Cambiate tutto, ma non toccate il mio orticello: la vergognosa resistenza della Serie A

26.07.2021 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Cambiate tutto, ma non toccate il mio orticello: la vergognosa resistenza della Serie A
TMW/TuttoC.com

Fuori tempo massimo, si torna a parlare di riforma. I dettagli di quel che sarà, sarebbe, chissà, li trovate nelle notizie e negli approfondimenti degli ultimi giorni, su queste colonne e su altre. Difficile, comunque, che si riesca a quagliare qualcosa nell’immediato, nonostante l’ultimo anno e mezzo suggerirebbe di non perdere neanche un giorno in più. Al di là di questo, nelle discussioni intorno alla riforma si ha sempre l’impressione che il grande problema del calcio italiano siano le troppe squadre della Serie C. Sul punto, intendiamoci: 60 club professionistici in terza serie sono oggettivamente troppi. Non si tratta neanche più di un’opinione, ma di un dato di fatto se ogni anno essere in sessanta all’inizio sembra un miracolo ed essere sessanta alla fine diventa un miracolo. Fatta la premessa, resta il dubbio che il problema sia davvero questo. 

In settimana si è tornato di parlare di riforma anche in Serie A. Risultato: quasi nessuno condivide l’esigenza di ridurre il numero di squadre nel massimo campionato. Della serie: fate voi, noi andiamo avanti come se nulla fosse. È una resistenza semplicemente vergognosa, primo di tutto perché illogica: che senso ha toccare solo la parte dove girano meno soldi (e quindi anche meno debiti)? Se funzionasse tutto in Serie A, sarebbe anche comprensibile. Dato che però ogni due per tre ci si riempie la bocca con la sostenibilità e altri valori simili, e che dall’esplosione della pandemia non si fa altro che tirare in ballo la crisi come se il Covid l’avesse creata e non solo aggravata, a un certo punto bisognerebbe prendersi le proprie responsabilità e non solo chiedere ad altri di mettersi al lavoro.

Chiosa finale sui responsi del Collegio di Garanzia del CONI, attesi nei prossimi giorni. Negli ultimi giorni torna a circolare l’idea/il sogno di una sorta di sanatoria post Euro 2020. Ovviamente, da chi non ha fatto i compiti a casa. Ecco, sarebbe abbastanza vergognoso e fuori luogo. Continuo a pensare che l’esclusione di alcuni club sia sostanzialmente ingiusta. Paradigmatica la situazione della Samb (per fare un esempio, a vario grado vale per quasi tutte le escluse) che ha un piede e mezzo fuori per questioni formali legate alla gestione precedente mentre altri club con problemi strutturali e molto più sostanziali andranno avanti come se nulla fosse. Su forme e requisiti si può discutere. Ma, una volta fissate delle regole, l’unico modo per essere presi sul serio è farle rispettare.