Poche presenze con il Milan Futuro (e niente play out), ancora meno con il Milan. Serve una riflessione seria sulla gestione di Camarda

Poche presenze con il Milan Futuro (e niente play out), ancora meno con il Milan. Serve una riflessione seria sulla gestione di CamardaTMW/TuttoC.com
Oggi alle 00:00Il Punto
di Tommaso Maschio

Il Milan Futuro nelle prossime settimane sarà chiamato a evitare l’onta di essere la prima fra le cosiddette ‘Squadre B’ a retrocedere fra i dilettanti complicando in maniera importante il progetto avviato a inizio anno dal club rossonero. La squadra allenata da Massimo Oddo infatti sfiderà la SPAL nei play out – andata in Lombardia il 10 maggio, ritorno il 17 a Ferrara – con gli estensi che potranno contare sul vantaggio di aver chiuso davanti nella stagione regolare. Una doppia sfida in cui il tecnico dovrà fare a meno di due stelle come quel Alex Jimenez che ormai stabilmente gioca con la prima squadra (solo una presenza in Serie C da metà dicembre a oggi) e soprattutto quel Francesco Camarda che, al netto della giovane età, doveva essere uno dei punti di forza della formazione rossonera.

Il regolamento infatti prevede che possano giocare i play off “solamente quei calciatori che abbiano raggiunto nel corso della regular season le 25 presenze negli elenchi di gara della seconda squadra” o che pur non raggiungendo la quota minima di gare non abbiano disputato alcuna gara in Serie A”. Il centravanti classe 2008 non rientra in nessuno dei due casi: in Serie C infatti le sue presenze si fermano a 18, con cinque gol all’attivo, con le nove in Serie A che gli precludono la possibilità di aiutare i compagni nella doppia sfida salvezza.

Una situazione che dovrebbe aprire una serie riflessione sulla gestione di Camarda. Per un giocatore così giovane, seppur molto precoce e promettente, non sarebbe stato meglio disputare l’intero campionato di Serie C anziché fare avanti e indietro fra prima e seconda squadra rischiando di perdersi? In fondo con la prima squadra il giocatore ha avuto un minutaggio molto basso 13 presenze fra Serie A e Champions League per appena 189 minuti in campo, praticamente meno di un quarto d’ora a presenza. Il tutto cambiando stile di allenamento, compagni, schemi e spesso ritrovandosi ad allenarsi coi grandi per tutta la settimana per poi essere catapultato in Serie C scendendo in campo senza praticamente essersi allenato con gli altri compagni.

Nessuno nega che l’allenarsi con compagni come Pulisic, Theo Hernandez, Tomori, Reijnders, Leao ecc ecce sia certamente una palestra formativa, ma forse per la crescita di un ragazzo del 2008 sarebbe meglio giocare un’intera stagione in Serie C, che è una palestra altrettanto importante, confrontandosi con giocatori d’esperienza e altri giovani rampanti. A maggior ragione se il minutaggio – a differenza del compagno Jimenez che però ha tre anni in più – in prima squadra è alla fine così misero. Una riflessione che il Milan dovrà fare in vista della prossima stagione, a meno che non arrivino club di Serie B a voler puntare su di lui prelevandolo in prestito, per cercare di valorizzare al meglio un grande talento che ha però bisogno di continuità per crescere sia dal punto di visto tecnico-tattico sia da quello dell’esperienza.