Gubbio, l'ex Torrente: "Nessuno dimostrò di volermi ancora. In B avremmo fatto bene..."

Era il 12 dicembre del 2010, quando il Gubbio batteva 3-1 la Salernitana nello scontro diretto laureandosi campione d'inverno nel campionato di Prima Divisione. Quello fu solo il preludio alla storica promozione in Serie B. In un'intervista rilasciata al Giornale dell'Umbria, l'allora tecnico rossoblu Vincenzo Torrente è tornato a parlare del club che l'ha lanciato al grande calcio. "Ho un ricordo meraviglioso di quelle due annate, così come di tutta la piazza. Per questo mi spiace che la favola non sia potuta proseguire in B", ha detto l'attuale allenatore del Bari. Riportiamo di seguito l'intervista.
Torrente, lei la B l'ha trovata lo stesso a Bari. Ma non ci ripensa a quel mancato rinnovo?
"Certo che sì. In due anni a Gubbio credo di aver raggiunto un obiettivo che nel giorno del mio arrivo nessuno riteneva possibile. E sono contento di averlo fatto seguendo un'idea di gioco che ha portato risultati straordinari. Solo che non mi capacito ancora del perché la società non abbia fatto nulla per trattenermi. Avevo dato la priorità al Gubbio, ma dall'altra parte nessuno ha dimostrato di volermi ancora in panchina. Così sono state raccontate cose non vere alle quali qualcuno ha creduto, tanto che una minoranza di tifosi mi ha fischiato al "Barbetti" quando sono tornato col Bari".
Cosa le viene in mente, oggi, ripensando ai due anni in rossoblù?
"I ricordi si sprecano, ma custodisco con orgoglio la grande unione d'intenti che regnava nello spogliatoio. Vedo che Sottil ha rispolverato i cosiddetti 'senatori' dopo che lo scorso anno erano stati accantonati un po' troppo frettolosamente. Gente come Sandreani, Boisfer, Briganti e Bartolucci in campo dà la vita per quella maglia. E di uomini così in giro ce ne sono pochi".
Con lei c'era anche Simone Farina: come giudica la sua scelta di vita?
"L'ho condivisa. Anzi, penso fosse la migliore che potesse fare, anche economicamente. L'ho sentito di recente e mi è sembrato di buonumore. Quello che non capisco, però, è perché sia dovuta arrivare una squadra estera a offrirgli un ruolo simile: non poteva farlo la Figc?".
Del Gubbio di oggi, "senatori" a parte, cosa sa?
"Che è una squadra solida e concreta, certamente più esperta rispetto a quella di due anni fa nella quale c'erano tanti esordienti, molti dei quali provenienti dalle Primavera. Per questo mi sento di dire che quella attuale sia più forte, benché giochi in maniera molto diversa da allora. Per di più il girone di oggi non è paragonabile a quello di due stagioni fa, decisamente superiore sia per il blasone delle squadre, sia per il livello tecnico".
Dunque pensa che la squadra abbia i mezzi per tornare in B?
"Non sta a me dire questo. Però ritengo che i dirigenti si divertano a fare i 'Pinocchio' quando dicono che l'obiettivo è la salvezza, perché a vedere la rosa è evidente che l'abbiano allestita con l'intento di vincere".
E come giudica Sottil?
"Lo conosco solo per i suoi trascorsi da giocatore ma gli auguro di far bene. Anzi, Sottil sappia che anche Torrente fa il tifo per il Gubbio".
A Bari crede che potrà mai avere i mezzi per puntare alla A?
"A Bari stiamo vivendo una fase di transizione. Però abbiamo fatto bene lo scorso anno e ci stiamo ripetendo. Sono felice di avere con me uno staff composto da persone eccezionali (Pascolini e Mengoni, ndr) che guarda a caso ho conosciuto a Gubbio".
Tra gli ex rossoblù si sta mettendo in luce Galano: è pronto per il grande salto?
"Lo sarà presto. Ora che s'è tolto il peso della pubalgia sta trovando quella continuità che nell'ultimo anno e mezzo gli era mancata. Deve però migliorare sotto il profilo caratteriale, perché è ancora un po' timidino al contrario di Borghese, che ad esempio sabato a La Spezia ho tenuto fuori per via dei famosi precedenti in terra ligure. Ma anche Martino sta crescendo, come uomo oltre che come calciatore".
Con Giammarioli o Simoni ha composto la "triade" dei trionfi: che rapporto vi lega oggi?
"Con Giammarioli ogni tanto capita di parlare, ma mai del Gubbio. Con Simoni da quando è tornato a casa ci sentiamo spesso. Se sono arrivato nei professionisti è anche e soprattutto merito suo, visto che fu lui a presentarmi a Stefano. E ci tengo a dire che tra noi c'è sempre stato massimo rispetto del ruolo altrui".
Cosa rimpiange di più del suo biennio eugubino?
"Quando stai bene in un posto è dura andar via, specie se non sei tu a volerlo. Io credo che in Serie B, col senno di poi, avremmo fatto bene perché si sarebbe data continuità a quel progetto cominciato due anni prima. È questo che è mancato al Gubbio lo scorso anno: chi è venuto dopo di me ha cambiato moduli e interpreti andando a toccare un sistema collaudato e produttivo. A conti fatti, tra le squadre più vincenti degli ultimi anni solo il Gubbio ha cambiato allenatore. Sarà stato solo un caso?...".
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