Top & Flop di Turris-Avellino

28.11.2021 16:40 di Niccolò Anfosso   vedi letture
Riccardo Maniero
TMW/TuttoC.com
Riccardo Maniero
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Manifesto spietato, quello promulgato da Braglia. È iniziata la rincorsa dei Lupi. Inarrestabili, a tratti incontenibili. Con un primo tempo giocato a tutta birra e una ripresa di controllo e attento monitoraggio delle contingenze. Perché le grandi squadre sanno alternare le situazioni con il trascorrere dei minuti.  E quest'Avellino è bello da vedere ma anche cinico e maestro nella gestione. Trova l'armonia nell'intensità e l'esecuzione rapida nella verticalità per colpire mettendo in banco il derby con la Turris che vale la quarta vittoria nelle ultime sei. Il confronto vive di un entusiasmo costruito su sfuriate e fiammate qualitative in campo aperto come negli spazi stretti. E l'inizio sembra far pendere la bilancia sulla zona della truppa di Caneo, che il pericolo lo costruisce grazie all'intuizione geometrica di Giannone per Leonetti, che sguscia mettendo dentro in offside. Si gioca su entrambi i lati, gli scatti in progressione non hanno nessuna velleità di fermare i ritmi elevati, la dinamicità s'incentra sui repentini cambi di fronte e nelle armi verticali per scavare il solco. La formula vincente la trova Tascone dai 25 metri, catapultando un collo esterno che non lascia speranze d'intervento riparatore a Forte, penalizzato perfino dallo schizzo del terreno bagnato e condizionato dalla pioggia caduta nelle ultime 24 ore. Passano poco più di 2' quando D'Angelo raccoglie il cross d'esterno di Ciancio, si coordina in mezzo all'area e s'inventa una semirovesciata da far stropicciare gli occhi al settore ospite impazzito di gioia. La truppa di Braglia preme, eccome, sull'acceleratore, perché sente che il ferro è caldo e va battuto con insistenza. Ecco che l'impostazione del canovaccio è su un'aggressività energica ed efficiente all'ennesima potenza: il sorpasso viene solo sfiorato dalla zuccata di Silvestri che si stampa in pieno sulla traversa (27'), ma è eseguito da un'azione da manuale avviata dal controllo in copertura di Maniero, proseguita dallo scarico per Kanoute, agile come una gazzella nella mossa in conduzione centrale e lungimirante nell'apertura d'un corridoio che Di Gaudio opta di divorarsi senza masticare, infilandosi tra Lorenzini e Manzi, prima di beffare Perina con un docile tocco sotto.

BATTAGLIA CAMPALE. Basta poco per trovare l'innesco, ma prima d'accendere la miccia c'è da uscire dal guscio. Perché è vero che la Turris viene messa in costante difficoltà, ma i tentativi di verticalizzare con manovre estemporanee servono a scuotere le pedine offensive, altrimenti isolate a se stesse, come Leonetti al rimorchio stretto e impreciso di Giannone a lato (36'). Gli esterni dei Lupi fanno rumore ogni volta che strappano per scavare il solco: brucia l'erba Kanoute facendo il bello e il cattivo tempo nell'attacco vorace al lato destro, il cross è tagliato sul primo palo, provvidenziale l'anticipo provvidenziale di Lorenzini su Maniero che nei primi 45' fa vedere delle giocate interessanti.

LE MOSSE PER AFFONDARE. Credere che i ritmi s'abbassino è inevitabile e così accade nella ripresa, quando la Turris predilige alzare un po' il baricentro per mettere all'angolo l'Avellino. Le avvisaglie d'una proiezione offensiva avvolgente scaturiscono con il cambio di posizione di Giannone, che quasi fa il pendolo, s'alza e s'abbassa, si dilata ed entra per vie centrali per provare a scavare il solco. Il fantasista attiva il pulsante delle idee quando taglia fuori l'uscita di Bove mettendo sul piatto d'argento un'occasione che Finardi spreca incespicando sul pallone (58'). L'Avellino rinuncia a ripartire, e sbaglia perché sa metterti in difficoltà tra le linee la truppa di Caneo, se pur lo sviluppo non produce effetti consistenti nella prima metà. Ammorbidire la gara stoppando i ritmi con la creazione di tempi morti è l'obiettivo che l'Avellino si pone per gli ultimi istanti, ma Leonetti la chance buona ce l'ha e la spreca con la zuccata senza forza. Il finale non dà spunti di rilievo per riacciuffare una gara che muore con istanza lenta e inesorabile. Alla Turris tocca così interrompere la brillante striscia di 4 vittorie di fila, riabbracciando la sconfitta ad un mese di distanza dal ko di Andria.

I top e flop dell'incontro:

TOP

Tascone (Turris): fisicità e tecnica, oltre a personalità e rilevanza nell'economia delle scelte in mezzo al campo. Quando c'è da fare legna è in prima linea, così ogni traccia d'uscita passa dai suoi piedi. La rete del vantaggio è un capolavoro di presa istantanea del tempo e di esecuzione tecnicamente impeccabile nella scoccata. RIFERIMENTO

Maniero (Avellino): un attaccante che fa la differenza in ogni episodio. Tocca il pallone all'ultimo istante, quando meno te lo aspetti, per spostare gli equilibri. Tanto lavoro di gestione del possesso, superbo e caparbio. Acuto e astuto. Menzione di grande onore per la spettacolare acrobazia di D'Angelo che ha dato il via alla rimonta ospite. UNITI E FORTI

FLOP

Gli assalti poco convinti, quasi timidi, della Turris nella ripresa: è arrivata una sconfitta contro una signora squadra che lotta per le posizioni nobili del raggruppamento. Il risultato brucia e non poco a Caneo, ma la prestazione c'è comunque stata. Occorre continuare a perseverare nel culto del lavoro perché il gioco dinamico può mettere in difficoltà davvero chiunque. RESETTARE E RIPARTIRE

Flop a chi? (Avellino): Che reazione dopo lo svantaggio! Queste prestazioni fanno ritrovare un gruppo, lo concentrano a livello psicologico, tecnico e perfino caratteriale. Gli ingredienti necessari per i piani di risalita e l'organizzazione tattica di Braglia può risultare decisiva. Il secondo posto è distante 3 lunghezze, ma ad Avellino si guarda a qualcosa di più. Il Bari è 9 punti avanti. Ma la macchina con i Lupi al volante si adegua ad ogni contesto. E pare aver messo la quinta: adesso c'è da lasciarla... perché NULLA È PERDUTO.