Dal paradiso all’inferno, andata e ritorno: il doppio salto mortale della Salernitana e i soliti sospetti

Dal paradiso all’inferno, andata e ritorno: il doppio salto mortale della Salernitana e i soliti sospetti
Oggi alle 00:00Il Punto
di Marco Pieracci

La retrocessione in differita della Salernitana ha riempito un'altra casella nel mosaico delle partecipanti al prossimo campionato di C. É finita nel modo peggiore all'Arechi, con una pioggia di oggetti che ha causato l’uscita anticipata delle contendenti e lo 0-3 a tavolino che sancirà il ritorno in terza serie della formazione granata dopo 10 anni e un rovinoso doppio salto mortale all’indietro nel giro di 24 mesi. La triste e per certi versi grottesca appendice della stagione appena conclusa sarà ricordata a lungo come uno dei punti più bassi toccati dal nostro calcio, dominato dall’aleatorietà e anche stavolta vittima dell’assenza di regole incontrovertibili, semmai potremmo definirle interpretabili.

La gestione del post regular season è stata davvero pessima, l’ennesimo pasticcio all’italiana che ci fa arrossire al cospetto di ci osserva fuori dallo stivale. Come se nulla fosse si continua a vivere alla giornata, adottando decisioni poco sensate. Non è questa la sede giusta per stabilire se sia stato il finale più giusto in rapporto ai valori espressi dal campo, ma far giocare un playout decisivo per la salvezza oltre un mese dopo la fine del torneo, è oggettivamente inammissibile, complicato da giustificare se non ricorrendo alla stucchevole teoria del male minore: siamo di fronte all’ennesima anomalia di una struttura da rifondare. Non oggi, ieri.

Per quale motivo si consente di presentare una domanda incompleta, ben sapendo che non verrà accolta? Fa sorridere (o piangere, scegliete voi cosa preferite) che a decidere quale sarà la sessantesima partecipante sia chi, con imperizia o negligenza, ha affossato la propria squadra, generando tutto questo caos. Badate bene però, il vero problema non è tanto il Cellino o il Tacopina della situazione, quanto piuttosto che gli venga consentito di farlo, cavalcando i troppi bug di un sistema che fa acqua da tutte le parti. La distinzione fra riammissioni e ripescaggi è questione di lana caprina, roba da burocrati in un mondo che avrebbe bisogno di meno fumo negli occhi e maggior trasparenza per riguadagnare la credibilità persa in questi anni bui.

L’impressione invece è che ad avere ragione sia sempre il solito furbetto di turno. In tempi di algoritmi e intelligenza artificiale è così utopistico stilare una graduatoria unica costantemente aggiornata e facilmente consultabile da tutti, basata su parametri e coefficienti ben definiti per evitare ogni anno il solito teatrino estivo e discussioni infinite su chi abbia diritto o meno al pass? Un noto politico diceva che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.