Renate, Maritato a tutto campo. Tra sogno (ancora possibile) e realtà

21.02.2020 12:10 di  Francesco Moscatelli   vedi letture
Piergiuseppe Maritato
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Piergiuseppe Maritato
© foto di Marco Farinazzo/TuttoLegaPro.com

6 dicembre 2019: un comunicato, un altro comunicato. Una vita costellata di comunicati, freddi per propria natura, quella di Piergiuseppe Maritato. "La società A.C. Renate 1947 S.r.l., in data odierna comunica di non essere attualmente in possesso del certificato di attività agonistica del proprio calciatore Piergiuseppe Maritato. [...]". Proprio sul più bello. Eh già: pochi gol ma scelti bene. E scegliere quando andare in scena è prerogativa di pochi. Doppietta contro il Como e poi la notte del "Brianteo": basta un tocco al 95' per entrare definitivamente nel cuore e nella memoria. Comunicati e certificati medici, quando un giocatore entra nel cuore, voi non servite più!

Ed è proprio il cuore, questa volta il cuore, ad aver tradito Piergiuseppe. Che si racconta a Matteo Fumagalli, firma de Il Giornale di Carate, in una nota pasticceria brioschese. Una chiacchierata che è al contempo bilancio di un lungo percorso e punto della situazione. Perché è vero che la priorità è inevitabilmente la salvaguardia dell'uomo Piergiuseppe, ma una porticina è ancora aperta anche per l'atleta. Ma non ora. Ora c'è una responsabilità di padre e di marito. Ora c'è l'obiettivo di riconquistare una vita semplicemente normale.  

"Sapevo da diversi anni di avere il cosiddetto soffio al cuore -spiega l'attaccante calabrese- ma questo non mi ha mai dato sintomi o precluso la possibilità di avere l'idoneità. Purtroppo le cose sono peggiorate dopo la visita fatta la scorsa estate, in un controllo di novembre mi hanno diagnosticato un problema piuttosto serio che, tecnicamente, si chiama "insufficienza metrale severa" e che implica l'intervento chirurgico per poter continuare a fare la vita di tutti i giorni senza complicazioni. Non sarà un'operazione troppo difficile, al momento non so cosa accadrà dopo ma nessun medico ha escluso al 100% un mio possibile ritorno in campo. Se e quando, non si sa". 

Un ostacolo lungo un percorso che si stava rivelando rigenerante. "In pochi mesi si è creato un legame particolare con l'ambiente-Renate, la dedica di Gorgonzola non è una cosa così scontata o facile da vedere in una squadra di calcio. E anche le parole del presidente Spreafico sono state bellissime. Ogni giorno vado al campo per seguire la squadra, sto valutando l'idea di studiare per diventare allenatore e con Diana ne ho già parlato: di certo però vorrei partire con squadre giovanili per trasmettere le mie conoscenze. Il Renate è una buona squadra, merita di stare lassù, ma tutti i giocatori devono battere il ferro finché è caldo e cogliere l'attimo perché il calcio è uno sport che ti dà e ti toglie molto, e certi treni passano una volta sola".

Una carriera caratterizzata da improvvisi stop e generose ripartenze. "Paradossalmente credo che gli infortuni mi abbiano persino aiutato in un certo modo: forse mi hanno allungato la carriera perché stare fermo quasi intere stagioni ha permesso al mio corpo di essere più fresco e meno usurato.Ma dal punto di vista mentale sono stati degli scogli importanti, mi hanno fatto crescere obbligandomi a dare sempre più per tornare. Un bilancio non sempre positivo? Prima di giudicare, ci sono molte cose da fuori che non si sanno. Un giocatore vive di fiducia, ed io a Firenze non ne ho avuta; un giocatore deve restare sano, io invece mi sono rotto il ginocchio quando ero in B, poi il grave stiramento a Lucca, la rottura del crociato lo scorso anno a Reggio, qui a Renate mi ha fermato il cuore; un giocatore deve avere la fortuna di fare scelte giuste, e purtroppo a volte ho sbagliato perché tornassi indietro non lascerei mai il Livorno dopo la splendida stagione 2016/17; un giocatore deve trovare la squadra adatta per rendere al meglio, con il Modena tre anni fa siamo rimasti a piedi dopo pochi mesi per il fallimento. Sono tutti aspetti da considerare. Potevo fare una carriera migliore? Forse, magari da giovane mi sono un po' illuso e a tratti adagiato, lontano dalla Fiorentina ho perso un po' di fiducia e forse motivazioni ma poi ho saputo reagire, chiaramente è stata tutta una carriera in salita perché recuperare e spremersi allo sfinimento per rientrare ogni volta dopo i gravi infortuni mi ha creato problemi ed uscirne non è mai semplice".

E ora? Dove puntare il timone? "Non mi sento ancora un ex-giocatore, dovrò fare le giuste valutazioni dopo l'operazione. Bisognerà capire come reagirà il corpo, ed essere forte mentalmente: tornare tanto per tornare, elemosinando un contratto o per vivacchiare non avrebbe senso. Se torno, è per essere il Maritato che tutti hanno conosciuto. Voglio avere fiducia, senza positività non si va da nessuna parte. Ho un sogno: entrare in campo con mio figlio in braccio. Questa immagine mi dà la forza per continuare a crederci, a lottare, ad avere speranza: voglio tornare, lo devo fare soprattutto per lui".