ESCLUSIVA TLP - Mi ritorni in mente: Giovanni Pisano

"L'attaccante, per come interpreto io il calcio e per come l'ho vissuto, deve scorticarsi le braccia, avere i lividi sulle gambe a causa della marcatura dei difensori, ma deve stare in area di rigore. Il suo compito è quello: i gol e far esplodere lo stadio". Queste le parole, dette con la grinta che l'ha sempre contraddistinto di Giovanni Pisano. Una vita la sua, dedicata ad un solo obiettivo: il gol.
Nato a Siracusa, fin da ragazzino dimostra che la sua unica passione è il calcio. In una terra sfortunata, neanche tredicenne prendeva il pullman e andava in Calabria per giocare i tornei nazionali. Ore rubate allo studio, ma non c'era verso, lui voleva il calcio e non lo avrebbe fermato un esercito. La sua voglia di divertirsi, di rendere quella sua gioia con la sfera tra i piedi lo portava lontano tanti km da casa, ma con il senno di poi: "Ringrazio quella esperienza perchè mi ha fortificato tanto dentro. Ed oggi sono un uomo fortunato, anche grazie a quelle privazioni. Ho rubato tempo alla mia vita, ma il calcio era parte di me. Avevo sei anni e già correvo dietro ad un pallone. Logico che doveva essere tutto per me, gioia e dolore, ma soprattutto tanta felicità".
Giovanni Pisano è il protagonista di questo nuovo appuntamento di "Mi ritorni in mente", lo spazio redazionale che TuttoLegaPro.com dedica a quei personaggi del passato che hanno fatto la storia delle società che militano nella attuale Lega Pro (noi nostalgici continuiamo a chiamarla ancora "SerieC", tutto attaccato perchè era parte di noi).
In sede di presentazione di questa intervista abbiamo detto che a Salerno, Giovanni Pisano non è mai stato un giocatore qualsiasi, ma è stato un pezzo di storia della città e della Salernitana. Cinque stagioni, 122 presenze e 61 gol. Brividi ed emozioni che scorrono nelle parole dell'ex attaccante, ora procuratore sportivo, in questa intervista esclusiva.
Giovanni benvenuto. Attualmente sei un procuratore, quindi prima di cominciare la nostra chiacchierata vogliamo chiederti un parere sull'ultimo mercato.
"Scarno, soldi in giro ce ne sono pochi, quindi si è lavorato molto sugli scambi tra società. Ormai in Lega Pro, tutto gira intorno ai giovani che vengono passati dalle società di A e B. E' anche giusto così, visto che c'è la regola degli "under" che impone in un certo senso questo mercato".
Restando sull'argomento: i giovani e la gavetta. Il tuo parere in merito.
"Il calcio da quando ho lasciato è molto cambiato. Sono cresciuto in mezzo alla strada, nessuno mi ha insegnato niente, mentre ora tutto passa dalle scuole calcio che insegnano insegnano, ma il vero maestro è l'asfalto e le ginocchia ferite. Mio figlio, ad esempio, ha fatto gli Allievi e la Primavera nel Livorno, ma se non fai le esperienze giuste non cresci mai. Così gli ho fatto fare un campionato di Eccellenza in Puglia e la scorsa stagione uno di D in Campania. Vedessi com'è cambiato. Spesso basta un'esperienza in regioni "calde" per crescere e diventare uomo e calciatore in poco tempo. Non c'è scuola calcio o settore giovanile che tenga credimi, perchè in certi campi trovi gente di 30 anni che ormai ha dato tanto quindi ti fa vedere davvero i sorci verdi e tu o impari o impari, non ci sono molte strade".
Pisano ha il pregio della sincerità e durante la chiacchierata ci svela un suo sogno nel cassetto: "La vita da procuratore può essere bella, ma il richiamo del campo è troppo forte. Non nego che ho voglia di allenare. Ho preso il patentino di 2^ e ho il desiderio forte e impellente di tornare a respirare l'aria dei clima partita, quella che ti rode nello stomaco e ti spacca in due dall'adrenalina che ti dà. Lo sento dentro di me, devo tornare".
