Ravenna, la regina d'inverno del Girone B: numeri e identità
Se a fine agosto qualcuno avesse pronosticato il Ravenna in testa al Girone B, probabilmente si sarebbe preso più di un sorriso di circostanza. E invece i romagnoli sono lì, davanti a tutte: 41 punti in 18 partite, una sola lunghezza di margine sull’Arezzo (40), e soprattutto una fotografia che non è figlia del caso ma di un rendimento continuo e “da grande”. La squadra di Marchionni non sta semplicemente vincendo: sta costruendo un primato credibile, sostenuto da una struttura riconoscibile e da un insieme di indicatori che, nel girone, hanno pochi equivalenti.
Il primo dato che pesa è la resa complessiva: 13 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte, cioè il 72% di successi. Tradotto: 2,28 punti a gara (41/18), un passo che in proiezione stagionale porta a una quota altissima. Il Ravenna, inoltre, non ha bisogno di un contesto “protetto” per rendere: il trend è solido sia in casa che fuori. Al “Benelli” il bilancio è da rullo compressore: 9 gare, 7 vittorie, 1 pareggio, 1 sconfitta, con 17 gol fatti e 10 subiti e una media punti interna di 2,44. In trasferta l’etichetta di neopromossa si perde ancora di più: 9 gare, 6 vittorie, 1 pareggio, 2 sconfitte, 14 gol segnati e 7 concessi, 2,11 punti di media. È un doppio binario da capolista, non da sorpresa.
Sul piano offensivo, i giallorossi viaggiano a 31 gol totali, cioè 1,72 reti a partita. La produzione è costante: in metà stagione il Ravenna segna praticamente un gol ogni 52 minuti. In termini di continuità realizzativa, i numeri dicono che la squadra va a bersaglio in 15 gare su 18 mentre arriva ad almeno due reti nel 50% delle partite. È una squadra che sa vincere anche “di corto muso” (il risultato più frequente è 1-0, verificato 4 volte, pari al 22%), ma che quando trova spazi ha dimostrato di poter salire anche di giri (massimo stagionale: 4 gol in una singola partita).
La fase difensiva è l’altra colonna: 17 gol subiti, cioè 0,94 a gara, con una frequenza di un gol concesso ogni 96 minuti. Il dato sulle “clean sheet” è significativo: 6 partite senza subire (circa 33% del totale), segnale di un impianto che regge anche quando l’inerzia non è completamente dalla propria parte. Ancora più utile, per capire la “qualità” delle concessioni, è l’incrocio tra gol e metriche attese: la squadra ha un xG a favore di 1,50 per match e un xG contro di 1,32, ma traduce quel 1,32 in appena 0,94 gol realmente subiti. In altre parole: concede qualcosa (non è un bunker “a prescindere”), ma difende l’area e gestisce gli episodi meglio di quanto ci si aspetterebbe da una neopromossa.
Il Ravenna, infatti, è una squadra che impatta la partita con volume e presenza: 11,94 tiri a gara (totale stagione 215), con 4,06 conclusioni nello specchio di media. Il “conversion rate” è 14%: non è una squadra che vive di percentuali fuori scala, ma di una produzione continua. Il rapporto “tiri per gol” (circa 6,94) racconta un attacco che costruisce e finalizza con regolarità, sostenuto da esterni e mezzali dentro un 3-5-2 che dà ampiezza e occupazione dell’area.
E qui arriva uno dei dati più interessanti, perché spiega anche l’identità: la squadra non è “schiava” di un solo protagonista. La classifica marcatori interna è distribuita e parla di coralità: Cristian Spini 7 gol, Joshua Tenkorang 6, poi Stefano Okaka 3, Matteo Motti 3, Tommaso Di Marco 2, e diversi contributi singoli (Corsinelli, Donati, Mandorlini a quota 1). Un punto che torna anche nel racconto della stagione: “scommesse” diventate certezze e giocatori valorizzati dentro un sistema che li esalta, grazie anche alla presenza di giocatori dalla lunga esperienza, dal capitano Rrapaj all'ultimo arrivato Nicolas Viola.
Non è un caso che il Ravenna sia percepito come una squadra “che entusiasma”: la base statistica del gioco è coerente. Il possesso medio è 53%, quindi una gestione palla non estremizzata ma costante. La squadra prende iniziativa, prova a comandare fasi di partita, e lo fa senza perdere equilibrio: i gol concessi restano bassi, e soprattutto i picchi negativi sono rari (in trasferta, ad esempio, la media subita scende a 0,78). È un profilo che, per una neopromossa, pesa più del semplice “entusiasmo”. Un altro snodo chiave è la lettura dei tempi della gara. Il Ravenna segna 0,61 gol di media nel primo tempo e 1,11 nel secondo, quindi cresce alla distanza. Anche l’andamento per punti nei due tempi è illuminante: nel primo tempo il rendimento è più “di controllo” (più pareggi), nel secondo tempo aumenta la capacità di “stappare” la partita. È una squadra che non ha ansia di forzare subito, ma che sa alzare il ritmo e trovare soluzioni quando le gare diventano di dettaglio.
Gli episodi, poi, non raccontano un Ravenna “fortuito”: ci sono dati su rigori ed eventi che indicano una squadra spesso in area e spesso nelle condizioni di “far succedere” la partita. I romagnoli hanno ottenuto 4 rigori in 18 gare (circa uno ogni 4-5 partite), e ne hanno concessi 3: non è uno scarto enorme, ma è coerente con una squadra che arriva spesso negli ultimi 25 metri e non vive di sterile palleggio.
Dentro questa cornice, le storie individuali diventano il valore aggiunto. Il Ravenna ha saputo “riaccendere” giocatori e creare nuove gerarchie: Spini è il terminale più continuo (7 gol), Tenkorang un centrocampista che impatta anche da goleador (6), mentre l’inserimento di un profilo d’esperienza come Okaka ha portato gol e peso specifico (3 reti) dentro un reparto in cui anche Motti (3) e Luciani (nel tuo testo: 5 reti) rappresentano alternative credibili. E poi c’è la dimensione emotiva, che in una piazza giallorossa conta: il ritorno di Stefano Okaka, a distanza di due anni, con 3 gol e leadership anche senza essere sempre titolare, è uno di quei dettagli che spiegano perché questa squadra si percepisca “matura” oltre la categoria.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 7/2017 del 29/11/2017
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore Responsabile: Ivan Cardia
© 2025 tuttoc.com - Tutti i diritti riservati