di battaglia.

Recenzione Magazine Febbraio 2018