Sanguigno come poche persone, quando parla sembra di vederlo ancora in campo con quel suo capello riccio che girava nelle aree di rigore, mortifero come pochi attaccanti. Non lo vedevi mai fare chissà quale giocata, ma se gli capitava la palla buona, erano dolori enormi per i portieri avversari. Si diverte con noi, si sente a suo agio e quando gli chiediamo tre aggettivi che hanno contraddistinto la sua carriera, si apre alla confidenza più sincera.
"Il primo è sicuramente la lealtà. Di sicuro in questo calcio di oggi, ce n'è davvero poca. Il secondo è la furbizia, perchè senza quella io non avrei mai fatto più di 180 gol nei professionisti e non so quanti nei dilettanti. E' una componente importante che o ce l'hai oppure non l'avrai mai. Ultimo la generosità. Ho giocato in tante piazze importanti, sono stato capitano a Genova (sponda rossoblù), Pescara e Salerno. Se non hai un cuore pronto al sacrificio anche per un compagno che ha sbagliato, non puoi mai avere la fascia al braccio. La generosità ti porta a sudarti la maglia. Ne sento tanti pulirsi la bocca dicendo che si sudano la maglia, ma non sanno nemmeno cosa vuol dire una cosa simile".
A Salerno tu hai lasciato un ricordo che dire bello è sminuire l'affetto che provano i salernitani per te
"Tu pensa che io in questi giorni sono a Salerno. Ho visto anche un paio di allenamenti della settimana e ogni volta che entro all'"Arechi" è sempre una sensazione stupenda, che non ti posso spiegare. Il sangue ribolle quando è vuoto, tu pensa quand'era pieno che cosa poteva mai essere questa struttura. Ho vissuto i 25 mila spettatori che assiepavano le tribune. Tu non giocavi sul manto erboso, ma erano loro che ti sollevavano: cose da brividi. Mi si accappona ancora oggi (ride emozionato, ndr) pensa un po' te. Ovunque sono andato ho sempre onorato i colori che portavo addosso, ma qui a Salerno è tutto diverso. Ogni volta sembra che non sei mai andato via. Ti commuove questa loro passione".
Senti Giovanni, ci racconti qualche aneddoto particolare: magari un allenatore che ti è rimasto impresso, un difensore che facevi ammattire?
Prima di rispondere si sente la sua risata trionfare nella cornetta: "Avrei un libro da raccontarti".
Tu comincia intanto...
"Potrei dirti di mister Giuliano Sonzogni. Mamma mia quando ci penso mi si mette la fame".
Addirittura? Perchè?
"Era un signor professionista, pochi come lui. Ad esempio a proposito di aneddoti: il sabato a cena lui ci lasciava la possibilità di scegliere pasta con il pomodoro o riso. Oppure potevi scegliere tra pollo o pesce in bianco. Era un vantaggio non da poco, se non fosse che le porzioni erano talmente misere che andavi a dormire che avevi più fame di prima. Così la notte non era la tensione a non farti prender sonno, ma la fame". E giù una risata grassa che, non lo neghiamo, ha fatto ridere anche noi.
C'è un clima amichevole come poche volte è capitato con i nostri intervistati per questo spazio. Giovanni ne ha di ricordi, divertenti e non.
"Un'altra situazione che ho vissuto e te la voglio raccontare era con Zeman e Delio Rossi. Entrambi adottavano gli stessi metodi di allenamento: quelle scale maledette erano niente, perchè la prima settimana senza pane, un pugno di pasta. Era da incubo! In compenso sul campo volavi. Al punto che gli avversari stentavano a starti dietro".
Rimanendo sul tema: un allenatore con cui non andavi d'accordo chi è stato? A distanza di anni puoi dirlo.
