Dall’Inghilterra quasi 25 milioni di schiaffi alla Serie C italiana

22.11.2021 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Dall’Inghilterra quasi 25 milioni di schiaffi alla Serie C italiana
TMW/TuttoC.com

Oggi parliamo di una notizia degli ultimi giorni, passata sotto traccia. Forse per pudore. La Premier League ha annunciato in settimana nuovi contributi nei confronti delle serie minori. Nello specifico, il massimo campionato inglese verserà a stretto giro di posta 20 milioni di sterline (al cambio, 24 milioni di euro) alle società di League One e League Two, l’equivalente della nostra Lega Pro se si considera che sono paragonabili alle vecchie Serie C-1 e C-2. Non è la prima volta che la Premier “scende” in supporto delle categorie inferiori: sin dai primi mesi della pandemia i grandissimi del calcio inglese avevano offerto il loro aiuto economico, in quel caso rifiutato perché ritenuta una proposta quasi offensiva dagli altri campionati, a partire dalla Championship (l’equivalente della nostra Serie B). A dicembre 2020, inoltre, aveva trovato l’accordo per un contributo di 50 milioni di sterline da versare alle serie minori, con l’esclusione della già menzionata Championship. Alla quale comunque veniva concesso un prestito da 200 milioni. Un sistema di supporto che non ha eguali nel resto d’Europa. E questi ultimi 20 milioni fanno parte di un pacchetto molto più elaborato.

Cento milioni di sterline al calcio minore. Sono, infatti, quelli che la Premier si è impegnata col governo a versare nei prossimi quattro anni: soldi a pioggia, di cui beneficiano un po’ tutti, dal calcio dilettantistico a quello femminile, ma anche e ancora le società di League One e League Two. Non sono denari che la Premier elargisce per il proprio buon cuore, ci mancherebbe: non vogliamo santificare nessuno. Arrivano dopo una complicata trattativa con l’esecutivo di Boris Johnson, intervenuto nelle scorse settimane per sbloccare l’impasse dei diritti tv e sostenere la ripresa del pallone oltremanica dopo il Covid. Del resto, proprio grazie alla pecunia che arriva dalle tv la Premier può permettersi questi esborsi. Un altro mondo, rispetto al calcio italiano: nelle prossime settimane, per esempio, il pallone inglese chiuderà un nuovo accordo per trasmettere all’estero le proprie partite. Varrà quasi dieci volte quanto strappato dalla Serie A, e c’è la possibilità che per la prima volta nella storia i diritti tv esteri valgano più di quelli interni. Una rivoluzione copernicana, sulla quale servirà una riflessione nei prossimi anni, che per il momento dà comunque alla Premier la possibilità di farsi una locomotiva eccezionale. E non lasciare indietro nessuno. Questi contributi presentano cifre, dicevamo, che non si sono registrate da nessun’altra parte. Soprattutto, non in Italia.

Qui gli aiuti stanno a zero. Dal primo istante di pandemia, l’andazzo è stato chiaro: ognuno per sé, dio per tutti, e si salvi chi può. Complice il pericolante stato in cui versano gli incassi dai propri diritti tv, la Serie A si è totalmente disinteressata del destino delle categorie inferiori, alle quali pure chiede di sacrificarsi sull’altare del futuro ed essere le pietre miliari della riforma. È mancato del tutto, e manca tuttora, qualsiasi meccanismo di solidarietà, salvo poi volersi presentare in maniera unitaria - e ci mancherebbe - al tavolo della politica, per raccontare il calcio italiano come un’azienda e pure tra le più importanti del Paese. È mancato ai vertici della Serie A, è mancato pure al governo, per carità: anziché inserire ed eliminare, con le classiche manine, aiutini qui e lì, non c’è stata una visione che mettesse insieme tutte le necessità, fissasse degli obiettivi, stabilisse dei contributi per raggiungerli e ponesse anche alcune responsabilità. Del resto, è difficile prendere sul serio chi non si spende per sta sotto, e sulla carta sarebbe la base del proprio sport. Oggi quei (quasi) 25 milioni che la Premier verserà alla propria Serie C hanno il sapore di altrettanti schiaffi a quella italiana.