CHE FORMAT PER LA PROSSIMA SERIE C? UTOPICO PENSARE A UN GIRONE UNICO. E SE SI RISPOLVERASSE LA VECCHIA C2, QUESTA VOLTA SEMIPROFESSIONISTICA?

22.02.2019 00:00 di Tommaso Maschio   vedi letture
CHE FORMAT PER LA PROSSIMA SERIE C? UTOPICO PENSARE A UN GIRONE UNICO. E SE SI RISPOLVERASSE LA VECCHIA C2, QUESTA VOLTA SEMIPROFESSIONISTICA?
TMW/TuttoC.com

Serie A ancora a 20 squadre, Serie B a 20 il prossimo anno per poi passare a 18 dal 2020/21 (riduzione di quattro squadre in tre anni) e la Serie C? Per la terza serie del nostro calcio al momento non si hanno certezze né per il futuro immediato né per quello a lungo termine. L’unica cosa che appare scontata, anche alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno portato alla ribalta internazionale la categoria, è che 60 squadre e tre gironi sono troppi. Non ci sono le risorse per tenere in piedi un format simile né all’orizzonte si vede la possibilità di incrementare le entrate e distribuirle per evitare il ripetersi di tante, troppe situazioni al limite e oltre come accaduto nelle ultime stagioni. Senza contare che le nuove norme pensate da FIGC e Lega Pro saranno più restrittive e potrebbero tagliar fuori altre società e far correre il rischio di non arrivare neanche vicino a quota 60. Che fare quindi nella prossima stagione?

Una Serie C unica, nazionale, a 22 o 24 squadre sembra essere utopia sia perché la riduzione sarebbe troppo drastica (anche inserendo una serie semiprofessionistica) sia perché costringerebbe le squadre a trasferte molto lunghe e onerose che allo stato delle cose in poche potrebbero permettersi visti i magri introiti. L’ideale sarebbero, a mio avviso, due gironi da 20 (centro-nord e centro-sud) e la rinascita della C2 questa volta semiprofessionista in modo da creare uno scalino più graduale fra D e C visto che al momento vi è troppo divario, in primis economico, fra le due categorie con tante squadre dilettanti che giocano a non vincere il campionato consapevoli poi di non potersi iscrivere alla Serie C per i costi troppo elevati. Una serie cuscinetto, suddivisa in tre (da 18 squadre) o quattro (da 16 squadre) gironi, che possa rendere meno arduo il salto e permettere ai vari club di abituarsi a una realtà profondamente diversa da quella del dilettantismo. In questo modo da 9 gironi di D non si passerebbe a 3 di C, ma vi sarebbe una maggiore gradualità (da 9 a 3 o 4 e poi a 2) che, sempre a livello ipotetico, potrebbe limitare la dispersione e il fallimento di club che provando il grande salto fanno il passo più lungo della gamba finendo per scomparire dal mondo del pallone.

Un’idea, un suggerimento, per provare a rivitalizzare una categoria troppo spesso denigrata e salita alla ribalta delle cronache per aspetti negativi e che invece dovrebbe tornare a svolgere quel compito fondamentale di serbatoio e scuola per i giovani italiani che possono confrontarsi con realtà superiori a quelle dei campionati Primavera (il cui livello nell’ultimo anno, va sottolineato, è cresciuto) e imparare da calciatori d’esperienza che possono aiutarli a crescere e maturare per poi essere più pronti al salto categoria e non rischiare di bruciarsi velocemente.