"A prescindere dagli anni, non ho problemi a dire che con Gigi De Canio (attuale allenatore del Genoa, ndr) ho avuto spesso parecchie frizioni, anche abbastanza forti. Però, c'è un però: mi metteva sempre in campo, perchè lui anteponeva il bene del gruppo alle cose personali. Ed io lo ripagavo con i gol. Massima stima ma non ce le siamo mai mandate a dire. Pensa che l'ultima volta che ci siamo visti ci siamo abbracciati. Questo per me è un grande gesto, perchè l'uomo deve sempre essere separato dal professionista".
Cambiamo un po': un difensore che hai fatto ammattire?
"Più di uno, ma soprattutto, ora che mi ci fai pensare: Luca Berti (ex portiere dell'Empoli). Ogni volta che lo incontravo lo facevo nero e gli facevo gol in tutti i modi. Mentre una grossa soddisfazione me l'ha regalata Alessandro Birindelli (ex difensore di Empoli prima e Juventus dopo). In una recente intervista ha dichiarato - rispondendo alla domanda su chi fosse l'attaccante più difficile da marcare - che Pisano era davvero qualcosa di impossibile da marcare. Se provavi ad anticiparlo ti fregava, se lo lasciavi che ti puntava, era finita".
Un ricordo indelebile con la maglia granata?
"Una marea! Davvero tanti, difficile anche scegliere perchè ogni partita con quella maglia era un brivido sulla schiena. Ultima di campionato, eravamo un punto sotto all'Atalanta, anche loro in corsa per la promozione. Ricordo che da Salerno vennero qualcosa come quasi diecimila persone, una cosa spaventosa solo a pensarla. Perdemmo 2-1 e non nego che le lacrime a fine partita sono ancora oggi un frammento di me che mi fa male".
Uno piacevole?
"Il primo che mi viene in mente è un Pescara-Salernitana 1-4 (Serie B 1994/95). Fu una partita incredibile: gli abbiamo nascosto il pallone per tutti i novanta minuti. Loro avevano gente come Terracenere, Gelsi, Federico Giampaolo, non degli scarti, anzi in B facevano la differenza. A fine partita mi ricordo che mi vennero vicino e mi dissero: non ci abbiamo capito niente".
Secondo te, un attaccante tipo come dev'essere?
"Guarda: alle volte mi capita di vedere le partite alla tv e mi chiedo perchè le punte giochino a venti metri dall'area di rigore. Quando giocavo io, non era così. Anzi, io mi buttavo nelle mischie perchè quello era il mio habitat naturale. Lì dovevo comandare io. Facevo a gomitate con i difensori, mi sbucciavo le ginocchia ma poi avevo sempre la meglio. Un vero attaccante deve essere coraggioso e incosciente allo stesso tempo, capace di conquistarsi il pallone in tutti i modi. Io ero così e se non lo avessi fatto, non avrei mai segnato così tanti gol nella mia carriera".
C'è attualmente un giocatore che ti somiglia?
"Inzaghi era il prototipo dell'attaccante di cui ti dicevo prima. Ora come ora non ne vedo molti come me. Si gioca in maniera completamente diversa e certe cose proprio non le capisco. Ma se devo fare un nome, lasciami dire Ciro Ginestra. Una vera punta che mi esalta e mi fa tornare l'adrenalina di quando giocavo io, perchè si muove davvero da bomber da area. E' un amico Ciro ed un grande professionista. Non per niente ha segnato tanto nella sua carriera".
Giovanni, l'intervista è finita: vuoi aggiungere qualcosa?
"Ringrazio voi per avermi dato questa possibilità e voglio dire solo una cosa: non sarà oggi, non sarà domani, ma io un giorno tornerò a Salerno, magari da allenatore della Salernitana. Ho questo sogno e voglio coronarlo".
Uno come te come si troverebbe con Lotito?
"Non lo conosco personalmente, però mi piace come personaggio. Se andremo d'accordo? Non lo so, ma è l'ultimo dei problemi. Permettimi di ringraziare la tifoseria granata per tutte le emozioni e i brividi che mi ha regalato. Dovrò sdebitarmi prima o poi, perchè sono stati fantastici con me".
Il prossimo appuntamento con "Mi ritorni in mente" sarà domenica 14 ottobre.
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