Pagni: "Pescara-Ternana? Tutto è possibile. Arbitro severo sul rosso a Vallocchia"

Ospite dei microfoni di TMW Radio all'interno della trasmissione 'A Tutta C' Danilo Pagni, direttore sportivo con ampia esperienza nel calcio di Serie C ha analizzato la finale d'andata dei playoff e non solo:
Direttore, secondo lei, quanto può influenzare una doppia delusione come quella vissuta dalla Famiglia Rosso, proprietaria del Vicenza, prima la finale persa contro la Carrarese e poi l’eliminazione in semifinale con la Ternana, sulla volontà di un imprenditore di andare avanti?
"Guardi, in questo momento non ho idea di quali siano i sentimenti calcistici della Famiglia Rosso, né tanto meno delle loro strategie aziendali. Io mi concentro solo sul campo. Hanno investito molto, puntando su figure manageriali di alto livello, ma i risultati che contano non sono arrivati. È vero, arrivare in finale o in semifinale è comunque un buon traguardo. Ma quando rappresenti una piazza storica, con uno stadio importante, una proprietà solida e un brand forte, devi costruire una squadra che brilla. Puoi anche non vincere subito – ci sono molte variabili in gioco – ma devi almeno distinguerti. E il Vicenza non si distingue da anni. È una squadra ben strutturata e solida, ma non fa la differenza. Secondo me si poteva fare di più, soprattutto a livello individuale: non vedo giocatori che cambiano le sorti della partita. Il verdetto del campo è chiaro. Ho visto le partite, sia in TV che dal vivo. Rosso ha le capacità per guardare oltre il presente, anche dal punto di vista calcistico".
Al di là dell’allenatore, considerando che Vecchi dovrebbe assumere la guida dell'Inter U23, secondo te è necessaria una rivoluzione tecnica a Vicenza?
"Credo che l’allenatore abbia dato un’identità chiara alla squadra – è ben organizzata in entrambe le fasi – ma per me questa è la norma, non l’eccezione. Certo, l’allenatore deve fare la sua parte, ma servono anche giocatori in grado di fare la differenza. Ho sempre rispetto per i miei colleghi, ma alla fine è il campo a dare il verdetto. Rosso ha creato le condizioni per costruire grandi squadre. Prendiamo il Padova: Mirabelli ha avuto tre anni per lavorare, e proprio nell’anno in cui ha investito un po’ meno, ma ha puntato su freschezza e idee, è riuscito a vincere. Ha avuto anche fortuna con l’allenatore, perché il calcio è imprevedibile. A volte scegli Toscano e vinci, altre volte no. Hanno optato per un tecnico su cui c’erano dubbi legittimi, e invece ha fatto bene. Secondo me, il Vicenza non ha bisogno di una rivoluzione, ma serve un po’ di creatività e qualche colpo mirato, qualche acuto".
Parlando della finale di ieri sera, l’1-0 del Pescara ha un po’ cambiato le carte in tavola. Letizia ha messo a segno un gol, ma la Ternana ha saputo gestire bene la situazione anche con un uomo in meno. Quali possibilità di promozione dareste a entrambe le squadre?
"Il calcio è affascinante proprio per la sua imprevedibilità, pieno di momenti decisivi. Dare percentuali precise è complicato. La partita è ancora aperta. Le assenze del Pescara si fanno sentire, ma l’effetto Adriatico potrebbe fare la differenza. Baldini sa come motivare i suoi. Chi prenderà il posto di Merola avrà una carica incredibile. La Ternana, d’altro canto, ha una rosa ampia. Liverani ha apportato diverse modifiche rispetto ad Abbate. Devo dire che Cicerelli mi ha deluso: è sempre stato un mio preferito, ma in campionato era decisivo, mentre nei playoff non ha brillato. Liverani ha provato varie soluzioni, come Tito in mezzo al campo o Martella riproposto, per dare più solidità. Ma servirebbe un po’ più di audacia tecnica. Capisco che la posta in gioco sia alta, ma mi aspettavo di più da alcuni giocatori. E non dimentichiamo che il Pescara è molto più giovane: questo va considerato. Liverani ha ereditato una buona squadra, ma da giocatori come Curcio e Cicerelli mi aspettavo un impatto più forte. E riguardo all’espulsione? A mio avviso, la Terna e il VAR sono stati un po’ severi. È un episodio che ha influito sul risultato, ma, ripeto, la partita è ancora aperta".
Ultima domanda: parlavamo dell’Inter, dell’Under 23, della possibile riammissione del Milan Futuro. Cosa pensa del progetto delle seconde squadre, che continua a dividere gli addetti ai lavori?
"I primi anni di questo esperimento non sono andati affatto bene: si trovavano a giocare con giocatori over 30, il che non era l’ideale. Tuttavia, sono d’accordo sul fatto che possa valorizzare il patrimonio tecnico. Il campionato Primavera non può essere paragonato a una vecchia C2. Il Milan, purtroppo, è stato un fallimento totale. La Juve, invece, nel girone di ritorno ha trovato la giusta chimica, anche grazie a un cambio tecnico, e ha fatto bene. È stato anche divertente da vedere. L’età media era giusta. I giovani italiani hanno bisogno di prove concrete: è meglio essere titolari in Serie D piuttosto che tornare a una sorta di C2. Io creerei un girone unico di C2 con un limite di età obbligatorio. Sarebbe un grande aiuto tecnico. Certo, ci sono enormi interessi economici in gioco: Inter, Milan e Juve hanno investito somme enormi rispetto al reale valore di questi giovani. Ma va bene, questo porta anche un certo fascino al campionato. Ridurrei l’età e farei una vera C2. Ad esempio, ci sono molti 2004 che non giocano in Serie D e rischiano di uscire dal sistema del calcio solo perché non sono “coperti” nei conteggi. Nel frattempo, altri 2004 giocano solo per motivi economici. Un 2004 che ha fatto tre anni di D merita l’opportunità di fare il salto in C2 e magari diventare un giocatore di Serie B. Questo dovrebbe essere chiaro a chi governa il calcio. Non sono concetti che scopro io: sono cose fondamentali".
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 7/2017 del 29/11/2017
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore Responsabile: Ivan Cardia
© 2025 tuttoc.com - Tutti i diritti riservati
