Il fatto della settimana - Scontri nella finale di Coppa Italia Serie C: beffa per il Padova, la lezione del Catania
TMW/TuttoC.com
© foto di Foto Italia Sport/Maltinti Settimana ad alta tensione per Padova e Catania dopo la finale di andata della Coppa Italia Serie C giocata all'Euganeo nella serata di martedì: nel corso dell'intervallo della gara, infatti, alcuni sostenitori etnei hanno sfondato le barriere del proprio settore, andando a danneggiare due vetrate e ad ingaggiare un contatto con i supporters biancoscudati, prelevando uno striscione e lanciando numerosi fumogeni che venivano prontamente rimandati al mittente. Immediato l'intervento delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Impegnati nelle operazioni anche i vigili del fuoco, che si sono occupati di spegnere i tanti fumogeni accesi dalla tifoseria etnea.
Già al termine del match, Catania e Lega Pro hanno biasimato i tafferugli con due distinte note ufficiali: "Catania Football Club stigmatizza il comportamento dei facinorosi protagonisti degli scontri e delle intemperanze allo stadio “Euganeo”. Condanniamo fermamente e categoricamente ogni forma di violenza, esprimendo piena solidarietà alle forze dell’ordine" e La Lega Pro esprime ferma condanna per gli accadimenti verificatisi in occasione della finale di andata della Coppa Italia di Serie C tra Padova e Catania. Episodi di questo genere, che non c’entrano con lo sport, non troveranno mai spazio o scusanti all’interno di competizioni organizzate dalla Lega Pro. “Dispiace che una serata di festa e di correttezza sul campo sia stata rovinata, all’intervallo, dalle intemperanze di alcuni tifosi. Stigmatizziamo fortemente quanto accaduto. Grazie all’intervento delle forze dell’ordine sono stati scongiurati altri scontri” dice il presidente della Lega Pro Matteo Marani".
Scontri che hanno poi inevitabilmente portato il Giudice Sportivo a decisioni drastiche: multa di cinquemila euro per il Padova "valutate le modalità complessive dei fatti connotati da particolare gravità, in quanto hanno rappresentato un rilevante rischio per l’incolumità dei tesserati, dei tifosi e degli addetti ai servizi (considerate le modalità dei lanci effettuati in reciproco danno dalle due tifoserie) e rilevato che non si sono verificate conseguenze" e obbligo di disputare una gara a porte chiuse (nello specifico la finale di ritorno del 2 aprile prossimo) e diecimila euro di ammenda per il Catania.
A seguito di tali sanzioni i due club hanno poi esplicitato la propria posizione: il Padova "con il massimo rispetto e senza voler entrare nel merito delle decisioni del Giudice Sportivo", non ha potuto "non constatare che la conseguenza pratica di tali decisioni penalizza in egual modo entrambe le società ed entrambe le tifoserie, sebbene i comportamenti non siano nemmeno lontanamente paragonabili" ringraziando però "i propri sostenitori per aver mantenuto la calma, compatibilmente con la drammatica ed imprevista situazione ed elevata pericolosità degli atti compiuti dai facinorosi tifosi ospiti entrati nel recinto di gioco" ed anche le Forze dell’Ordine "per l’intervento ed il costante supporto" ed auspicando infine di poter "tornare a parlare soltanto di sport, di aggregazione e di sostegno sano alle proprie squadre del cuore".
Il Catania ha, invece, accettato la sanzione, annunciando di non voler presentare ricorso: "Noi vogliamo ispirare la comunità di Catania e consentirle di essere orgogliosa dei valori del club, che in questo caso incidono profondamente sulla nostra scelta" ha scritto la società rossazzurra. "Il primo di questi valori è il rispetto che nutriamo per le istituzioni, per le forze dell’ordine che generosamente si prodigano affinché tutti possano partecipare alla festa dello sport, per tutte le persone offese dal teppismo e per i tifosi rossazzurri amareggiati, per le famiglie che vogliono vivere lo stadio con gioia e spensieratezza, per le regole e per il calcio". Il comunicato si è quindi concluso in questi termini: "Oggi, pur nell’assoluta certezza di aver fatto tutto ciò che può essere richiesto a una società sotto l’aspetto comportamentale e organizzativo, rinunciamo a un nostro diritto per condannare concretamente la violenza, per offrire l’esempio con un segnale forte e chiaro, per dare un motivo d’orgoglio a chi vorrà apprezzare questa scelta etica: con coraggio, andiamo incontro alle conseguenze sportive ed economiche della responsabilità oggettiva configurata dal Giudice Sportivo".
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IL PUNTO di Luca Esposito
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