Verso il candidato unico? Alla Lega Pro serve compattarsi o non conta niente. Ma sulla riforma aveva ragione Ghirelli

09.01.2023 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Verso il candidato unico? Alla Lega Pro serve compattarsi o non conta niente. Ma sulla riforma aveva ragione Ghirelli
TMW/TuttoC.com

Passato lo shock? Di sicuro, è finita un'era e in qualche modo ne inizierà una nuova. In Lega Pro è partito il conto alla rovescia verso le nuove elezioni presidenziali, dopo lo shock legato alle dimissioni di Francesco Ghirelli. Una mossa che ha spiazzato i club: qualcuno contento, molti meno, di sicuro il terremoto ha colpito tutti nel momento in cui meno ce lo si aspettava. Resta in piedi una discreta pattuglia di club che vorrebbe convincere il presidente a fare un passo indietro, ma si scontra con le regole: da statuto, Ghirelli non può candidarsi per il terzo mandato consecutivo dopo aver dato le dimissioni volontarie e da questo punto di vista la partita si chiude qui.

Verso il candidato unico? È lo scenario a oggi più probabile, su cosa significhi ci torneremo a breve. In lizza, allo stato attuale, c'è solo Marcel Vulpis, vicepresidente vicario dopo aver sfidato Ghirelli in passato. Lo dico chiaramente: a prescindere da eventuali sfidanti, se ci saranno, sarebbe la miglior scelta possibile. Nel segno della continuità con la governance precedente (che di cose buone ne ha fatte, eccome) ma anche di rottura quel tanto che basta a far capire che qualcosa (non poco) cambierà. Rispetto al suo predecessore, Vulpis avrebbe il vantaggio dell'età e lo svantaggio di conoscere meno le istituzioni. Quanto a quest'aspetto, però, due considerazioni: pur da politico navigato che non ha certo bisogno di lezioni, figuriamoci dal sottoscritto, Ghirelli si è andato a scontrare contro un muro che non era così impossibile da scorgere all'orizzonte. Morale: errori li commettono tutti e una ventata di novità potrebbe non essere una cattiva idea. Tanto più che Vulpis non sarebbe certo il primo presidente preso "dal mercato": Andrea Abodi, oggi ministro dello Sport, non era un uomo di calcio quando ha scalato la Lega B e l'ha rivoluzionata. Balata, altro "uomo nuovo", ne ha gestito l'eredità in maniera impeccabile, dal punto di vista della cadetteria. Dal Pino è stato rigettato dal sistema, ma forse ci si pentirà di questa occasione persa. E, tornando a Vulpis, proprio l'essere l'unico candidato, se così sarà sino alla fine, potrebbe rappresentare un'arma in più.

La Lega Pro deve compattarsi o sparisce. Restiamo alla cronaca, per un momento. Non circolano nomi di potenziali sfidanti: l'unica ipotesi vagamente concreta è stata quella che portava a Tavecchio, il quale ha detto no grazie. Lotito non sembra particolarmente interessato ad avere una sua proppaggine in via Jacopo da Diacceto, se una manovra di quel tipo (cioè candidare un "suo uomo") la facesse Ghirelli risulterebbe onestamente poco comprensibile e non in linea con quello che ha rappresentato. Del resto, la campagna elettorale non si fa in un mese: serve un programma, servono proposte, obiettivi, qualcosa di concreto per convincere club in difficoltà. Che, viceversa, hanno un disperato bisogno di compattarsi. Se un'elezione a senso unico in altri tempi potrebbe suonare come poco democratica, in questo scenario sarebbe un messaggio di unità: è andata come è andata, ma almeno ci ricompattiamo. È l'unica strada, a prescindere da tutto il resto, per la Lega Pro di avere una voce vera in quella che sarà, se sarà, la riforma. Un percorso nel quale la base del calcio professionistico italiano, se non dimostrerà di sapere guardare il futuro, se non proporrà una visione e un progetto, così come una sua forza politica, rischia di rimanere stritolata.

Se la riforma ci sarà… Un interrogativo enorme, in questo momento. Sul quale, lasciatemelo dire, aveva ragione Ghirelli, a suo modo. Certo, è difficile sostenere che il format proposto ai club di Lega Pro e da questi rigettato risolvesse i problemi. Forse è stata una rivoluzione mancata, forse è stata una cattiva idea. Di sicuro, in pochi l'hanno capita e di conseguenza ne hanno avuto paura. In più, aveva la pecca di essere una fuga in avanti, l'aspetto sul quale è arrivata la vera rottura centrale di questa vicenda, quella con Gravina. Però una riforma serve e non se ne hanno avvisaglie. Il caso Juventus e quello D'Onofrio tengono occupato e preoccupato il presidente federale, ma regalano anche un ombrello pericoloso. Se l'ultima assemblea di Lega Pro ha offerto alcuni scambi dialettici ad alta tensione, l'ultimo consiglio federale ha offerto il quadro di una incapacità di comunicare reciproca interna alle componenti che funziona da sabbie mobili. Ognuno, in fondo, guarda il suo orticello e offre soluzioni per i suoi problemi, mica per quelli di tutti. Così non si va lontano e serve davvero qualche fuga in avanti per sbloccare l'impasse. Magari organizzata meglio.