L'ALLENATORE DEVE FAR GIOCARE LA SQUADRA MIGLIORE. CON GLI INCENTIVI SUI GIOVANI, MISTER DELEGITTIMATI E CAPRI ESPIATORI IN TEAM CIECHI

Classe 1975, ex attaccante col vizietto del giornalismo. In carriera ha vestito, a suon di gol, le maglie di Pisa, Ascoli, Reggina, Napoli e Lecco.
03.07.2018 00:00 di  Gianluca Savoldi   vedi letture
L'ALLENATORE DEVE FAR GIOCARE LA SQUADRA MIGLIORE. CON GLI INCENTIVI SUI GIOVANI, MISTER DELEGITTIMATI E CAPRI ESPIATORI IN TEAM CIECHI
© foto di TuttoC.com

La scorsa settimana ho parlato del "circolo vizioso” nel quale è entrato il calcio di serie C. Ho parlato dei vantaggi economici dei “premi di valorizzazione” e del “minutaggio”, forme di business che hanno ridotto a merce i nostri giovani, giovani che giocano a prescindere dal merito. Ho parlato delle conseguenze: uno spettacolo di qualità sempre più bassa che va a scapito della parte più importante del calcio, il tifoso, ma soprattutto un disinteresse, da parte dei club, verso lo sviluppo e gli investimenti nel settore giovanile. Morale: tanti giovani ma nessun prodotto dei vivai. Buffo vero? Pensiamo a dare spazio ai nostri giovani nelle categorie minori ma non ci preoccupiamo minimamente che gli stessi possano prima sviluppare il loro talento in settori giovanili strutturati, facilitati nel loro apprendimento dalla guida di professionisti competenti. Del resto lo sappiamo, la professionalità ha un costo elevato. Troppe realtà che vivacchiano di espedienti e troppo tifosi che si disinnamorano.

Che ruolo hanno gli allenatori in questa categoria? Un allenatore si dovrebbe preoccupare di mettere in campo la formazione migliore, quanti se lo possono permettere in serie C? Invece di pensare agli equilibri del modello tattico devono adattare lo stesso alle scelte “obbligate” di giocatori che portano “incentivi” a scapito di chi merita di più. E la credibilità del coach nei confronti di questi ultimi che va a farsi benedire, insieme alla sua leadership. E ve lo assicuro, una squadra con un allenatore delegittimato da quello che dovrebbe essere il suo ruolo primario, è una squadra cieca. Il tifoso queste cose le sa e di vedere certi “cambi”, a risultato perso o acquisito, mirati a portare a casa qualche spicciolo, ne ha piene le scatole.

Il problema non si porrebbe se le squadre fossero composte quasi interamente da giovani calciatori ma, nonostante tutti sappiano che con una squadra giovane il tempo utile per ottenere risultati importanti si moltiplica, dopo un paio di passi falsi sono già tutti pronti con il mitra puntato verso il mister. Quale modo migliore di calmare gli animi se non quello di esonerare l’allenatore, classico capro espiatorio del mondo del calcio? Il tifoso lo capisco, è normale che sia impaziente, ma la dirigenza deve imparare a reggere la pressione della piazza, a schermare il più possibile squadra e tecnico da critiche impulsive.

Le società devono spiegare ai tifosi quelli che sono i programmi, motivare le scelte e sostenerle, se il caso, anche indicando degli obiettivi a step. I risultati non arrivano in un paio di mesi nelle grandi squadre di serie A, figuriamoci in queste categorie dove l’allenatore deve ripartire ogni volta dall’abc…