Preparatore Fano: "Perdite notevoli, necessarie 5 settimane allenamenti"

26.05.2020 15:15 di  Valeria Debbia  Twitter:    vedi letture
Preparatore Fano: "Perdite notevoli, necessarie 5 settimane allenamenti"
TMW/TuttoC.com
© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com

Mentre la strada per la ripresa del campionato si fa sempre più percorribile, a preoccupare maggiormente sono le condizioni atletiche dei giocatori, ormai lontani dal rettangolo verde da quasi 3 mesi. A tal proposito dalle colonne del sito ufficiale del Fano è intervenuto il prof. Marco Giovannelli, preparatore atletico granata che ha ritratto un quadro di quello che si appresta ad essere il ritorno agli allenamenti sull’erba: “Per quanto riguarda la ripresa degli allenamento, nell’ultima ricerca uscita il 18 maggio 2020 dal titolo “Return to elite football after the COVID-19 lockdown“, si parla, appunto, del ritorno del giocatore professionista in campo dopo il lockdown. Bisogna tenere in considerazione un aspetto: in una condizione normale, al termine della stagione, c’è una riduzione del 20%-40% della performance dalla fine della stagione all’inizio della successiva, in un arco temporale che va dalle 3 alle 4 settimane. Nel caso specifico, siamo arrivati a tre mesi e mezzo senza campo, con una riduzione del carico di oltre il 40% del volume totale e questo fa capire molto quella che è la situazione da affrontare. A ciò si aggiungono altre riduzioni: dal punto di vista organico, c’è quella del 20%-30% delle componenti aerobiche; dal punto di vista della forza, c’è un abbassamento del del 15%-20%. Sono numeri molto importanti che consentono di farci comprendere la situazione anomala che ci aspetta. Se, inoltre, consideriamo che in un periodo di off season un giocatore perde in media l’11-13% della prestazione fisica, siamo in grado di capire come in un periodo di lockdown la percentuale sia più alta. Numeri che aumenteranno di molto in questa condizione. Bisogna, dunque, avere una strategia di almeno 5 settimane di allenamenti per riprenderne una parte e questo non è da poco: vorrebbe dire che occorrerebbero tempi molto più lunghi anziché fare una preparazione daccapo. Per questo è importante fare una valutazione introduttiva dei nostri atleti, ovvero test appena arrivano al campo per capire la loro condizione di base, a che punto sono e quanto hanno perso realmente. Invito a riflettere: c’è una perdita notevole dal punto di vista fisico già in una condizione normale quando si finisce la regular season e si riprende a metà luglio, figuriamoci ora che sono passati 3 o 4 mesi”.

Nel corso del lockdown, tutte le squadre calcistiche si sono adoperate per svolgere le esercitazioni in casa: “Noi abbiamo fatto dei lavori a casa di mantenimento parziale della performance. Sono più allenamenti di fitness che di campo, perché il campo richiede altri impegni e diventa molto complesso dal punto di vista fisico garantire la salute adeguata agli atleti senza il rischio di infortuni. Sono passate 12 settimane e ci alleniamo in media 6 volte a settimana, quindi il mantenimento a livello generale c’è, ma se ne perdo alcuni vuol dire che ho lasciato un mese di lavoro. E’ una situazione in cui fondamentale sarà la valutazione della condizione fisica dei giocatori, non si può pensare di farli spingere fin da subito, ma vedere a che punto sono e partire da quel punto. E’ impossibilità riprendere gli atleti completamente dal punto di vista fisico, ma occorre fare una distribuzione del carico che non garantisce comunque il 100% della prestazione poiché ci vorrà almeno un mese per raggiungere l’80-90%. Se ci ragioniamo, nessuno ha mai fatto 4 mesi senza giocare a calcio, allenamenti in casa, allenamenti individuali e poi allenamenti con la palla, variazioni totalmente differenti tra di loro. Una cosa tengo a sottolineare: non bisogna fallire nei concetti di comunicazione tra staff tecnico, staff medico, calciatori e società. E’ fondamentale unire tutte le componenti. Il margine di errore non esiste e rimettere in piedi un giocatore in una settimana o 15 giorni è impossibile. Questo lo evidenziano le ricerche scientifiche. Addirittura sono state modificate le intensità di lavoro, molto più basse di quelle della preparazione. Bisogna misurare e capire come si può fare ma non è tutto e subito, siamo ai limiti dell’assurdo”.