Giammarioli: "A Rimini da subito si è sentito profumo di crisi gravissima"
Stefano Giammarioli, già direttore sportivo del Rimini, poi escluso dal campionato, ha offerto una testimonianza toccante sulla difficile situazione della squadra romagnola, in diretta alla trasmissione 'A Tutta C', in onda su TMW Radio e il61.
Lei è stato probabilmente l’ultimo dirigente a provare, dall’interno, a salvare il salvabile al Rimini. Da venerdì la società è ufficialmente esclusa dalla Serie C dopo la messa in liquidazione da parte della Building Company. A mente fredda, cosa si sente di dire?
"È una situazione tristissima. Quando sono arrivato a Rimini, onestamente non avevo verificato fino in fondo la situazione finanziaria, ma già dalle prime ore si sentiva il profumo di una crisi gravissima. Ci sono andato perché Rimini è una piazza di valore straordinario, con una passione enorme. All’inizio pensavo di fermarmi solo qualche giorno – avevo già altri progetti – ma poi ho conosciuto un gruppo umano eccezionale: ragazzi, staff, magazzinieri, accompagnatori, persone perbene con valori veri. Insieme abbiamo fatto un piccolo miracolo iniziale: nella settimana della partita con la Ternana siamo riusciti a far ripartire tutto da zero – attività ferma, pochissimi giocatori – e a mettere in campo una squadra. Poi, dopo tre vittorie e un pareggio nelle prime cinque, è arrivata la realtà del custode fallimentare e abbiamo capito che non c’era più nulla da fare. Il rammarico più grande, che ancora mi pesa tantissimo, è non essere riuscito ad aiutare fino in fondo questa città e soprattutto questi ragazzi".
Con la proprietà Building Company che rapporto c’è stato nel suo (breve) periodo biancorosso?
"Io mi sono occupato solo della parte sportiva – non ho mai avuto accesso ai libri contabili, che erano competenza diretta della proprietà. Il tempo è stato troppo breve anche per instaurare un rapporto vero, ma si percepiva chiaramente che erano in difficoltà totale: non c’erano più i mezzi per andare avanti. Penso che il problema nasca da lontano: a monte c’è stata una gestione che ha portato risultati sportivi eccellenti, ma credo siano stati trascurati i controlli finanziari. Nel calcio la parola “equilibrio” è usata troppo poco: abbinare ambizione sportiva e sostenibilità economica è la cosa più difficile. A volte l’euforia dei risultati porta a spese che escono dai parametri".
Che ricordo ha dei ragazzi e di mister D’Alesio in quelle settimane?
"Il mister è stato più di un allenatore: un fratello maggiore. Ha gestito la situazione con umanità incredibile, parlando tanto con i giocatori, tenendoli uniti.
I ragazzi sono stati straordinari: raramente ho trovato un gruppo così sensibile e maturo. Hanno lavorato fra mille difficoltà senza mai creare un problema, senza lamentarsi, aspettando notizie con una signorilità unica. Meritano un applauso enorme, insieme a tutti i collaboratori – magazzinieri, fisioterapisti, segretari – che nonostante gli stipendi non arrivassero hanno continuato a fare 12 ore al giorno con il sorriso. Questo è l’aspetto più doloroso: non sono solo i calciatori (che nella stragrande maggioranza avevano contratti minimi) a rimetterci, ma soprattutto le persone “invisibili” che con quel piccolo stipendio campano la famiglia e si sono ritrovate da un giorno all’altro senza niente".
Fa ancora più rabbia pensare all’appello di Marani la scorsa estate: «Se siete in difficoltà, non iscrivetevi». Oggi Rimini dovrà ripartire dall’Eccellenza, con sei mesi senza calcio professionistico.
"Esatto. Ricordiamolo: le iscrizioni sono competenza federale, la FIGC decide chi accettare o meno. La Lega incassa l’iscrizione già validata.
L’appello di Marani era sacrosanto: meglio ripartire subito dalla categoria inferiore che arrivare a dicembre in queste condizioni. Oggi Rimini si trova con sei mesi di buco e l’obbligo di ripartire dall’Eccellenza: un danno enorme per una piazza che meritava tutt’altro".
Ultima domanda sul campo: che girone B è questo? Ravenna e Arezzo sono davvero le uniche due in grado di lottare per la promozione diretta?
"In questo momento per mentalità, struttura e continuità sì, Ravenna e Arezzo sono un piccolo gradino avanti. L’Ascoli è lì vicino, gioca un calcio splendido e ha tutte le qualità per rientrare in corsa con un filotto. Poi ci sono sorprese positive come il Guidonia. È il solito girone B: combattutissimo, imprevedibile, dove è difficilissimo fare pronostici settimana dopo settimana. Ed è anche questo che lo rende bello".
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