Cambi di panchina in corsa, c'è chi rischia di rimanere sempre a piedi. Riforme: i tempi sono maturi, ma il calcio italiano è pronto?

21.11.2023 00:00 di  Marco Pieracci  Twitter:    vedi letture
Cambi di panchina in corsa, c'è chi rischia di rimanere sempre a piedi. Riforme: i tempi sono maturi, ma il calcio italiano è pronto?

In Serie C si continua a esonerare come se non ci fosse un domani, Alberto Villa della Virtus Francavilla è solo l’ultimo di una corposa lista, destinata ad allungarsi ulteriormente nelle prossime settimane anche alla luce della normativa introdotta che consente alle società di arruolare in corso d’opera tecnici allontanati da altre squadre nel corso della stessa stagione. In tal modo si è cercato di uniformarsi a una prassi consolidata in alcuni campionati esteri, ponendo però dei paletti. Innanzitutto la possibilità viene limitata a un certo arco temporale: entro e non oltre il 20 dicembre e poi viene ristretta unicamente a Serie B e C. Messa così sembra una sorta di esperimento, dal quale viene tagliata fuori la massima serie dove ça va sans dire i compensi sono decisamente più elevati e i vincoli contrattuali più complicati da sciogliere, riservandosi la facoltà di estenderlo anche ad essa in un futuro prossimo.

Cristiano Lucarelli è stato il precursore: cacciato dalla Ternana lo scorso 6 novembre, ci ha messo meno di una settimana per trovare un altro impiego scendendo di categoria per reinsediarsi in quel di Catania. La terza avventura in Sicilia è partita nella maniera migliore grazie al successo in extremis sulla Turris. La strada è tracciata e a breve dovrebbe essere seguita da altri: il ribaltone societario all’Alessandria ad esempio può portare Banchini al Novara dell’ex socio dei grigi Pedretti per quello che sarebbe il primo cambio di casacca all’interno non soltanto della stessa categoria ma dello stesso girone. Difficile sbilanciarsi fin da ora sugli effetti di questa novità, di per sé interessante ma pure pericolosa. Se avrà risvolti positivi o meno lo capiremo solo vivendo anche se, considerando la tendenza all’esonero facile dei nostri presidenti, c’è il rischio concreto di assistere a un turnover selvaggio nel quale a scambiarsi le panchine sono sempre gli stessi tenendo ai margini delle rotazioni chi magari se ne sta in attesa di una chiamata da diversi mesi.

La parolina magica riforma è tornata d’attualità dopo l’annuncio da parte del presidente federale Gravina di aver convocato per il prossimo 11 marzo un’assemblea generale nella quale si cercherà finalmente di affrontare un tema continuamente rinviato in attesa di momenti migliori. Adesso i tempi sembrano davvero maturi, ma per fare un passo avanti ne servirà almeno uno indietro da parte di tutte le componenti. Altrimenti le buone intenzioni sono destinare a restare sulla carta, come del resto avviene ormai puntualmente da anni.

La Lega Pro è uscita indenne da periodi bui, la pandemia poteva affossarla definitivamente e invece grazie anche alla lungimiranza della precedente gestione, è riuscita a salvare le penne. L’incremento dei ricavi, sottolineato giustamente con orgoglio dall’attuale governance Marani, non deve essere visto come punto di arrivo piuttosto come base per presentarsi al tavolo con le altre leghe rivendicando la crescita di appeal non esclusivamente come motivo di vanto ma pure come elemento per veder riconosciuto un maggior potere decisionale nelle scelte strategiche che verranno prese. Dalle quali dipende la salute dell’intero movimento.